La fiammella

Un urlo all’improvviso. Denso, carico di impazienza, autorevole.

Sono io che urlo al mio stomaco di piantarla di darmi noia.
È successo all’improvviso, andava tutto meravigliosamente bene (o almeno quella era l’impressione che avevo) e nell’arco di due minuti mi sono ritrovata piegata in due, aggrappata ad una staccionata, in preda al peggior attacco di acidità di stomaco che io abbia mai avuto. L’odio verso me stessa è salito a picco.

Ma il bello è che più ti arrabbi, più stai male, così non resta altra scelta che compatirsi un pochino e mettersi nell’ottica di trattarsi con un po’ più di rispetto del solito.

Punto numero uno: dovrei rilassarmi di più. Facile dirlo a parole, ma nella realtà esistono un paio di impedimenti che mi impediscono di raggiungere l’obiettivo con facilità. Uno a caso? Il fatto che tra 17 giorni io abbia un esame e quasi mai tempo per studiarlo. Confido nelle vacanze di Pasqua, eppure le pagine di integrali che sto tentando di imparare e capire non promettono nulla di buono, anzi, mi sembra che rallentino il mio ritmo.

Secondo, dovrei smettere di negarmi qualsiasi cosa che non sia strettamente necessaria alla mia sopravvivenza universitaria. E invece ogni volta è un rimandare a quando sarò più libera, unito allo scoraggiamento che provo avendo capito che ormai quel giorno non arriverà prima di fine luglio. Infatti devo trovare un rimedio al più presto.

Detesto ammettere che compio metodicamente lo stesso errore da anni: ogni volta mi prometto di migliorare e poi compare il problema grazie al quale sono costretta a rinunciare – ecco, appunto – ai piccoli nuovi traguardi raggiunti. Sempre ammesso che io ne abbia raggiunti davvero.

Penso a quando mi chiedono se ho visto un certo film o una tale serie TV, e io rispondo di no, perché non ho avuto tempo, al che mi incalzano con la domanda “Ma nemmeno dopo cena?” e allora mi blocco. Quando ho cominciato a rinunciare al dopo cena? Non lo so più. So solo che un anno fa non facevo nulla, ora invece spesso e volentieri apro un libro o un quaderno e tento di studiare qualcosa. Tento di sistemare fogli di appunti, di fare qualcosa per il giorno dopo, di stare dietro ad almeno uno dei corsi che seguo. E poi, miseramente, fallisco. Ripeto il programma delle lezioni di tutorato al mattino sul bus, e già lì non mi va. A lezione perdo spesso il filo del discorso, la mia testa si rifiuta di ascoltare cosa spiegano i professori. Mi perdo nei pensieri e nei sogni. Penso a quanto sia fantastico lanciare un calcolo quantomeccanico su un supercomputer, mi chiedo cosa starò facendo tra sei mesi, tra un anno. Una stupida fuga dalla realtà che non aiuta per niente, perché per arrivare dove sogno so che ci vuole molto impegno, che è esattamente ciò da cui vorrei prendermi una pausa adesso.

Invece sono incastrata qua in mezzo.

E mi chiedo: da quando ho dimenticato di apprezzare tutto ciò?

Sono la stessa persona che due mesi fa leggeva gli appunti di chimica computazionale e pensava “Dio, che figata assurda!”, sono la stessa persona che vorrebbe fare cinque volte di più di quel che fa al momento perché sa che le piace da impazzire. Sono rimasta fregata dal poco tempo libero. Ho cancellato una parte di me per far spazio alle ansie al posto di prendermi a braccetto l’entusiasmo. Ho cancellato la parte sbagliata e ora pago pegno. Nessuno sa quanto darei per riaccendere un pochino quella fiammella, per smettere di negarmi ogni divertimento e al contempo sentirmi a posto con la coscienza.

La fiammellaultima modifica: 2019-04-13T12:48:15+02:00da jessytherebel
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