Elettroni appaiati

“D’ora in poi il weekend sarò con *nome_fidanzata*, quindi se mi cerchi non ci sono.”

Umh, ok. Forse un po’ noiosetto, alla lunga. Cioè, tutti i weekend uguali.
Forse alle persone piace, routine, sicurezza, cose di questo tipo. Io ho scoperto, grazie all’orario universitario, che è molto più avvincente vivere nell’imprevedibilità del domani, rispondere a chi ti chiederà cosa farai tra due giorni che non lo sai, chi se lo ricorda? Non avere un giorno uguale all’altro, ma soprattutto una settimana uguale all’altra, e considerare il sabato e la domenica come un buco nello spazio degli eventi nel quale è possibile infilare tutto ciò che si è rimandato in settimana, tipo il tappeto sotto cui si nasconde la polvere spazzata altrove. Esistono esempi più calzanti, me ne rendo conto.

Ad esempio in questo sabato ho scaraventato ripetizioni, scrittura, un’immatricolazione ed un paio di spese, mentre per domani ho in serbo un tacito confronto tra gli appunti disordinati accumulatisi in due settimane e i quaderni immacolati che dovrei riuscire a ricavarne (crediamoci). Un fine settimana all’insegna del sociale, proprio. Anche se mi sembrerebbe più doveroso sottolineare che non dovrò mettere piede su un autobus per ben due giorni consecutivi e oddio devo trattenermi dal lacrimare.

In realtà vorrei soffermarmi per un attimo sulla questione di essere accoppiati, alias avere qualcuno con cui essere pietosamente patetici e sdolcinati. Esatto, lo faccio anch’io e quando sono da sola continuo a provare un lieve senso di ribrezzo per le mie capacità di essere tanto melensa, anche se al momento la mia preoccupazione maggiore è aver constatato che i bambini non mi facciano più tanto schifo. Dio, finirà che tra una decina d’anni mi troverò un marmocchio nella pancia o magari anche già sul pavimento di casa… Non fatemici pensare.

Dicevamo, essere accoppiati: non ha niente a che vedere con il tipo di allegria che pervade un elettrone dal trovare un amorevole compagno di orbitale. Anche perché gli elettroni – per loro fortuna – non sanno cosa sia l’allegria e tanto meno la regola dell’ottetto, non sanno che li abbiamo divisi in gusci, li abbiamo messi a coppie in piccole casette chiamate orbitali e tante altre cose simpatiche che finiscono con il principio di indeterminazione, ovvero ammettendo che queste belle costruzioni di fantasia restano tali.

L’elettrone si appaia e ciò è talmente bello che viene emessa energia. Mentre le persone che si accoppiano fanno esattamente il contrario, dissipandola. In più non tutti seguono il principio dell’elettrone: lui viene condiviso da due atomi, cioè passa un po’ di tempo tra la vecchia compagnia e quella nuova, senza farsi una valanga di paranoie su dove si trova e per quanto tempo. Le persone no. O meglio, alcune sì, altre no.

Io faccio parte della categoria “alcune sì”, perché anche se è vero che sono felice di aver trovato compagnia, devo per forza continuare a spalmarmi su tutto lo spazio che occupavo anche prima, perché un po’ come per un gas, più mi date volume, più io mi espando. Idem chi si è preso la briga di condividere del tempo con me.

Poi ci sono quelli della categoria “altre no”, su cui sarebbe bello spendere due parole, se solo avessi capito le leggi alla base del loro comportamento. Cioè, ne esiste una che funziona spesso, ma non è che si possa sempre
Generalizzare
E
L’amore
Osa
Superare
Idee
Assurde
per cui a volte basta tornare indietro e leggere le cose in un modo diverso, che ci rende subito conto di cosa ci fosse sfuggito prima.

Vorrei ringraziare il mio vocabolario di italiano per essermi rimasto accanto nei momenti più delicati di questo discorso. Beh insomma c’è poco da fare, a parte scorte ingenti di amici a partire dall’asilo, così se per disgrazia si decimeranno in seguito a causa di strane relazioni amorose, potremmo ancora averne abbastanza da riempire le dita di una mano.

Che poi, non è mai troppo tardi per rinsavire.

 

Elettroni appaiatiultima modifica: 2018-10-20T15:47:41+02:00da jessytherebel
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