Flussi di coscienza

Non dovrei essere qui a scrivere in questo momento.
Non dovrei, ma se vado avanti a rinunce finirà che non scriverò più una riga, e quindi eccomi qui. Non faccio altro che perdere. Perdo i guanti, perdo la chiavetta, perdo chili a tutto spiano. Come, poi, è un gran mistero. Mi sono resa conto nell’arco di una settimana sono riuscita a mettere giù due crepes, una pizza, delle lasagne e suppongo anche qualche cornetto, ovviamente senza saltare alcun pasto, e in coppa a tutto ciò sono stata derubata di mezzo chilo. Al prossimo che se ne va, sporgo denuncia.

Son due sere che, guidando per tornare a casa, la mia testa è invasa da pensieri degni di un flusso di coscienza. È un rammarico dover mantenere gli occhi sulla strada e non poter buttare giù in tempo reale le parole che sforna la mia testa. Anzi, è un fottuto spreco, dovrei essere collegata ad un hard disk o avere con me uno scriba che esegua il suo lavoro a testa bassa, non lo so, qualsiasi cosa pur di non far finire nel dimenticatoio tutti i miei ragionamenti. E inoltre, sono quasi convinta che i viaggi mentali più impegnativi si facciano da allegri. E non l’allegria di un paio di bicchieri di vino di troppo, dico quella vera. Da felice. Da quando sbattiamo le palpebre in modo osceno perché è successo qualcosa di bello che non ci aspettavamo.
Se mi vedessi da fuori, mi metterei in imbarazzo da sola.

Someone you loved – Lewis Capaldi (ieri)

Sono le 18.30, piove e sto guidando. In sostanza, non si vede un accidente. Fuori è buio pesto e su questa diamine di strada non c’è un lampione, non uno soltanto, che illumini l’asfalto o almeno faccia finta. Tutto ciò che vedo è la strada bagnata che riflette delle timide fonti di luce (da dove arrivino, altro mistero), a meno che non arrivi il furbo di turno, con abbaglianti accesi e intenzioni di abbassarli nulla. Adesso almeno vedo. Un bagliore unico, che occupa totalmente in mio campo visivo e che potrebbe essere un assaggio del posto in cui finirò a breve se non prenderò nuovamente possesso dei miei nervi ottici. Io odio guidare in queste condizioni. E devo fare ben 8 chilometri in mezzo al disperso. Tu pensa gli autisti. Un sacco di corsie, un sacco di auto, però loro almeno hanno i lampioni a bordo strada. E anche un gregge di gente stanca della vita con le chiappe appoggiate sui sedili dietro, quindi okay, sto meglio io.
Quando avrò parcheggiato la macchina, starò meglio io. Per lo meno non ci sarà più questa canzone a sottolineare insistentemente il mio umore ballerino. Mi fa sorridere pensare che lui balli e io no. Ugh, devo smetterla di desiderare un paio di punte, che sono ancora lontana dalla danza classica. Non ora, Jess, non ora. Che già è complicato così, vivere sapendo che da agosto in poi la mia vita sarà un punto di domanda, perché io mica sono certa della strada che voglio intraprendere, e più ci penso, più mi sento peggio e non mi va di prendere una decisione a priori. Perché sono felice e triste insieme. Si può? Sì, si può, e il bello è che non ti porta da nessuna parte. Invece la macchina sì, è buio e non si vede un accidente, ma ti porta a casa.

Don’t get me wrong – Lewis Capaldi (oggi)

17.30 Forse se non ingrano la retromarcia prima di mettere in moto la macchina, posso farcela. Mi sto anche dimenticando come si guida. La felicità mi ammazza il pensiero razionale. Adoro le sorprese inaspettate. Sono la mia linfa vitale nelle giornate in cui mi sento come una foglia in autunno. Tipo questi giorni. Bellissimi eh, ma non mi sento esattamente al massimo della mia forma. E vorrei un divano. E una coperta.
Avrei potuto semplicemente trascinarmi al parcheggio e spannare stoicamente il parabrezza della mia macchina (costantemente bagnato), ma ho deciso di annusare l’aria di Caselle per capire se facesse male al naso come quella di Torino. Non sto scherzando. Scommetto una teglia di lasagne al pesto che mi becco un altro raffreddore entro fine settimana, per come mi sento in questo momento.
E non sapete cosa ho appena sentito. Ammetto di aver sviluppato una certa dipendenza dalla voce di Lewis e che l’acustica della mia macchina non aiuti a farmela passare, ma sono sicura che se foste stati con me al suo concerto, ne soffrireste un po’ tutti.
Se solo penso che lui è stato il mio regalo di compleanno… Oh, me lo trovassi davanti non sarei più in grado di ragionare, ma se per ipotesi ce la facessi potrei finire in ginocchio ai suoi piedi, supplicandolo di uscire con me. Per sua fortuna non mi capiterà mai a tiro, una persona da imbarazzare in meno.
Nel dubbio, comunque, io metto in replay la canzone. E non sono nemmeno troppo sicura di voler arrivare a casa tanto in fretta adesso, ma ormai mancano pochi metri. Manca sempre meno, da ogni cosa.

19.39 Sono lenta come una tartaruga a scrivere. O meglio, se scrivo e cancello, ci credo che ci metto un secolo. Ma è tanto bello stare qui, tra le scritte verdi del mio posticino sul web. È il mio happy place e dovrei decisamente tornarci più spesso.

Flussi di coscienzaultima modifica: 2019-11-12T19:47:31+01:00da jessytherebel
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