Entrambi i punti di vista

Quante volte vi capita di vivere la stessa situazione da due punti di vista diversi? Non è una situazione comune, a mio avviso. Tranne forse in un ambito, quello di cui si scrive ormai da secoli e si consumano migliaia di parole pur di calmarsi gli animi, e in momenti particolari della propria carriera lavorativa, capita di rado. Spesso poi, passa una buona quantità di tempo prima di poter fare il salto di qualità, pensiamo al rapporto insegnante-allievo o genitore-figlio. Se dovessi trovarmi di fronte ad una classe di prima liceo, nonostante mi sia successo solo 11 anni fa (solo! sigh), giuro che sarei un po’ in imbarazzo, e non perché potrei sembrare una di quinta. Se avessi dovuto farlo a 16 anni, invece sicuramente avrei avuto le idee più fresche su come un gruppetto variegato di 14enni avrebbe voglia di essere trattato. Per essere proprio sinceri, diciamo che se non fossi stata tanto anomala e asociale, ci sarei arrivata. In realtà, a 16 anni l’unica cosa che pensavo era a come evadere da quel liceo di inferno dove avevo deciso di studiare, salvo poi fallire miseramente il tentativo di fuga e imparare la dura e sconsigliata arte della sopportazione.

Ma torniamo a noi, e precisamente alla mia smania di parlare di questioni di cuore, che, non si fosse capito, stanno dando filo da torcere alla mia povera coscienza.
Se dovessi dire cosa mi rende felice in questo momento, non sarebbe difficile: il colloquio con la psicologa lunedì prossimo. Non avessi questa certezza nella vita, starei probabilmente strisciando per terra, piangendo a dirotto perché il resto del mese di ottobre mi fa più paura dei ragni.

In sequenza, avremo: gli esami del sangue; una gita a Grenoble, che, insieme alla cucina di casa mia, è stata teatro di uno dei miei peggiori attacchi di panico; la mia finta proclamazione di laurea; il lavoro che si accumula ed esplode; la deadline di una conferenza; una vera laurea; la ricerca di un appartamento a Barcellona; io che segno quota quarto di secolo. E poi ci sarà Halloween, giorno in cui probabilmente sarò uno zombie a livello psicologico, che direi essere perfetto per l’occasione. Come se tutto ciò non bastasse, in coppa alla coda di cose belle, ma mentalmente sfiancanti, mi sono presa una bella sbandata in zona universitaria. Ne avevo forse bisogno? Il mio sistema nervoso scuote la testa con convinzione. Vorrebbe urlare di no e aggiungere che non è carino stare 18 ore al giorno in balia di caldo / freddo / deconcentrazione / ansia / dispiacere / felicità, praticamente sempre, escluse le poche ore in cui riesco a dormire.

L’ho forse voluto? Ho forse fiutato il pericolo avvicinarsi? No. All’improvviso, dal venerdì al lunedì, qualcosa è scattato nel mio cervello e non ho più capito una fava. Così, avendo accantonato all’angolo della scrivania tutto il mio buon senso, ho raggiunto lo stesso stato d’animo di quel povero ingegnere che a fine marzo aveva cominciato a corteggiare me.

Con una differenza: io non sono fuori di testa quanto lui. Certo, ora lo capisco molto di più. L’adrenalina dei primi giorni, quella voglia irresistibile di incrociarsi anche solo un secondo, il sapore ammaliante dell’inconsapevolezza di quel che succederà… Che si scontrano violentemente con il buio totale su cosa pensi l’altra persona.

E che pensavo io? “Questo è partito forte”. Tra messaggi, regalini, copiosi inviti ad uscire, io avevo assunto l’atteggiamento di chi è infastidito da quanto possa essere appiccicosa una persona, ma non disprezza comunque le sue amorevoli attenzioni. Quindi pensate che bello esserne consapevole, mentre tento di avvicinarmi a qualcuno. Simpatico come una cimice nelle mutande.

Per questo non vedo l’ora che sia lunedì sera. Quella povera donna che mi ha accolta tra le sue braccia un po’ più di un anno fa, avrà ancora una volta il compito di rimettere in ordine i miei neuroni. Non che concepiscano idee folli, solo vanno tremendamente in confusione per poco. Non sono diventata scema a colpa di metodi di calcolo che danno risultati di merda e senza senso, e mi inciampo per questo? Ebbene sì.

Poi non è nemmeno una novità che se inciampo, comincia una storia. Una storia, punto. Dovrei essere contenta di come girano le cose. Dopo mesi di silenzio stampa mi interessa qualcuno e, guadagno sostanziale degli ultimi mesi, ho imparato a capire come ci si sente stando dall’altra parte. Ora devo solo incastrare i pezzi del puzzle in modo da creare qualcosa di completo. Ovvero, una Jess che ragiona, è al contempo spontanea, e non fa passi falsi. Nel frattempo, affitto volentieri uno o un’amica che mi diano retta in questa escalation di euforia, che da sola non posso farcela. Se qualcuno è disponibile, si faccia avanti…

la vostra jessytherebel, che una volta pensava al lavoro per lavorare… e non per passare il tempo tra una pausa e l’altra… 

Entrambi i punti di vistaultima modifica: 2021-10-08T23:31:55+02:00da jessytherebel
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