Uno sguardo dalla finestra

Sono tornata a guardare fuori dalla mia finestra. Condomini sulla sinistra, l’ospedale sulla destra. Gli alberi hanno ancora le foglie attaccate ai rami, anche se ormai secche, e dondolano al ritmo del vento.
Ci sono tre ragazzi che chiacchierano in salotto, proprio in linea col mio sguardo, saltano agli occhi per le grandi vetrate prive di tende del loro appartamento, l’unico che spicca per luminosità, nel buio della notte. Poco più sotto un faro illumina una pianta, e se mi sforzo un po’ di giocare con il fascio di luce, sembra quasi che il suo ramo spoglio sia imbiancato da uno strato di neve. Il via vai di macchine in strada prosegue senza sosta, scandito dal ritmo dei semafori, e il parcheggio sotto casa non è mai libero. Spesso suonano le sirene delle ambulanze, che partono proprio dall’altro lato dell’ospedale, meno frequenti i pompieri.
Da qui si può persino avere uno scorcio di alcune camere d’ospedale, anche se per rispetto mi fermo ad indagarne solo le finestre, senza curiosare cosa si veda all’interno. Le ultime luci natalizie arrotolate alla ringhiera di un balcone danno un po’ di colore al contrasto giallo e blu della notte.
Questo è quel che si vede fuori dalla mia finestra. E soffermandosi con lo sguardo sul vetro, si nota anche il mio riflesso, complice il muro bianco dietro di me.
Non si distinguono i miei occhi, ma si notano le labbra, senza alcuna particolare inclinazione, tese in un leggero moto di disappunto.

È destabilizzante stare in un posto che fino a sei mesi fa ho chiamato casa e non sentirlo più tale. Camminare per delle strade familiari, ma con un senso di estraniamento. Cercare oggetti nel posto sbagliato, metterci il doppio del tempo per fare le cose.
Vedere i muri vuoti e rimpiangere di non avere fotografie da appenderci, pur dopo aver deciso di lasciarle a casa per timore di perderle.
Oh, dovessi fare la lista delle cose che ho perso! Anche solo momentaneamente, tipo per qualche mese. Ecco, credo che il mio guardaroba sia il perfetto esempio di come mi sento. I miei vestiti sono sparpagliati tra Torino e Barcellona, e io sono proprio così. Ho lasciato un pezzo di cuore in Italia e l’altro in Spagna e certe volte ho l’impressione di dare sempre la caccia al pezzo mancante, dimenticandomi invece la parte che già dimora dove sto.
È il mio grande dilemma da quando ho cominciato questa vita, il sentirmi divisa a metà. Ne ho parlato per non so quante ore, in terapia. Eppure, anche se mi avvicino alla soluzione, questa sembra scappare sempre un po’ più in là e io la inseguo… E ogni tanto dimentico questa dinamica, così che ho l’impressione che vada tutto bene. Ma poi lei riappare, io la vedo, e ricomincia l’inseguimento.

Una persona, l’anno scorso, mi ha addirittura detto che sembravo una persona diversa in base al paese in cui stavo. Non ho mai dimenticato quelle parole, perchè sono stata la mia lotta dal primo momento in cui ho messo piede in terra straniera, e anzi sono state il mio percorso di crescita. Io, che mi stacco dal paese natio per scoprire cosa sono in grado fare e chi posso essere fuori dalla mia zona di comfort. Come se si potesse essere uguali in città, quando si è sempre vissuti in campagna. Come se si potesse fare la stessa vita essendo indipendente o vivendo con la propria famiglia.

È vero, non ho mai trovato la chiave per far andare tutto alla perfezione, forse anche perchè passare dall’essere persona indipendente ad essere semplice figlia ogni sei mesi e sapere che uno stile di vita esclude l’altro non mi hanno reso le cose semplici. Però ho sempre fatto del mio meglio per restare tutta intera. Per portare con me non solo la valigia ma anche i pezzi di me stessa. Per continuare a leggere, lavorare a maglia e inchiodare pezzi di legno anche sotto un tetto che non è quello dove sono cresciuta. Per continuare a fare yoga anche senza un insegnante, per provare nuove ricette.

Per alzare gli occhi al cielo e vedere che la costellazione di Orione è sempre lì, da qualunque posto io la guardi. Io sono sempre qui, da qualunque posto mi si guardi.

jessytherebel, per l’ultimo anno all’estero

Uno sguardo dalla finestraultima modifica: 2024-01-07T22:29:01+01:00da jessytherebel
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