15 aprile 2015

Sono viva, non ci posso credere!
Ieri è stata una giornata di quelle pazzesche, che finiranno sicuramente tra le più belle della mia vita, da quando mi sono svegliata alle 6.40 per balzare a far colazione e andare a prendere il mio trenino (e chiamalo trenino, aveva almeno 12 carrozze!) per Milano fino a quando, a mezzanotte, sono ripartita dall’ormai consacrata Via Monlué per tornare al mio umile paesino. E per inaugurare il 15 aprile con un bel po’ di singhiozzi e lacrime. Abbiamo capito che non mi piacciono gli addii.

Ma non sono meravigliosi i miei inutili riassunti dove il nocciolo della questione è scansato con abilità? Assolutamente no, e quindi per rimediare vi presenterò due parole chiave che descrivono la giornata.
1) PENTATONIX                                                        2) *difficoltà cercando di non essere così esplicita* CHI MI HA FATTO COMPAGNIA.

Per favore respiriamo e non perdiamo i sensi proprio adesso. Specie perché sto scrivendo l’articolo in biblioteca su un foglio di Word, dopo aver dormito 4 ore e mezza, aver già scritto un tema e seguito matematica e storia pure se mi stavo per addormentare da un momento all’altro.

Bastava una delle due cose a mandarmi in tilt, figuriamoci tutte e due insieme!! Partiamo dall’inizio, ovvero da quando alle 9.52 il “trenino” è arrivato a Milano Rogoredo e la prima cosa di cui mi sono preoccupata è stata seguire qualche passeggero esperto per arrivare illesa all’uscita, perdendomi però per la strada due persone che mi aspettavano. Così dopo circa quattro telefonate in cui la linea andava e veniva io mi sono impalata al binario 1 e ho pregato di essere trovata.
Scena da film: i due innamorati si vedono dopo mesi di attesa e si corrono incontro dimentichi di ciò che hanno tra le mani (ovvero un telefono con la chiamata ancora in corso), si abbracciano e si guardano emozionatissimi.

Preparatevi i popcorn che siete finiti davanti ad un film commovente.

Quindi iniziano a parlare e salgono sul taxi (il primo della mia vita! Finora mi era successo solo nelle fanfiction xD) per dirigersi in Piazza Duomo ed essere assaliti da un branco di marocchini che li agghindano di braccialetti “gratis” e iniziano a fare battute imbarazzanti. Sì ragazzi, tutto mi aspettavo, ma non quelle battute dai marocchini.

Entriamo nel Duomo dopo che un militare dell’esercito italiano mi apre lo zaino e arriva a perquisire la confezione con il braccialetto che dovevo regalare a chi mi stava facendo compagnia e io tiro giù circa metà dei santi del paradiso mentalmente, mentre una parte di me vorrebbe dirgli di farsi i cazzi suoi, che se mi rovina la sorpresa gli brucio il grado militare. Lì, davanti ai suoi occhi increduli. (Scherzo ovviamente, non prendetemi alla lettera per favore)

Ok, il duomo è una cosa impressionante. Se la piazza non lo era, lo è sicuramente stato il Duomo. È come se si diventasse piccoli piccoli in confronto a ciò che si ha davanti. Indescrivibile.
Ma se vogliamo parlare di indescrivibile dobbiamo andare ai momenti successivi.

Giretto nella Galleria Vittorio Emanuele dove è pieno di scrocconi e borseggiatori e la gente spaccia risotti alla milanese al costo di 22 euro, per non parlare di un’amaca di non so più che marca (dall’altra parte c’era Prada, lì non ricordo) che costava la bellezza di 1350 euro, e mi chiedo perché con un prezzo del genere non l’abbiano messa in orizzontale, visto che avrebbe avuto più senso. Sta di fatto che non so se è più vergognoso il prezzo di un caffè o di mezzo litro di Coca Cola.
Chiedetelo a chi “ha uscito i soldi” [testuali parole], l’abitante di una terra misteriosa in cui anche i verbi intransitivi hanno un complemento oggetto.

Capita comunque che, a pochi metri dalla via di chi ha il portafoglio che straripa come il Nilo nella buona stagione, ci sia un bel ristorantino piazzato lì da vent’anni gestito da italiani, con piatti italiani e – sia lodato il cielo – dei prezzi decenti! Così finalmente mi levo la mia voglia di risotto alla milanese!

Vi giuro su Dan Brown che non ho mai mangiato così tanto in vita mia fuori da casa, aiuto! A parte che già il risotto non mi stava più (colpa dell’antipasto) e mi sono ancora mangiata il gelato di un posto assurdo con le cascate di cioccolato – come avrete notato i nomi sono il mio forte – perché qualcuno che si era mangiato i ravioli con la panna non ce la faceva più. Beh, è finita che per cena ci siamo mangiati mezzo panino ciascuno. E stamattina mi sembrava di avere un immenso cratere nello stomaco XD

Non vi dico quando abbiamo visto la Mondadori e la Feltrinelli… È stata una corsa a chi ci arrivava prima: siamo entrambi amanti dei libri 😀

Era quindi ora di ritornare al suo B&B per poi andare al mitico Fabrique. Ragazzi, spettacolare è dir poco. Ve lo giuro. Abbiamo incontrato un mucchio di persone che conoscevamo solo tramite social network – non che noi due facessimo eccezione – e abbiamo conosciuto anche i mitici Pentatonix *-* Se non sapete chi sono informatevi e tornate qui, che non ho voglia di sentire un’altra persona che mi chiede “Ma chi sono? Credevo foste venuti a sentire J-Ax” Ecco gioia, levatelo dalla testa, è già bastata la faccia strana che hai fatto dopo aver sentito che una piemontese e due siciliani si trovavano insieme nel centro di Milano, ringrazia di non sapere tutta la storia sin dall’inizio.

La fila. L’attesa. Danno un sapore migliore a tutto il resto. Se scendessi nei dettagli ne avrei da scrivere ancora per due ore, mentre l’orologio mi dice che tra 45 minuti devo tagliare la corda. Salutiamo la bella Pentafamily (o per lo meno i presenti) e andiamo nella parte riservata ai biglietti vips. Yeah baby, stavolta mi sono pure concessa il vip! Se no è inutile che sto a fare la raccolta fondi per un evento speciale da cinque anni se poi non succede mai nulla! Mentre siamo in fila e chiacchieriamo con l’uno e con l’altro dal pullman escono Avi, Kevin e Kirstie *momento di urla e saluti vari* poi iniziano gli appelli per i vips. Per me e il mio tenero accompagnatore appello alle cinque e mezza tipo e consegna di oggetti firmati Pentatonix *wow*.
Alle sei ci fanno entrare, si forma la coda per il meet&greet, vedo da lontano quelle cinque meraviglie pronte a sfornare autografi ai loro cari fans.

Molto di più anzi… Arriva il mio turno. Sottolineiamo il fatto che mi sono abbracciata Avi prima di tutto, poi ho lasciato una lettera a Kirstie, sono rimasta impalata con la faccia da idiota davanti a Scott mentre la mia mente voleva dirgli “Damn, you’re so hot!” e non so se sia stato un bene o un male non dirglielo. Mitch, awww, perché non me lo sono abbracciata?? E idem per Kevin, che mi guardava come per dirmi “Ma tipo un salutino no?”. E niente, io mi ero già cimita tutti i neuroni. Tra urla e sorrisi vari arrivo all’angolo merchandise, dove faccio un piccolo regalino alla mia migliore amica che è attualmente a Firenze. Ciaooooooo :-*

Ci ributtano fuori e arriva il momento di consumare il lauto pasto… ahahah certo! Alle 19.20 altro appello per entrare, dove mi sequestrano lo zaino con le bolle e i glitter della fan action, l’acqua e tutte le altre cose che avevo. Momento di nervosismo. Non è giusto! E così ho passato due ore in sardina style, insieme a tutti gli altri. Magnifico.

Le luci si abbassano, il concerto inizia. Un’ora e mezza passata ad ascoltare della musica mundana se vogliamo dirlo con termini dantestichi, roba che gli strumenti ci fanno un baffo e devo dire che la definizione è centrata in pieno.
Pubblico che fa un bordello della malora, Pentatonix impressionati da come 2000 anime di gente sfatta dal viaggio, proveniente da tutta Italia, abbia ancora così tanta energia in corpo a quell’ora. Io stessa non so ancora come ho fatto a cantare, urlare e saltare così tanto, che al mattino avevo la voce da uomo. Mistero!

Mi sembra scortese non spendere altre parole sul concerto, ma vi giuro che avreste dovuto vederlo per farvi un’idea, le parole non saranno mai abbastanza per descrivere quant’è stato magico e meraviglioso, cantare tutti insieme e vedere una tale armonia e potenza… No, le parole non possono descriverlo.

Ma veniamo al dopo concerto. A quell’ora tra la fine del concerto e la mezzanotte in cui le mie cellule hanno dato un party privato con tanto di fuochi d’artificio. Farò la bastarda fino in fondo e vi citerò un frasetta ormai famosa del caro George Clooney al quale in un modo o nell’altro fottono sempre il caffè, “Immagina, puoi”.

Quindi viva la reticenza e complimenti alla sottoscritta che stavolta non ha più fatto cagate. Dopo tre anni era ora, direte voi, e io non posso che darvi ragione.
Questo articolo passerà alla storia come il più lungo in assoluto e farò di tutto perché resti come tale.

Questa giornata passerà alla storia perché non ci sarà mai un primo appuntamento migliore di questo.

15 aprile 2015ultima modifica: 2015-04-15T20:28:53+02:00da jessytherebel
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