C’era una volta…

Oggi vi racconto una storiella. O almeno ci provo. Non indugiamo oltre.

Tutto cominciò alle elementari, quando mi ritrovai catapultata nella 1°B e… finalmente una scuola seria! All’asilo ho passato due anni a piangere come una matta e non ne potevo più, la mia propensione allo studio si sarebbe dovuta notare sin dal primo giorno in cui ho smesso di pigolare di colpo, bella contenta di non dover più trascorrere le prime due ore della mattinata a giocare. Pff!
Comunque sono in classe con altri gagnetti, e si sa, ci sono quelli simpatici e quelli odiosi, che si mantengono tali da quando hanno sei anni a sedici inoltrati. Poi ci sono io, scricciolo indifeso che diventa una di quelli presi di punta. E ok. Sta di fatto che non mi è mai andata a genio almeno la metà della classe da quando sono nata, ma ci sono persone che ti suscitano proprio il nervoso a pelle. In tutta la mia vita ne ho beccate due, una alle elementari e una al liceo, e direi che bastano.

Sta di fatto che in classe c’è questa bambina bionda e boccolosa, che mi ricorda un po’ le gagnette tirate a lucido delle pubblicità, che anche se non lo sono, danno l’idea di essere viziate e la loro roba firmata lo conferma. Ora non ricordo nemmeno più se fosse già successo qualcosa prima della quarta elementare, comunque arriva il quarto anno e a tutti danno un bell’album di figurine degli animali. Cielo, che bello! Era il mio primo album perché non me ne avevano mai comprato nessuno e per una volta sembravano tutti d’accordo quindi vada per le figurine. A scuola durante l’intervallo la classe diventava la piazza del mercato e si scambiavano figurine tutto il tempo, ma prima ovviamente ci si riempiva la pancia (che è la cosa più importante). C’era però un problema: io mi sentivo spesso in colpa a comprare le figurine in edicola, perché mi sembrava di far sprecare i soldi ai miei genitori e così a nove anni decisi di vestire i panni di Robin Hood e procurarmele in un’altra maniera. I maschi non si potevano ingannare perché non banchettavano come le femmine, ma queste ultime sì, e ammetto di essermene fregate parecchie di figurine quell’anno…! Tra tutti i furti compiuti con destrezza ci fu però un problema, “l’inghippo del maiale”, per cui quella volta venni scoperta proprio dalla bambina boccolosa, che se già mi detestava prima, da quella volta fu odio profondo. Fortuna che il mio buon carattere fece in modo che le maestre credessero che fosse la bionda a raccontar balle e così mi salvai. Ma la volta dopo, per mostrare la mia grande generosità, portai la figurina incriminata alla proprietaria etichettandola come un regalo “così sei contenta”, ma solo perché nel frattempo ne avevo trovata una io in un pacchetto nuovo.

Passa un anno e mezzo e alle medie la tipa leva il disturbo passando nell’altra sezione, ma davanti a casa mia continua a transitare. O meglio, abitando nella sua stessa via, era obbligata a passarci. Ricordo due episodi verificatisi tra gli 11 e i 15 anni. Nel primo, io sono su un trattore nel prato, nel senso che lo guido io, la vedo passare, le faccio un gestaccio in risposta a non so più cosa e per fortuna non vengo vista o avrei avuto paura ad uscire di casa nelle due settimane seguenti. Nel secondo, io sono da sola a giocare dietro casa, facendo rimbalzare il pallone contro il muro e ho la malaugurata idea di tossire mentre lei passa in strada dietro di me, ricevendo in risposta un “che cazzo vuoi?”, credendo lei che le stessi parlando dietro”, e io ero tipo “cosa ti sei fumata?”. Forse quel giorno era vietato tossire nel prato. Oooooook.

Passano altri anni in mezzo e tutto ciò che faccio è sbattermene alla grande, anche perché non vedo nulla di meglio da fare.
Tre settimane fa o giù di lì me la becco in comune e appena mi vede inizia a ridere. Lo ha sempre fatto. Tra l’altro dovrebbe ringraziarmi perché così facendo almeno qualche mesetto di vita in più se l’è guadagnato. Eh boh, ridi, io nel frattempo mi gestisco la biblioteca.
Ma quando lunedì scorso esco di sera con la mia migliore per andarci a prendere un gelato, me la ritrovo dietro il bancone e non ride più. Stai a vedere che le sono finite le batterie. Ma guarda te. O sono io che non faccio più ridere? Cavolo, mi spiace…
Per farla breve, mentre io me la spasso davanti alla mia amata coppetta di stracciatella, lei non si diverte più. Oggi la becco in cassa al supermercato con la spesa in mano e mi guarda come un cucciolo indifeso. Waaaaait a minute. Ma non ero io che avrei dovuto fare quella faccia?
Nah, ero occupata a tenere il sacchetto del pane e già pensavo a come uscire dal parcheggio, quindi no. La situazione peggiora ancora di più dopo che la saluto con gentilezza come già in comune e in gelateria. Perché credo che in queste situazioni sia particolarmente fastidioso, e quindi mi impegno ancora di più. Che poi io non ho davvero più motivo di detestarla, ognuna se ne è andata per la sua strada e a parte la storia del maiale non le ho mai fatto altri torti.
Però è carino vedere come è cambiata la storia. Magari, se andiamo avanti così, un giorno potrò spingermi a chiederle come sta…!

C’era una volta…ultima modifica: 2015-08-03T16:39:56+02:00da jessytherebel
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