E’ esattamente un quarto d’ora fa che ho progettato di scrivere questo articolo, erano le 08.20. Mi direte: mattutina jessytherebel? Più o meno, oggi in particolare volevo approfittare del fatto che i miei fossero all’ospedale per un prelievo del sangue, ma sono arrivati dieci minuti fa, quando avevo appena acceso il computer. Ma cavolo.
Due anni fa ero in cura da una psicologa, soffocata io da una terribile ansia che mi aveva ridotto a pesare 47 kg (perchè mangiavo poco, ora sono ben 12 kg in più!) e a passare notti insonni con il mal di stomaco. Sono diventata abile nell’analizzare i miei problemi dunque, e anche se a volte cerco di non andare a fondo delle situazioni, beh, mi tocca lo stesso. Detto ciò credo di aver capito in pieno il problema che esiste tra me e i miei.
Vi giuro che se non mi sentissi così oppressa non romperei sempre con questa storia.
Vi giuro che se esistesse un modo per risolvere la situazione a parole in questo preciso istante smetterei di scrivere e mi fionderei in cucina dove sono presenti sia mia madre che mio padre. Ma non funziona così.
Praticamente è come se i miei genitori mi aiutassero ad ingrandire le mie paure anziché aiutarmi a superarle. So che paure è un termine non del tutto appropriato, ma rende bene l’idea. Vi faccio un esempio. Mettiamo che io debba andare in gita scolastica e prendere l’aereo (cosa che tra un po’ di mesi succederà): quando dirò questa cosa ai miei, loro cominceranno a mettermi paura sul prendere l’aereo, perché loro non ci sono mai stati, io non ci sono mai stata, è pericoloso e via dicendo. La cosa forse peggiore è che non succede solo con i viaggi, ma praticamente con tutto quello che mi capita di nuovo.
Ieri, giusto per fare un esempio, sono stata costretta a rivelare a mia madre la mia intenzione di farmi lo shatush… La sua risposta è stata:”Perché ti devi rovinare i capelli proprio adesso che ce li hai belli? Al massimo ti fai qualche ciocca colorata (ovvero rossa) ma a quello ti dico proprio di no. Dopo tanti anni un ‘no’ te lo posso anche dire, visto che ho sempre detto di sì a tutto”
DOPO TANTI ANNI?? Ma mi prendi in giro?! L’ultima volta è stata un mese fa quando mi avevano offerto una settimana di vacanze nei pressi di Colonia in compagnia di un adulto e lasciamo perdere quante me ne ha tirate fuori mia madre, non voglio nemmeno ripensarci. Nell’arco della giornata, poi, si è ancora divertita a chiedermi due volte “Sei arrabbiata che ti ho detto di no?”. Ebbene, se vuoi che mi incazzo sei sulla strada giusta.
Io più ci penso e più impazzisco. Perché non posso fare nulla, ho le mani legate. Mi trattano ancora come una dodicenne! Non può andare avanti così.
Grazie a mia madre ho anche imparato, 4 anni fa, a disprezzare le ragazzine che si truccavano per andare a scuola e che usavano i reggiseni imbottiti. Potete immaginare il mio rapporto con le compagne di classe del liceo. Me lo sono bruciato dannazione, e me ne sono resa conto due anni dopo, due! E ormai era troppo tardi… Non ho potuto più fare nulla per recuperare la situazione, niente di niente.
La prima volta che mi sono comprata uno smalto quasi mi aggredivano. Era la cosa più figa che avessi mai visto, e la stessa cosa è successa per il make up in generale. Qualche settimana fa ho scoperto da mia cugina che mi brillavano gli occhi già da piccolina quando vedevo uno smalto e questa è la dannatissima prova (quanto ci godo a pensarlo) che tutto ritorna e che nessuno può soffocare la nostra vera indole.
Non riesco a fare le cose adesso? Non importa: forse mi roderà un po’ il fegato, ma mi basta aspettare. Ci sarà un giorno in cui non dovrò più chiedere il consenso a mamma e a papà e io sola so quanto sarà grande il sollievo… Perché io non ho mai chiesto cose sconsiderate e sono sempre stata un giudice discreto ed imparziale con le occasioni che mi si presentavano davanti, non sono una ragazza che fa cazzate una in fila all’altra. E per questo penso di meritarmi almeno la libertà di fare ciò che si addice alla mia età.