Come dovrebbe scrivere un diciottenne

Questo mi costerà cara la vita, già me lo sento. Eppure quando mi passano certe idee per la testa proprio non riesco a star zitta. Sento un bisogno irruente di scrivere e non mi fermo neanche se la posta in gioco è la mia reputazione. Cosa che per altro so benissimo che se ne è andata anni e anni fa… quindi scommettiamoci pure sopra.

Sta di fatto che tipo due settimane fa vengo a contatto con un libro dal titolo particolare, mentre due mesi fa comprai al Salone del Libro di Torino un libro che mi colpì sin dal titolo per la chiara citazione da “Il giovane Holden”, libro che già mi era piaciuto, quindi perché non tentare anche con questo? Tanto più che è stato scritto da una diciottenne e io perdo le staffe quando ho roba così calda tra le mani. Ho dovuto comprarlo punto e stop.
Il libro di tipo due settimane fa è stato scritto anch’esso da un diciottenne. Con la differenza che mentre di questo ne ho lette due pagine di numero, l’altro l’ho letto interamente in due giorni.

Due, due, due, DUE! Sento ancora il mio prof di latino e italiano mentre minaccia il due e mentre lo mette per davvero. Furono brividi, lasciamo perdere. Fanno eco anche le numerose imitazioni.

La mia intenzione era di fare un paragone. E di elogiare il libro che mi sono comprata. Ero così esaltata che ho dovuto scrivere un lungo messaggio all’autrice, col rischio che anche una sconosciuta che ammiro mi prenda per pazza. Niente di diverso dal solito insomma… Eh già. Siamo sempre alle solite.
Finisco questo meraviglioso libro e mi dico “E’ così che scrive una diciottenne!!” ma soprattutto… perché me lo dico?
Perché dopo aver letto le due pagine del libro capitatomi per caso in mano mi era preso male veramente.
Inizio in medias res con un dialogo tra due persone senza nome, che non sai dove sono, chi sono, perché diamine stanno parlando e già non sai più che si stavano dicendo. Virgolette che fanno impressione, altrimenti dette uso improprio del maggiore e del minore sulla tastiera, quando ti bastava aprire i simboli di Word… lacrimo.
Ogni cosa lascia un’impressione, no? Bene, l’impressione che è risultata a me da quelle due pagine è quella che ti viene quando capisci che devi evitare qualcuno. Che se già a me dicono che sembro troppo adulta a volte questo qui ha davvero esagerato. Wait a second. Capisco che tutti prendano male l’adolescenza a modo proprio, io ad esempio mi sono messa a scrivere assurde fanfiction con uno scopo preciso che era quello di finire insieme al personaggio famoso idolatrato di turno, a partire dall’età di 13 anni. Cose che se le rileggo mi vengono i brividi e mi chiudo in casa per una settimana, perché spulciando bene il web si trovano. E non ho ancora smesso. Ma almeno un briciolo di coscienza ce la metto e il tutto è un po’ più decente. Ah e poi non sopportavo più i miei, zero proprio. Da 11 a 14 anni anni è stato il delirio, altri due per rinsavirsi e da sedici ho iniziato a diventare normale anch’io, troppo tardi comunque per risistemare l’opinione che il mondo s’era fatto di me.
Ma saltarsene fuori con una specie di sfida a Nietzsche nella sua personale visione di fatti e interpretazioni, come se si volesse già avere l’aria da adulti… non lo so, non è una cosa che condivido. Poi per carità, sono pronta a scommettere che altri individui a bizzeffe vedranno dietro a quell’apparente ermetismo e alla grande erudizione (non mi spingo a definirla cultura) una grande genialata e io mi farò la solita figura di merda.

Che poi forse potrei risparmiarvi fiumi di parole e dire semplicemente che ritengo così odiosa la complessità che almeno mi aspetto che un coetaneo la eviti il più possibile. E invece c’è chi la prende per le redini e la fa impennare sulle teste dei suoi simili. Accade.

C’è poi per fortuna chi sa di avere quel problemuccio lì, che lo tortura tutti i giorni, e anche se non è un vero problema ha la sensazione che sia la cosa più difficile da affrontare sulla faccia della terra, va in crisi, scalcia, si nasconde e spera in un appiglio per uscire dai suoi miseri guai, perché sa che da soli non si va da nessuna parte. Ci vuole del tempo, ma piano piano la risoluzione arriva e sembra che la vita diventi un soffio di vento all’improvviso. E’ la leggerezza che arriva dall’aver compreso che la difficoltà si può superare, non dall’aver superato l’ultima e basta così che son finite.

Non lo so, quasi mi sento in colpa ad aver parlato tanto di un libro che non ho praticamente letto e così poco di un libro letto e amato dalla prima all’ultima parola. Finirà che lo leggerò e cambierò idea e mi darò di nuovo dell’idiota. Se non altro mi sono salvata in corner stavolta. La cretinata l’ho fatta una volta, mica ci casco più! 😛

 

In questo articolo potrete apprezzare appieno i miei problemi mentali, riassumibili con “Almeno lui ha scritto un libro e lo ha pubblicato anche se forse è noioso, mentre io che avevo costruito una storia piena di colpi di scena ho gettato la spugna, tanto non mi cagava nessuno. C’è di buono che almeno lo ammetto”

Come dovrebbe scrivere un diciottenneultima modifica: 2015-07-26T22:06:38+02:00da jessytherebel
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