Primo giorno

Sono appena le cinque del pomeriggio e sono già successe così tante cose che se non le scrivo divento matta. E nel frattempo ascolto gli Skillet su consiglio di una mia santissima amica. Fortuna che c’è lei!

Era da un po’ che non mi sparavo più il viaggetto fino a Torino in compagnia dei ritardi della GTT e delle corse inutili, e devo dire che non mi mancavano affatto! Immagino solo il trauma di quelli che già si fanno cinque anni di superiori a Torino, roba che ti viene voglia di trasferirti lì per fare l’università, e invece… Niente, noi poracci si fa su e giù col trenino.

Stamattina partiamo bene, mio padre già voleva occupare il bagno quando serviva a me, e nessuno lo ha obbligato a svegliarsi presto come me; poco dopo per via di alcuni lavori che doveva fare già gli saltava il nervoso. Ma va beh, è lui. Vado alla stazione e lungo il tragitto incontro quella simpaticona che si è presa gioco di me per quasi due anni, che non contenta mi lancia ancora occhiate piene di cattiveria, quando non ha mezzo motivo valido per detestarmi. Tra le due quella incazzata dovrei essere io, e infatti lo sono. Poi dico, hai già il ragazzo che ti sta incollato come una cozza alle 7.30 del mattino, e devi venire a fare gli occhiacci a me? Guardati il tuo spasimante ed evita di disturbare me!
Arrivo in stazione io, ma il treno non si fa vedere. 10 minuti di ritardo. Eh boh – mi dico – correrò un po’ per la strada. Infatti appena scesa dal treno, dopo aver notato la presenza di un altro tipo a cui forse non vado troppo a genio (o probabilmente a lui non frega nulla, sono io che so la storia per intero a credere di stargli lì), mi convinco che sia un’ottima idea andare a prendere il 46 “perché almeno faccio più in fretta”. Peccato che il suddetto pullman arrivi mentre io sto ancora attraversando le strisce pedonali, il che mi spinge ad una folle ed inutile corsa perché lui che fa? Tira dritto e salta la fermata. Passo infiniti minuti ad aspettare un altro pullman che però non va veloce e spedito come credevo, e infatti inizio a immaginare la mia triste entrata in aula con spaventoso ritardo, mentre tutti sono seduti e il professore già spiega come sarà organizzato il corso. Sul mio volto si dipingono espressioni di vergogna e terrore, e il karma risponde con l’ennesimo semaforo rosso.

Arrivo alla metro. Ti pare che le scale mobili funzionino? E certo che no! Corro. Almeno la metro ha la decenza di arrivare e fermarsi mentre sto correndo, per poi accogliere unaversionedella sottoscritta che controlla ossessivamente l’orologio. Esco, ricomincio a camminare più in fretta che posso, con l’auspicio di arrivare prima delle 9.05.
E almeno stavolta niente figure di merda.

L’aula è gialla. Larga. Le lavagne minuscole. Addio architettura curata della sede di Chimica, benvenuti a Torino Esposizioni. I miei occhi piangono, ma in modalità invisibile, così nessuno se ne accorge.
L’unica cosa positiva della giornata sono le superstiti del mio gruppo di amiche un po’ più strette – sì, per la prima volta in vita mia posso dire di avere un gruppo di amiche, femmine! – i professori, specie quello di analitica che già mi sta simpatico, e il petto di pollo che ho trovato nella pentola al ritorno.

Volevo salutare un po’ di persone e non ci sono riuscita perché non le ho trovate, che rende l’idea di quanti pochi siamo, ho trovato altre scale della metro ferme, casinisti che la metà basta sul treno, e soprattutto il mio spaziale mal di testa che ormai mi becco tutti i giorni. Solo che oggi era peggio. Pff…

In realtà ho omesso una cosa, ma prima devo verificarla scientificamente, perché se per una volta riuscissi a maneggiare la situazione in modo da non nuocerne, ne sarei molto grata. O magari non succede assolutamente nulla, il che mi parerebbe brutalmente il culo. Ma la verità è che mi conosco abbastanza bene da saper distinguere un potenziale guaio da una scaramuccia…
Insomma, benvenuto nuovo anno scolastico… Benvenute storie assurde in cui mi caccerò!

Primo giornoultima modifica: 2016-09-28T17:58:50+02:00da jessytherebel
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