Il treno delle 17.30

Eccomi qui, un nebbioso sabato mattina, alle 8.30, col computer in mano e già mezza di fretta per le cose che ho da fare. Temo che quest’anno batterò tutti i record. Mi sono svegliata ancora prima che suonasse la sveglia di mia madre – ovvero prima delle 7 – con un unico fantastico pensiero: “Oddio no, oggi è sabato, non devo andare all’università!” E per poco non mi partiva anche la lacrima. Censuro i pensieri successivi o prima di arrivare alla fine di questo articolo già saranno venuti a prendermi quelli della neuro.

Cosa produce dunque un così terrificante pensiero nell’animo umano?
Da un paio di giorni ormai, un gruppetto dei miei neuroni, quelli che solitamente si preoccupano di stare attenti alle questioni scolastiche e mi infondono la voglia di studiare, se ne stanno spiaggiati su un davanzale con la testa a penzoloni ad aspettare che arrivino le 9.00 di un qualunque giorno feriale per godere della compagnia universitaria che generalmente mi circonda.

Inutile dire che io ne tragga giovamento, perché ammettiamolo, alzarsi alle 6.40 ogni mattina non è proprio una di quelle cose piacevoli che uno fa gratuitamente, per lo più se continua ad andare a dormire tardi la sera. Sono proprio un genio, ditemelo, su.

Certo arrivare al sabato con la voglia pazza di alzarsi, bere quella schifezza di un tè che continuo a trangugiare ogni mattina pure se non mi piace e spararsi un’ora e mezza in giro per le strade di Torino e provincia rasenta leggermente l’assurdo.
Così come la pelle d’oca che mi sta facendo ammucchiare la cute mentre lo scrivo.

Sì, è ufficiale, mi sono fregata da sola anche stavolta, sono stata brava perché avevo promesso la risposta definitiva entro un mese dall’ultimo articolo e invece mi sono bastati solo 12 giorni!
Mi sono accorta adesso – buttando un occhio al calendario – che esattamente un mese fa mi trovavo nell’atrio dell’università, pronta a sostenere l’esame di organica… Se ci penso mi vengono i brividi, e non sono brividi belli. Ringrazio solo di essermi levata quella palla al piede, perché diciamocelo, questo nuovo semestre promette cose ben peggiori.

Invece la figata spaziale che mi circonda è questa cosa dei treni. Ieri sono andata a Porta Nuova e mi sono fermata davanti al tabellone delle partenze – perché cercavo un treno in particolare, va bene, uuuuh – e per un attimo mi sono sentita come se avessi avuto davanti a me un’infinità di possibilità da prendere al volo, mille avventure da vivere, come se ognuno di quei treni rappresentasse un possibile sviluppo del mio futuro. Ogni volta che entro in una stazione ho questa sensazione.
Vedere tutti quei binari, tutta quella gente… È qualcosa di magico, in cui le vite delle persone si mescolano, si fanno incontri, ci si scambiano opinioni, si parte e si fanno esperienze, si torna e si viene accolti dalla propria città e da tutti i ricordi legati ad essa.

Io non sono una gran viaggiatrice, però le emozioni mi arrivano dritte al cuore – blah blah è il cervello, ovvio che lo so, ma “cuore” fa più introspettivo – e già essere lì mi basta ad aggiungere qualcosa in più alla mia vita.
E ogni volta che vedo partire un treno ripenso a quando sopra c’ero io, e ogni stazione in cui mi sono fermata è legata a dei ricordi magici, ed è tutto meraviglioso.

 

Credevate che fosse la fine eh? E invece! Tra un quarto d’ora sfiderò la nebbia per infilarmi in una palestra, perché sto provando a coronare il mio sogno di essere una persona normale anche sul piano fisico, e non mi sto riferendo al mantenere la linea – pietà, no! – bensì al mantenimento di una massa muscolare decente, che mi garantisca una vita normale, ma anche qualche colpo di scena (tipo sollevare le compagne di corso, mi diverto un sacco), e soprattutto quella fantastica sensazione di “mi sento figa” che permette all’umanità di camminare a testa alta in mezzo alla gente e di non sentirsi un ammasso di schifo.

Io comunque starei a raccontare delle belle idee che mi vengono e soprattutto di quando le sorprese riescono, ma lascio l’immaginazione a voi: provate a pensare cosa fareste nel caso in cui veniste a sapere luogo e ora a cui partirà una persona a cui tenete e che voi siate nei paraggi in quel momento. Io non ho detto nulla, ma se ieri ero a Porta Nuova, un motivo c’era.

Il treno delle 17.30ultima modifica: 2016-10-15T09:00:52+02:00da jessytherebel
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