Giornate così

Fortunatamente esistono giornate come questa, ed è grazie a loro se nei giorni restanti non mi sale la voglia di buttarmi sotto ad un tram. Fortunatamente la vita mi riserva una gioia ogni tanto, per sentirsi dire alla fine che “okay, giorni di merda ne abbiamo avuti e anche tanti, però sono successe quelle due o tre cosette che, dai, ne è valsa la pena”.

Arrivo in aula in orario e mentre mi accingo ad uscire per andare verso la toilette arriva la mia amica Eleonora insieme ai suoi biscotti che mi salvano da un buco nello stomaco enorme appena un’ora dopo. Quindi noi due ci accingiamo ad andare verso il bagno e pam! Arrivano ben tre altri amici tutti insieme e me li abbraccio tutti e tre. Poi arriva il professore di inorganica e si comincia lezione, tutti seduti vicini e a ridere insieme.

Sì ragazzi, dopo due giorni di umore tetro e cupo me la meritavo qualche risata. E intanto fateci un applauso che noi riusciamo a ridere con la chimica, che non son capaci tutti (siamo dei “masochimici” provetti).

Alle undici scendo verso il bagno – perché come già era successo alle medie, i bagni li hanno messi al piano di sotto – e presa da un impeto di gioia abbraccio la mia amica Alessandra sollevandola persin da terra (la palestra serve) e continuando ad ignorare il freddo che si sta impossessando del mio corpo. Riemergo dai sotterranei illesa – niente mostri nel bagno, don’t worry – e mi preparo a due entusiasmati ore di organica! Un po’ meno per la mia vicina di banco, quindi mandiamole un abbraccio di conforto tutti quanti :3 (il bello di questa cosa è che oggi non c’era analitica, ecco)

Poco dopo prendo la saggia decisione di perdere apposta il treno. Perché? Chiedetelo a Gemma, lei sa la storia dall’inizio alla fine e ha già anche avanzato le sue supposizioni in merito. Sta di fatto che se prendo un impegno lo mantengo, e pur disponendo di dieci enormi minuti di anticipo io riesco ad arrivare con altrettanti dieci minuti di ritardo. Fatemi un applauso, ora o mai più. C’è da dire che se mi metto in testa una cosa, in qualche modo la faccio. E il nocciolo della questione sta tutto in quel “qualche modo”.

Chi se ne importa se prendo persino la metro, capiterà qualcosa per cui arriverò tardi lo stesso, e infatti…
“Vado in bagno, mi aspetti?”
“Ma certo! Se vuoi prendo anche la residenza temporanea qui, ma io a casa subito non ci torno neanche se mi offrono soldi”
Anche perché cazzo me ne faccio dei soldi senza un po’ di affetto?

Così le persone da aspettare diventano due e il tragitto verso la metro viene percorso dalla sottoscritta ad una velocità che è circa un mezzo di quella solita. Perdonate il lessico da scolaretta.

Proprio quando credevo che sarei rimasta fregata dal karma per l’ennesima volta, ecco che la linea metropolitana (sia lodata per sempre, nei secoli dei secoli, amen) mi para brutamente il culo e mi mette nelle condizioni di programmare un’uscita per il giorno successivo.

Agenda alla mano, quanti mesi sono che non esco più al sabato pomeriggio? Non ne ho idea, e poi capite perché ringrazio che esistano giorni come questi? Io che non so da quante settimane studio ogni singolo giorno, fortuna che ogni tanto mi ricordo anche di vivere. Ho la pelle d’oca. Che poi sono cretina io, potrei evitarmele ste cose e invece…
Niente, l’dea di spararmi cinque esami a febbraio è così invitante e succulenta che non posso fare a meno di cedere alla tentazione di impanicare un po’ sui libri ogni giorno. O di alterarmi ogni giorno, ma questa è una storia che comincia col carbonato di sodio e finirà quando avrò passato anche il secondo scritto di analitica. Cioè si spera il 13 febbraio. Forse.

In tutto ciò, sono arrivata tardi alla stazione e come un monito è arrivato anche il treno in ritardo. Così ho finito di fare pranzo non tardi, di più. Ma tutto ciò col sorriso, i piedi gelati, un mal di testa tostissimo, e sempre il sorriso. Che mi pare di rimanere inceppata ogni tanto!

Così accade ora che buttando l’occhio all’orologio io mi stupisca di constatare che sono già le cinque, ma soprattutto che una fetta di me impanichi sempre più pensando “E io cosa mi metto domani? Restano solo venti ore per pensarci!”

Bello essere una ragazza eh? Non solo hai il ciclo e tutta una serie di conseguenze scomode tipo umore altalenante e acne a caso, no. Sei anche dotata di un armadio vuoto quando ti serve che sia pieno, di una mano che trema se stai usando l’eyeliner, di uno smalto bastardo che non si asciugherà nei prossimi minuti, ma soprattutto di un carattere che  – qualsiasi esso sia – non ti aiuterà mai e poi mai nelle situazioni più importanti.

Siamo dei grumi di imperfezione, in sostanza.

Giornate cosìultima modifica: 2016-12-16T17:15:02+01:00da jessytherebel
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