Un ultimo giorno che ricorderò

L’ultimo giorno di lezione all’università è qualcosa di strano, tanti sono già partiti, tanti non si presentano nemmeno più , tu realizzi che per due settimane e mezzo non rivedrai più i compagni di corso e…

Piangi.

Dal passare quattro ore al giorno schiaffati uno addosso all’altro a non sentire più nemmeno la loro voce c’è un abisso enorme, che pare di cambiar vita.

Ma se escludiamo questa vena tenera e carina che ogni tanto prende il sopravvento sulla mia anima scortese e scorbutica (qualcuno avrebbe anche motivo di crederci), sono ben contenta che inizino questa sante vacanze per un bel po’ di motivi.

Intanto mentre io scrivo qui annunciano un ritardo del treno di sette minuti. Come potete ben vedere mi sono ridotta a scrivere gli articoli in stazione, in piedi, mentre faccio la guardia ad un panettone.

Primo lato positivo, dunque, non dover più fare la pendolare per 17 giorni. Dopo aver toccato il fondo stamattina con un pullman così pieno che sono scesa e mi sono fatta la strada a piedi, ho solo voglia di una passeggiata nelle vie deserte del mio paese e, per Dio!, che non mi si parli più di treni almeno fino alla fine del mese.

Secondo motivo: posso studiare in pace. E ho delle alte probabilità di imparare qualcosa di utile per gli esami, che ancora devo decidere se dare tutti o meno.

Terzo motivo, una pausa dagli incontri indesiderati. Se certa gente non mi si para più davanti agli occhi per un po’ mi fa un grande, m la veramente grande favore.

E poi temo di aver finito… ah beh, posso dormire al mattino. Cosa che però non compensa la triste solitudine dei pomeriggi di studio accanito, così come il dover affrontare Natale e Capodanno ad una sola settimana di distanza l’uno dall’altro, che equivale a chiedermi uno sforzo immane perché io con troppe persone intorno soffoco. E poi Capodanno per me è un problema ogni anno, in cui scopro di voler far cose che nessuno si sogna di fare e finisco per arrabbiarmi sempre e comunque. Quando la soluzione più semplice sarebbe andare a dormire, tanto obiettivamente cosa vuoi festeggiare di notte precisamente?

Non so, credo di averlo già persino scritto una volta; secondo me avrebbe più senso festeggiare quando ci si sveglia al mattino, perché inizia la giornata e perché se uno vuole cominciare qualche progetto per l’anno nuovo può farlo perché è riposato e lucido, e non perché ha dell’alcol in corpo che gli fa credere chi sa che cosa. Punti di vista.

So di essere un vero pericolo ambulante quando mi chiudo nel mio guscio di riflessioni, motivo per cui ora mi impegnerò per evitare di entrarci. Ed eccomi di fronte all’imbarazzo di non saper più che dire!

Facce idiote a parte, c’è giusto una cosetta che vorrei sistemare ancora, perché quel simpaticone di un karma non mi ha dato la possibilità, e più ci penso, più non ne sono convinta, più volentieri darei tante testate ad un muro. Ma temo che andrà avanti così ancora per un po’, fin quando non mi sarò totalmente convinta che aspettare è solo un rischio e che i treni – mannaggia la miseria – vanno presi quando passano. Sempre che non siano della gtt e magari non passano proprio.

Un ultimo giorno che ricorderòultima modifica: 2016-12-27T12:10:02+01:00da jessytherebel
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