Ancora inverno

Trentacinquesimo giorno di sessione invernale. Sto per andare completamente fuori di testa.

Un breve riassunto di come sto? Male. Non solo per via del mal di testa che non mi abbandona più, della palpebra che si muove da sola da quattro giorni o dell’acidità di stomaco così forte che pare di avere fiamme vive in gola. Oh no, la verità è questo stile di vita è straziante e porta solo ad un punto: la pazzia.

Dopo una giornata all’insegna dell’idilliaco con tanto di lasagne, stufa accesa e buona compagnia, la giornata di merda era quotata 17:1 presso tutti i punti scommesse. E prima che la botta della depressione più nera mi stenda definitivamente al suolo, tento il salvataggio in corner davanti al pc con le gambe incrociate stile yoga sulla sedia girevole. Se per sbaglio mi scivola il gomito sulla scrivania – visto che l’altro è appoggiato su un ginocchio – finisco per terra in men che non si dica.

Inutile tentare di descrivere come fossi stamattina appena alzata, visto che la somiglianza con uno zombie era tale da farmi sembrare una di loro. Ho provato qualsiasi attività pur di guadagnare un minimo di buona volontà da riversare sullo studio, ma niente, non una singola cosa che funzionasse. Sono finita a potare piante in cortile.

O forse farei meglio a dire “sono sfinita” e basta. In ogni caso, nel tentativo di deviare il corso ben noto dei miei poco salutari sbalzi d’umore, mi sono ritrovata a lavare i piatti, la giusta punizione per aver guardato il mio amico che li lavava ieri, e probabilmente anche per quelli che laverà domani. Se il mio corpo decide di ripetere la montagna russa emotiva di ieri e oggi anche per i prossimi due giorni, io lunedì arriverò al quinto piano strisciando, con l’ultimo residuo di forza aprirò la porta dell’aula dove si terrà il mio esame orale e poi collasserò al suolo con un espressione di puro terrore.

Ancora spero che il mio corpo, per mancanza di energie, tagli le spese sulla produzione di ansia, ma se il risultato è vegetare tutto il mattino a zonzo per casa non so se è poi quella gran bella idea che spero.
E a giudicare dal mio stomaco, l’ansia sarà l’unica cosa che non mi abbandonerà mai. Che qualcuno mi salvi.

Guardo dalla finestra. Di mia madre ancora non c’è ancora l’ombra, vedo solo tre cani che fissano la porta in attesa che qualcuno gli porti da mangiare. Beati loro che hanno fame. Andrò a prendermi cura di loro per evitare di pensare a me stessa.

Ancora invernoultima modifica: 2017-02-24T15:30:10+01:00da jessytherebel
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