Una pagina per tutto il libro

Piove.
Ma stavolta piove fuori, non c’è traccia di lacrime tra i muri.
Perché non c’è motivo di essere, serve tempo per arrivare dovunque e non sempre è facile farsi comprendere.
E qualcosa nell’aria indica che non sia stata scritta la fine.
Solo un punto e virgola.

Se dovessi dire a pelle la cosa che mi viene più naturale in assoluto, probabilmente risponderei creare disastri, e come seconda, cercare di uscirne.
Parlando di ieri, l’esempio più lampante che mi salta in mente è la disputa col rubinetto della buretta. Ogni studente sa che quelle maledette prima o poi ti fregano e mentre sei convinto di chiuderle, le apri. Se poi questo succede mentre si sta preparando uno standard per ICP ottico, basta davvero poco per tirare giù mezzo paradiso. Sudori freddi, tremore, ricerca di una via per riparare il danno. Fatto.

Regolare il rubinetto di una buretta mentre si trema è quasi peggio che farlo ad occhi chiusi, ma almeno ci sono riuscita. Danno riparato. E quando poco dopo anche la micropipetta ha deciso di fare la bastarda, si è riparato anche a quello. Così poco dopo sono potuta tornare a guardare il plasma – ovviamente tramite uno schermo – e godermi lo spettacolo di quel flusso di gas ionizzato a temperature incredibilmente alte, capace di fornire analisi strepitose. Una figata pazzesca.

Ma è pur vero che non tutti i disastri nascono per essere risolti subito e per alcuni bisogna avere la pazienza di aspettare che le situazioni evolvano per conto loro, possibilmente prima che io diventi vecchia e decrepita, ma ci sono buone speranze che il processo sia più veloce. Oppure potrei provare con una tecnica da chimico: aumentare la temperatura in modo che la velocità di reazione cresca. Gli ambientalisti suggeriscono di non applicarla, perciò starò buona e zitta in un angolino ad aspettare l’arrivo dell’estate (che in sostanza significa aspettare che la temperatura si alzi da sola e attuare comunque il diabolico piano). Devo essere diventata matta dopo aver respirato il diossido d’azoto sfuggito all’aspirazione della cappa, quindi abbiate la pazienza di sopportare il risultato per qualche giorno.

L’intreccio di cause ed effetti è così complesso… mi basta qualche secondo per ripercorrere situazioni e catene di giorni così densi di tentativi di cambiare la realtà che mi circondava. Tentativi di portare il sole laddove c’era solo uno spesso strato di nubi, di fare la differenza dove tutto sembrava piatto ed uniforme, di camminare contro la corrente per raggiungere un punto lontano a cui sembravo puntare soltanto io. E si mescolano vittorie e fallimenti, a volte in un modo così strano che non è possibile definire un esito netto. Tutto continua a trasformarsi e cambiare incessantemente, tutti cercano di modificare qualche dettaglio e le situazioni prendono le pieghe più inaspettate.
Per quanto si possa stare attenti non ci si accorge mai di tutto, eppure a volte i fatti sono così evidenti… Basterebbe guardare un po’ di più le persone negli occhi per capire cosa sta succedendo loro, ma nonostante ciò si è ancora troppo lontani dalle soluzioni.
L’intreccio di fallimenti e vittorie è così complesso… che a volte per salvare una pagina ci perdiamo il resto del libro.

Una pagina per tutto il libroultima modifica: 2018-03-10T11:00:53+01:00da jessytherebel
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