Una figata astronomica

Ho chiuso tutte le cartelle e i documenti di Adobe Reader, ho aperto youtube e cercato Last Hope dei Paramore, fatto l’accesso su myblog e mi sembra quasi di vivere fuori dal momento tesi. Oggi ho pensato per la prima volta che sarebbe tanto semplice saltare direttamente al 12 ottobre, a discussione conclusa e pronta per la magistrale, ma la verità è che ero in preda al mal di testa e i miei occhi non reggevano più lo schermo del computer, con quella luce così aggressiva eppure così necessaria. Sono passati solo quattro giorni dal colloquio con il mio relatore, mi sembra che sia passato molto di più.

È come se ogni tanto respirassi dell’aria più fresca, come se vedessi tutto l’impegno dare alla luce qualcosa di magico e tanto desiderato. Non ho mai detto a nessuno quanti viaggi di ritorno ho trascorso sperando che un giorno non avrei più dovuto passare tutto quel tempo in viaggio, immaginando di lavorare in un posto vicino alla mia abitazione, che fosse a piedi, in bici o in macchina, qualsiasi cosa che non dovesse vincolarmi a inseguire i mezzi pubblici. Può sembrare poco, ma fa la differenza tra fermarsi 5 minuti all’uscita a chiacchierare coi colleghi, al posto di avviarsi a passo affrettato verso la metropolitana, contando i minuti che scartano tra l’arrivo previsto alla fermata e il transito del pullman. Non ho mai nemmeno detto di essermi sforzata di immaginarmi al lavoro su qualcosa, ma non aver mai visto assolutamente niente e ora il solo avere una prospettiva davanti al naso mi sembra degno dei migliori film mentali.

Però prima devo “fare la brava” (cit.).

Beh, devo farlo all’università, non per forza a casa. Non per forza con gli amici…

… dieci minuti fa

“Senti un po’, vero che il sommario non bisogna scriverlo? Così levo direttamente la pagina e mi tolgo un pensiero”
“No no, il sommario ci va, specie per un lavoro di 40 pagine”
… ottimo…
“Ciao, sono Jess, mi piacciono le stelle, le esplosioni (vedi le supernove), lo zolfo ma solo dove ce n’è poco e i telescopi che costano tanto. Questo lavoro è una fatica immensa, non tanto per il contenuto, ma piuttosto perché non sono abituata a mantenere un tono serio durante la narrazione. Non addormentatevi, sciao” INVIA.
“Ma che cos’è? Non è un sommario questo!”

Oh. Davvero!?
Non riesco a credere che non abbia colto l’ironia. Possibile che io non abbia fatto abbastanza battute idiote in sua presenza? Non ha ancora colto cosa si cela sotto la mia scorza seria (quando mi premuro di metterla in mostra)? Cioè, conosco gente che si spaventa quando vede la mia faccia da concentrata, credendo che io sia sull’orlo di esplicitare tutta la mia rabbia repressa, mentre qui ci spaventiamo per uno scherzo? Ricevuto, lo traumatizzerò di più (povero Alberto).

Tornando al sommario, che seccatura. Mi piace scrivere, ma mica la roba su misura. Devo anche fare un riassunto di 3-4 pagine. Ma soprattutto, devo prima produrre una tesi. E produrre una quarantina di pagine da seri non è veramente qualcosa che rientra tra le mie capacità, così come stare sei ore a scrivere davanti al pc senza essere assalita dalla voglia di strapparmi i bulbi oculari. Il blog costituisce l’unica eccezione.

Eppure, siccome non ho un paio d’occhi di ricambio, sono costretta a smettere di dare un tocco di leggerezza a queste parole, per ritirarmi a meditare, lontano dalla luce artificiale, sul paragrafo degli spettri solari: dovrò o non dovrò spiegare più in dettaglio la spettroscopia? Suppongo che mi affiderò al buon criterio di aggiungerlo alla fine, nel caso in cui siano uscite poche pagine. Tutto nel modesto tempo di 5 giorni. 5 giorni per fare la guerra con i riferimenti bibliografici e un lessico che non so assolutamente padroneggiare, visto che io ho imparato le cose in inglese e non ho la più pallida idea di come si dicano in italiano.

Ma vi assicuro che resta comunque una figata astronomica. Oh, sì, proprio astronomica.

Una figata astronomicaultima modifica: 2018-09-09T22:47:16+02:00da jessytherebel
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