Non saprei nemmeno dargli un titolo

Non sai cos’è la gelosia fino a quando non ti bussa al cervello ed entra senza aspettare il tuo consenso, liberando istinti omicidi nei confronti di una povera bestiolina indifesa. La bestiolina sarebbe una ragazza, solo che mi fa venire meno sensi di colpa chiamarla bestiolina. Che poi era pure simpatica, pff. Darò la colpa della mia cattiveria alla sindrome premestruale e mentre ci sono le abbonerò anche tutta la mia fame.

Diamine, ne avrei una grossa come una Costa Crociere da raccontare, ma la sto lasciando lievitare bene come l’impasto per la pizza. Nel frattempo scodellerò una storiella di cui dovrei vergognarmi e che mi fa decisamente ribrezzo.

Non è una novità che io detesti i bambini. D’altra parte, fin dalla tenera età di sei/sette anni ho sempre manifestato una repulsione profonda per i marmocchi più giovani di me, fino a quando, colpita da una violenta botta in testa, a maturità conclusa riuscii a pensare che forse avere un fratello o una sorella non sarebbe stata una cattiva idea. Ripeto, dopo l’esame di maturità. Tralascio i commenti di mia madre, che faccio più bella figura. Poi ho conosciuto il mio ex e già lì sono stata deviata abbastanza, perché tra le urla dei mocciosi vedevo un barlume di speranza nel poterli educare decentemente e oggi, dopo l’agonia del ritorno a casa, mi sono soffermata a pensare “Mio figlio imparerà a leggere le formule chimiche prima dell’italiano”

Lo vedete il disagio? MIO FIGLIO??? Mi si sono appena strizzate le ovaie dallo schifo. Eppure, il pensiero di iniziare una creatura alla scienza e all’amore per essa mi ha riempita di speranza… giusto un attimo, prima di riempire il vuoto che sentivo davvero con la cena. Che poi definire quella roba disagio è ancora dire poco. Non riesco nemmeno a dirlo a voce alta, talmente mi angoscia l’idea. Fortuna che sono abbastanza stronza da mettere la carriera davanti alla riproduzione, almeno fino a quando non incontrerò lo Sheldon Cooper della situazione, e allora sì che saranno guai. Ma in fondo per ora è abbastanza difficile trovare gente che tenti di rimorchiare sfoderando curiose applicazioni scientifiche, quindi sono al sicuro.

Beh ecco, in fondo la volta scorsa è andata proprio così. Mai raccontato del primo appuntamento a discutere di come congelasse l’acqua in una lattina? Seduta su una panca in Piazza Carlo Felice, con la gonna (!!) e nessuna voglia di fare Cenerentola col coprifuoco? Cavolo che ricordi. Riuscivo sempre a far piovere, non come adesso che nemmeno le imprese più grosse fanno addensare una nuvola. A volte ci penso e tornerei indietro a quando l’enigma del ghiaccio con la bolla era il massimo che potessi desiderare dalla vita.
Ma è inutile che io resti qui a fare la nostalgica delle bei tempi andati. Il tempo vola e con lui volo anch’io, sempre più in alto, sempre più vicina alle stelle.

Non saprei nemmeno dargli un titoloultima modifica: 2019-04-03T22:13:17+02:00da jessytherebel
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