Quando meno te lo aspetti

Piangete con me, ero a metà articolo, non so cosa ho combinato e si è cancellato tutto.

Le brutte notizie arrivano tutte insieme, perché così hanno la certezza di affondarti per bene. Loro sanno che l’unione fa la forza e te lo dimostrano senza troppe parole.

Come la guest star d’onore di questo blog, che si è autoeliminato dalla piazza con la stessa nonchalance di chi esce per fare la spesa, con lo stesso tono entusiasta di chi racconta di aver schivato uno sputino di buca con un catorcio di macchina vecchio di quindici anni. Insomma, in un modo del tutto fuori luogo.

O come l’amica affiliata all’FBI, che se oggi le dici che un tizio ti sembra carino, il giorno dopo arriva con un pacco di scartoffie in un cui ha riassunto tutte le informazioni al riguardo, salvo poi uscirsene un giorno, totalmente a caso, con “è troppo tardi, gioia mia”.

E tu prima cerchi di prenderla con filosofia, poi cerchi le canzoni più tristi che hai sul cellulare e le metti in ripetizione durante tutto il viaggio in autobus, poi cominci a non ascoltare più la lezione di polimeri, pervasa da istinti omicidi, e infine ti rassegni a passare un altro pomeriggio in preda alla disperazione più nera, perchè un pessimo tempismo ti ha sottratto l’ennesima possibilità prima ancora che ti rendessi conto di averne una.

Il mattino dopo la vita ti regala una sveglia alle 6.30 per poi sbatterti in faccia l’amara verità: niente lezione alle 9.00. Ed è lì che, presa dalla disperazione più nera, ti rifugi al civico 7 di Via Giuria, in fondo alla biblioteca, per riempire il vuoto che hai dentro con equzioni d’onda e prodotti scalari. Ed è proprio lì che ha inizio la risalita.

Vi ho mai detto che spiegare qualcosa di complicato ad una persona e sentirle dire “Ho capito, che figo!” è una delle sensazioni più rincuoranti che esistano? Beh, riuscire a far apprezzare la chimica fisica a qualcuno lo è ancora di più, primo perché sai che una dimostrazione matematica non è il modo migliore per farlo e secondo perché dipende da chi hai davanti e assolutamente non da te.

Bene, altra cosa: vi ho mai detto di quanto pativo l’autobus? In una scala da niente a tanto io ero quella seduta in prima fila coi braccialettini anti-nausea. I miei mi hanno sempre detto che pativo, io l’ho sempre accettato, un po’ come accetti le cose che ti raccontano al catechismo, fino a quando un bel giorno non hai il colpo di genio e cominciano a sorgerti dei dubbi. Ecco, il colpo di genio al catechismo l’ho avuto a 12 anni, mentre per l’autobus mi è toccato aspettare i 18. Ieri mi sono posta la sfida ultima, ovvero pranzare e fiondarmi subito dopo sul bus.

Alle 13.15 ho aperto il contenitore con la frittata e le fette di pane, mi sono chiesta se in 10 minuti sarei mai riuscita a mangiare tutto e alle 13.26 mi sono diretta fieramente al bus distante una manciata di metri da me: a noi due.
Fortuna che in mezzo ci fosse anche un terzo incomodo, santo autista che ha guidato in modo impeccabile per tutti i 45 minuti di viaggio in cui io e il mio pranzo siamo stati suoi ospiti. Un viaggio così bello non lo facevo da settimane e non sto scherzando. Il sole era meraviglioso, l’idea di un pomeriggio diverso dal solito anche. Cominciavo ad intravedere quanto fosse stato stupido lagnarsi il giorno prima.

E la conferma ufficiale è arrivata la sera. Dopo il tramonto, alzo gli occhi al cielo. Davanti a me si stendono, come su una tela, infinite sfumature dall’azzurro al blu inteso, intrecciate di nubi grigiastre e abbellite da una luna estremamente lucente.

Guarda tu, se sembra possibile che rifletta così la luce del Sole…
É la prima cosa che penso ogni volta che la guardo. Poi penso alla mia Luna, e a tutte le volte che col dito le indicavo la sua omonima in cielo e ridevo. E alla fine resto lì, a guardare e riguardare tutti quei colori, mai sazia, perché non so staccare gli occhi da tanta bellezza.
E so che quando avrò qualcuno al mio fianco, dovrà essere in grado di apprezzare un cielo stellato esattamente come me, di sentirsi sopraffatto dall’incredulità nel pensare che l’Universo possa essere così sorprendente, di non voler smettere di cercare un dettaglio in più, ancora più lontano.
Io guardo le stelle e mi sento in pace con me stessa, qualunque cosa succeda. Percepisco che sia quello il mio posto. Di notte, nel buio più totale, a gioire di fronte alla vera bellezza.

Quando meno te lo aspettiultima modifica: 2019-03-16T15:12:19+01:00da jessytherebel
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