Crush scientifiche

A 23 anni suonati, uno crede di averle passate un po’ tutte a scuola. Scappare via al posto di entrare, prendersi cotte per i compagni, rischiare la sospensione per commenti inappropriati ai prof, fare il pieno di figure di merda… Praticamente il pacchetto completo. A maggior ragione, dopo aver quasi finito l’università, uno come minimo si aspetta che non possa più succedere nulla di eclatante.

Non avevo però considerato la storia del dottorato. Ovviamente, essendo ancora una realtà lontana, chi ci pensava? Ma soprattutto, essendo ancora una realtà lontana – seppur di non troppi mesi – chi avrebbe mai creduto di trovarsi catapultato in quella realtà già adesso? Con i meeting, i talks, i congress (in lingua originale è decisamente più figo) che in uno schiocco di dita c’è gente di tutto il mondo pronta a raccontarti le ultime novità scientifiche del momento e tu, emozionato come al primo concerto… dopo cinque minuti non capisci più una sega.

Già, perché bisogna farci il callo. Non è difficile, bisogna essere dotati di un’unica caratteristica e cioè la pazienza. Con la pazienza di sentirsi una capra ignorante non uno, non due, ma ben (e forse ancora non bastano) tre mesi, forse arriva un giorno in cui si sopravvive a due presentazioni da 20 minuti l’una e si può finalmente dire di aver capito. Badate bene, non di aver capito tutto – che è un traguardo ancora lontano e forse irraggiungibile – ma di aver capito il motivo per cui tizio ha parlato, l’introduzione del suo discorso e la conclusione. Sui dettagli siamo ancora lontani, ma il filo del discorso c’è.

Ebbene, quel giorno è stato oggi. Sarà stato l’impatto sconvolgente del congresso della scorsa settimana – o forse a furia di sentire la stessa solfa davvero comincio ad ingranare – ma oggi sono rimasta sorpresa dalla mia capacità di intendere e comprendere. Signore e signori, ho piantato la mia bandiera nella terra degli astrochimici. La mia bellissima bandiera a forma di asciugamano da cucina bucherellato. Ma è qualcosa. Presto, con un po’ di altra stoffa che recupererò in giro, tirerò fuori un drappo degno di questo nome e vi dipingerò le parole della vittoria “Vi capisco”.

Tutto ciò però è solo lo sfondo dell’argomento principale di oggi. Molti scienziati sono uomini, anche se per fortuna il numero di donne sta aumentando sempre più. In un’ottica puramente egoistica, tuttavia, il fatto che gli uomini costituiscano la maggioranza è un indubbio vantaggio, per due ragioni: la prima, che terrò per me per evitare di essere insultata male, e la seconda, cioè che la grande disponibilità di fauna sul posto di lavoro fa sì che ci sia ampia scelta e possibilità di accontentare tutti. Tradotto, si trova sempre qualcuno a cui fare il filo, e trovo che questo sia piuttosto delizioso per i giovani scienziati che cambiano spesso città e non hanno affetti stabili.

Quel che non mi aspettavo, invece, è che esistessero e colpissero con più ardore del dovuto le crush scientifiche. Le chiamerò così per sottolineare il carattere imbarazzante del fenomeno.
Del tipo che un giorno, dopo un’ora e mezza di ricerca bibliografica, trovi un articolo perfetto, scritto da una sola persona, lo leggi ed esclami dalla gioia “ma io ti sposo!” all’autore, senza nemmeno sapere se è un matusa o se è freschino di PhD. Dopo aver avuto in testa il nome di tale tizio per l’intera giornata, lo cerchi su internet e scopri che non solo è praticamente un genio che ha vinto un sacco di premi, ma è pure giovane e sei tipo “wooow”. Il giorno dopo, a seguito di una registrazione in corner ad un meeting del giorno successivo, ti ritrovi una sua mail – sua, di lui, di “io ti sposo!” – dentro la casella di posta e, beh non ne approfitti? Al che componi la mail più da fangirl di sempre, che ti senti pure un po’ idiota, ma tanto gli scienziati si parlano così no? (PIeni di incoraggiamenti e complimenti, tolto solo che io non ho ancora il bollino autentico da scienziata). Il giorno dopo ancora ti colleghi al meeting, senza pensare che chi ti ha inviato il link per partecipare forse – ma dico forse eh – sarà lì anche lui e così ti trovi B.A.M. di fronte al naso, che se ci aggiungi una S fa “SBAM!”, che è esattamente il rumore dei miei neuroni quando hanno visto la sua faccia sullo schermo. Dopo aver ponderato tra un discorso e l’altro se scrivergli in chat o meno, quello si scollega ancor prima che tu abbia capito che il meeting è finito e così lasci stare.

Poi due ore più tardi apri la casella di posta per abitudine e – che mi venga un colpo! – ci trovi la sua risposta:”Spero di vederti ai meeting in futuro, quando torneremo a farli”.

jessytherebel.exe ha smesso di funzionare

La mia faccia si tinge di rosso, la sudorazione si fa intensa, le mie labbra si arricciano in un sorriso irrefrenabile. Battiti cardiaci persi di vista. “Spero di vederti…” Ma io spero di vederti piuttosto! Già me lo immagino il nostro primo incontro nel duemilaboh: gli stringerò la mano e sbaglierò persino a dire buongiorno, diventando fucsia e sperando di avere una pala a qualche metro da me per farmi una fossa prima che possa ricordarsi della mia faccia. Ma sarà già troppo tardi. Quali avventure mi aspetteranno…!

Ho un debole per la scienza, e ancor di più per chi la produce.

jessytherebel, che oltre ad aver ritrovato la voglia di scrivere, ha anche capito che il dottorato sarà sentimentalmente impegnativo. Ha ceduto davanti a 30 pagine di articolo… figurarsi cosa farà davanti a dei veri Doc…

Crush scientificheultima modifica: 2020-06-24T23:50:00+02:00da jessytherebel
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