Nuvola di smog

Sono sul raccordo autostradale, in una calda domenica di giugno. Oggi ho in programma un’intera giornata fuori casa e mi sono appena resa conto che ho lasciato la mascherina sulla scrivania, ad una quantità di km sempre maggiore da dove mi trovo. Insomma oggi giocherò ad evitare le forme di vita umana, che poi è quello che faccio quasi tutto l’anno, perciò sono abituata.

Ad esser precisa, con “giornata fuori” non intendevo proprio fuori dalle mura di una qualsiasi casa, ma semplicemente fuori da casa mia, che vista la situazione è un gran bel traguardo. Sto cercando di decidere se ci sia traffico o meno, quando noto che nella corsia opposta c’è quasi la coda: torinesi che scappano dalla loro città.

Insomma, non importa dove vivi, quello che ti accadrà puntualmente a fine settimana è svegliarti in preda all’incapacità di sopportare per un minuto di più le pareti di casa e, molto probabilmente, anche chi ci abita dentro. Così l’unica salvezza risiede nel mondo là fuori e precisamente in un posto fuori città per i torinesi e a Torino per me.

Tanto se guardiamo le proporzioni con cui loro scappano e i provinciali arrivano, sono comunque in vantaggio io ad andare in una città mezza vuota. E mentre mi avvicino sempre più alla mia destinazione, non mi è difficile capire perché. Le macchine ferme ai semafori soffrono non solo il sole a picco sulla carrozzeria, ma soprattutto quello che hanno dovuto sopportare da parcheggiate, chi le guida soffre due volte tanto. Tengono i finestrini aperti, annegando in una nuvola di smog ogni volta che scatta il verde, alcune particolarmente evidenti per l’aerosol grigio/nero che si lasciano dietro. E qui mi domando: possibile che mai nessuno abbia pensato di rendere obbligatorio un cambio della marmitta catalitica ogni tot anni? Proprio perché, essendo catalitica, prima o poi si intasa e non svolge più il suo lavoro e quindi inquina i polmoni non solo dei torinesi, ma anche delle altre specie animali e non che transitano qui? E pensare che ci farebbero anche un bel mercato.

Comunque, questi poveri diavoli tentano la fuga verso località meno affollate e mentre si spostano tutti insieme verso la periferia, portandosi dietro lo smog che generano loro stessi, lasciano una sorta di alone d’assenza in città, che andrò ad occupare io pur di vedere qualcosa di diverso da
LAVORO LAVORO LAVORO LAVORO LAVORO LAVORO

Infatti, pur avendo concordato con la mia amica di portare qualcosa da studiare, io sto scrivendo qui, perché la domenica è sacra e non si studia più.

Ho istituito il Weekend del Tesista.
Il tesista è una creatura mitologica che è arrivato ad un punto della sua carriera nel quale ha faticato veramente tanto, ma nonostante tutto, in mano stringe ben poco. Infatti, il fatto di potersi laureare (e qui parlo di chi ha una tesi che vale tanto, tipo un quarto di magistrale, come peso in cfu), non significa assolutamente nulla, perché egli dovrà ancora sgobbare per altri minimo 6 mesi in un lavoro fresco di messa a punto, una novità accademica, la tanto agognata ricerca scientifica sulla quale ha sognato ad occhi aperti per quattro anni e mezzo o più.

Se prima ho usato la parola sgobbare, non l’ho certo fatto per caso: un bel lavoro di tesi richiede impegno e tempo ed è soprattutto quest’ultimo a mettere in crisi la vita del Tesista. Infatti, per motivi ancora da chiarire, la tesi ha un grande potere: risucchia tutto il tempo che uno ha. E non importa se oltre alla tesi non c’è altro da fare, lei allargherà comunque tutti i suoi (numerosi) tentacoli fino ad abbracciare tutte le ore del giorno… e magari tentando di aggrapparsi anche a qualcuna della notte.

Ecco perché è stato necessario istituire un valoroso antagonista, qualcuno che fosse abbastanza audace e vigoroso, da combattere fino allo stremo contro la piovra-mangiatempo. Capace di raddoppiare la sua forza con l’esposizione solare, il WdT (non suona importante?) compare il sabato mattina e ti si siede sulla scrivania, comincia a fissarti con uno sguardo sospeso tra il rimprovero e la seduzione, fino a quando, sentendoti troppa pressione addosso, non desisti e abbassi lo schermo del portatile. Ti offre una mano per alzarti, aspetta che tu sia in piedi sulle tue gambe e poi ti rifila un calcio in culo per spedirti il più in fretta possibile lontano dalla camera, dalla scrivania, sedia, ma soprattutto dal computer, ovvero il mostro infame di cui si serve la piovra per mantenere attive e luccicanti le tue sinapsi anche quando non vorresti.

Dopodiché ti bisbiglia una frasetta magica nelle orecchie e passa il resto del tempo ad osservare compiaciuto la sua innata bravura. Signore e signori, missione compiuta.
In fondo, per convincere una persona che il mondo là fuori sia più bello di quel che può esserci all’interno di un pc non è un lavoro impegnativo quando si ha tra le mani un esemplare di Tesista, tuttavia bisogna bypassare i dottorandi che aspettano i commenti sui risultati dei calcoli, i professori che aspettano una fetta di tesi e tutto il senso del dovere lievitato all’interno del povero Tesista, che anche non volendo si è lasciato occupare da tale responsabilità, soprattutto in seguito all’offerta del dottorato.

E se la piovra è già forte di suo, Messer Dottorato è ancora peggio. Lui gioca sporco, quando cala la carta “Stipendio” nessuno sa tenergli testa e rade tutti al suolo. WdT scappa in preda ad una crisi di lallazione (grazie PREFIT) e quella bestia di Tesista deve cavarsela da solo. Ma in fondo, lui è l’unico a saper gestire bene gli effetti di “Stipendio”: fantasticando su quante cose potrà permettersi con tale equipaggiamento, si perde nei weekend di shopping e turismo a cui potrà dedicarsi e – per una volta tanto il vita sua – si salva da solo. Trascinato infatti dall’entusiasmo dell’avere un intero mondo da scoprire ai suoi piedi, eccolo lasciare casa in preda al buon umore ed esplorare le zone limitrofe ed economiche che con il suo misero budget può permettersi.

WdT torna a casa la domenica pomeriggio, si sveste della sua armatura e si sofferma davanti allo specchio. Così, senza troppi ornamenti, si guarda in ciò che è veramente, soddisfatto del suo lavoro.
Organizzazione Ferrea sorride a labbra serrate, va a coricarsi a letto e si prepara mentalmente per il lunedì mattina.

Nuvola di smogultima modifica: 2020-06-21T22:30:29+02:00da jessytherebel
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