Qui ed ora

Oggi smetto di lavorare un po’ prima, torno a fare un salto su questo blog. Dall’ultimo pezzo, il 28 gennaio, è passato un mese e mezzo, e quasi non mi sembra possibile che io abbia trascorso tanto tempo senza scrivere nulla. Però se mi soffermo a pensarci un attimo e mi chiedo quanto spesso faccio qualcosa per me e non “perché devo”, la ragione mi appare un po’ più chiara.

Mi tornano in mente tutte le sere in cui, al posto di andare a dormire, ho acceso il computer per fare qualcosa che mi andasse, ma, troppo stanca per mettere in ordine i miei pensieri, ho lasciato a netflix l’ingrato compito di portare la mia testa altrove. Mi tornano in mente tutte le volte che ho pensato di scrivere qualcosa sul mio diario privato, ma ho posticipato per finire qualcos’altro di apparentemente più importante. E non ho mai preso la penna in mano.

Un po’ so che se qualcosa non succede è perché non rientra nella nostra top ten delle priorità, però so anche che me la sono cercata. Nei giorni come oggi, in cui lavoro da casa e quindi mi ritrovo a dover condividere il tempo dedicato alla chimica con quello dedicato alle faccende di casa, mi rendo conto che il mio approccio alla lista di cose da fare è un po’ come quello di un omino di fronte ad una montagna, che si fa prendere dall’ansia per l’altezza del monte e si dimentica completamente dell’esistenza del sentiero per scalarlo.

Mi sembra sempre che ci sia troppo da fare e ancora prima di cominciare già mi arrabbio per tutto il tempo che impiegherò a fare cose secondarie. Un applauso. Oggi ho provato a prenderla in modo un pochino diverso. A ritenere utili attività come fare la spesa e cucinare il pranzo per domani, ad esempio. Che detto così suona come se io fossi matta, ma immaginate voi, due giorni scarsi dopo una riunione, con un piano di lavoro per le prossime due settimane (tradotto, una quantità notevole di roba da fare) a fare pausa dal lavoro con una visita al macellaio, o al fruttivendolo. A dire “bene, sono le 12.30, vado a mettere su da mangiare” (ebbene sì, in Piemonte si indica così l’atto di cuocere del cibo sul fornello), mentre state aspettando un risultato da tre ore, o soltanto a smettere di lavorare alle 18, continuando a condividere la stessa stanza con computer e appunti. Ho appena riassunto i drammi dello smart-working, lo ammetto. Fortunatamente non ho da lamentarmi su vicini rumorosi, bambini che non vanno a scuola e cose simili, perché questo è un posto tranquillo e…

MOMENTO! Informazione di servizio: mi sono trasferita. Che poi è anche il motivo per cui da fine febbraio ad adesso non ho più scritto nulla, un po’ perché sono stata veramente impegnata, un po’ perché ero nelle stesse condizioni psicologiche della carta straccia, e quindi non il mood migliore per scrivere. Per scrivere cose leggere, sia chiaro. Comunque, questo ha apportato due grandi cambiamenti nella mia vita: ho perso i miei negozi di fiducia; ma ho anche guadagnato una scrivania in camera. E non vi dico quanto ringrazio di avere un posto mio per lavorare e non dover fare tutti i santi giorni la spola avanti e indietro dalla camera al salotto. Non commento quanto sia comodo lavorare al pc su un tavolo rotondo, immaginatevi solo dove potreste appoggiare il braccio con cui usate il mouse (ed evitate con tutte le vostre forze che ciò accada).

Dicevamo, questo è un posto tranquillo e quindi riesco a lavorare bene. Che poi, oggi mi sembra che sia il primo giorno in cui lavoro da casa, come se i miei ricordi di venerdì e domenica scorsi si siano inceneriti… Ma non voglio spendere altro tempo a pensarci. Insomma, questa è un’ulteriore prova del fatto che spesso e volentieri, quando faccio le cose, ho la testa altrove, così alla fine mi sembra di non averle nemmeno fatte.

Ultimamente se ne parla molto, dell’essere presenti, della mindfulness, del qui ed ora… Anche se ammetto che il mio primo approccio con la logica del “qui ed ora” è già avvenuto mesi fa, parlando con la psicologa, nel tentativo di risolvere la mia tendenza malata a preoccuparmi per cosa che succederanno tra mesi o magari anni, rendendo il carico di ansia e paranoie che mi porto sulla schiena qualcosa di insopportabile.

Detto ciò, per quanto riguarda invece l’essere presenti, sarebbe davvero un bene se ci riflettessimo un po’ tutti quanti sopra. Se al posto di farci divorare il cervello da una lista infinita di cose da fare, ci mettessimo in pausa e pensassimo al fatto che finora stiamo stati vivi e abbiamo fatto tutto il necessario non solo per sopravvivere, ma anche per vivere.

E magari potremmo prenderci anche un momento per noi, per fare qualcosa che davvero ci va, per farlo meglio del solito. Io ad esempio ho scaricato da poco una ventina di files con dei risultati su cui fantastico da pranzo, però li ho salvati in una cartella, ho preso le cuffie buone (quelle che fanno sentire la musica veramente bene), ho preparato una tisana (più per il freddo che per la sete), ho scelto un album da youtube e sono venuta qui a dare sfogo ai miei pensieri. E per oggi basta. Sono le 18 e faccio qualcosa per me, oggi che posso.

Perché poi è questo il punto. Se non ne approfittiamo quando ne abbiamo la possibilità, allora quando? Non quando avrò davvero una scadenza, non quando sarò a una ventina di chilometri di distanza e mi servirà un’ora per tornare a casa, non quando dovrò ancora andare a fare la spesa e nemmeno quando avrò talmente mal di testa che non riuscirò nemmeno a formare una frase di senso compiuto (specie quelle tanto lunghe, con poca punteggiatura, che sembrano un pochino un flusso di coscienza, come piace a me).

E poi è ancora più magico fermarsi, respirare un po’ e rendersi conto di stare bene. Che spesso questo pensiero mi ha fatto paura, perché non pensavo di poter stare bene anche lontano da tutte le persone a me care, dalla mia casa e dai miei posti preferiti, e invece ci si riesce. Ci riesco pure oggi, dopo soli nove giorni in una nuova casa, io che odio traslocare e lasciare i posti in cui metto le radici.
E rendersene conto è importante, perché poi finisce che le esperienze terminano e uno si dimentica di tutti i progressi. E poi gli tocca ricominciare da capo.

Qui ed oraultima modifica: 2021-03-10T18:01:12+01:00da jessytherebel
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