Non so più se è un sogno o un ricordo. Le lacrime hanno offuscato i confini della mia mente. Ma chi sono io, per piangere così a lungo?
Che in fin dei conti non serve a niente, perché ormai il danno è stato fatto, non c’è modo di tornare indietro e modificare un po’ il corso degli eventi. Ma tutto ciò non ha minimamente senso.
Piango di rabbia in nome delle ingiustizie, in nome di tutte le disgrazie che succedono senza una spiegazione logica. Per tutti quelli che non se lo meritavano… Piango perché io sono distante e non posso fare nulla, piango perché non mi sono accorta di nulla…
Certe storie sono peggio degli incubi, darei di tutto per svegliarmi adesso. Era un incubo ad ottobre, è stato un incubo giovedì. No.
È successo tutto per davvero. E mentre i miei occhi si asciugano lentamente, sento che le forze mi abbandonano, le palpebre si chiudono, le labbra non tentano più di tornare lineari, le spalle si lasciano andare, aggrappati gli avambracci al tavolo. Non c’è nemmeno un motivo per alzarsi da questa sedia e andare a dormire. Il mondo è ingiusto.
E io soffro per questa ingiustizia, anche se non mi tocca da vicino. Perché conosco il vuoto e so cosa porta con sé.
In memoria di S.B.O.