Ed era solo un portapenne!

Wow, sono ancora viva! Non ho più scritto per un po’ ma esisto ancora: solo comincio ad avere qualche problema mentale – e siamo a metà ottobre – per cui dico e faccio tante cavolate, qualcosa in più del solito.

Questa mattina ho avuto la fantastica idea di lasciare il portapenne a casa… Le cose che non sono successe in quelle cinque ore… Mio Dio!
Arrivo a scuola completamente convinta di avere tutto ciò che mi serve, ansia compresa, perché filosofia e italiano insieme sono qualcosa che la mia mente fatica a concepire. Solo quando apro lo zaino per prendere il libro di arte vedo che non c’è il portapenne. Primo pensiero: avrò visto male.

Non avevo visto male. Cominciano le imprecazioni in silenzio e mentre la prof comincia a spiegare io tento di racimolare almeno una penna e una matita: possibile che nella classe io sia l’unica ad avere le cose doppie? Avrei voluto chiedere a me stessa un penna, almeno l’avrei avuta. La mia compagna di banco lascia a casa libro di arte e quaderno di chimica e io riesco a prendere appunti con la sua matita sul mio libro di arte.

Racimolo una penna per chimica e tutto fila liscio anche in povertà: prendo appunti sul quaderno come al solito e faccio pochi errori (o nessuno? Non mi ricordo di esservi innervosita per un errore, quindi immagino di non averne fatti).

Terza ora: verifica scritta di filosofia e sottolineo scritta. Dopo aver superato un attacco d’ansia pre-test mi lancio nelle domande del compito con un solo obiettivo: fare in modo che la penna che sto usando non finisca proprio mentre sto scrivendo. Per un’ora vado avanti così e dopo svariate preghiere in aramaico e sanscrito (per la felicità dei romantico anglo-tedeschi) concludo la prova su Freud decentemente.
Vi spiego: io so di averla fatta bene, ma generalmente il voto di filosofia che credo di aver preso è sempre superiore a quello reale, per via del mio linguaggio semplice e comprensibile. Insomma non parlo come se fossi davanti alla regina d’Inghilterra.

C’è l’intervallo e posso tirare le somme della mia dimenticanza… durante le tre ore appena passate ho avuto modo di sentire la mancanza di tutto ciò che non avevo con me: la gomma, l’evidenziatore arancio, un temperino! Ma soprattutto, il BIANCHETTO. Perché io sbaglio, specialmente in filosofia, e cambiare idea su una frase è ciò che di più fastidioso esiste se non si ha qualcosa per cancellare in mano. E la vicina di banco, in questo caso, non aiuta: su sei penna ne ha cinque finite e una rotta, solo una matita, niente gomma.

Mi viene dunque l’idea di controllare se “quel foglio che ci aveva dato il prof da stampare” fosse nella cartellina o nel libro di latino. Era a casa.
Volano altre imprecazioni nell’aria pesante della classe, mendico una fotocopia e decido di andare alla stampante… Brava! La tessera delle fotocopie dov’è?

Nel portapenne… Comincio ad averne abbastanza di questa giornata. Racimolo anche quella, vado alla stampante e trovo una coda madornale… Passa accanto a me una prof a cui si smonta lo zaino all’improvviso, poi arrivano due mie compagne e dopo vent’anni circa di attesa faccio sta benedetta fotocopia. Ritorno alla mia classe e vedo il professore dell’ora successiva appostato dietro la porta, pronto ad entrare…
“Con la fortuna che ho oggi, stai a vedere che questo mi estrae e mi interroga” penso, e mi sento come un calvinista: predestinata.

L’ansia lascia il posto allo sconforto e all’espressione “tanto ormai” che lascia ben intendere le speranze di salvezza. Inizio la ricerca disperata di una matita e alle 12.10 la trovo. Il professore non ha interrogato grazie a tre “badola” che sono venuti in classe a far propaganda per le elezioni dei rappresentanti d’istituto, con la falsa speranza che qualche liceale voti un geometra o un ragioniere. Apriamo una piccola parentesi al riguardo.

A parte il fatto che l’inizio della campagna è stato penoso, che persino il prof è andato a farsi un giro in corridoio e che iniziare con “vogliamo fare le felpe d’istituto” equivale a iniziare un concerto con una bella stonatura, l’astuzia dei tre è stata quella di lodarsi buttando merda addosso agli altri. Ora: se volete fare una bella figura magari evitate questi paragoni e magari, dico magari, vi trattenete un pochino dal parlare male dei passati rappresentanti del liceo ad una quinta, visto che un pochetto la gente la conosciamo. Punto secondo: va bene che siamo una scuola unita sotto un unico preside (che tra l’altro favorisce un indirizzo e non l’altro), ma veramente vi illudete che la gente del liceo voti per quelli dell’itis? E vale anche per il contrario. Non si può pretendere di annullare l’attrito tra due scuole così all’improvviso! Dieci punti all’itis per averci comunque provato.

Grazie a questi tre comunque mi sono salvata la pelle, insieme agli altri ventitré della classe, e il prof si è messo a spiegare. Non è stato carino scrivere a penna sul libro, ma è stato meglio che doverlo raccontare. Quand’è suonata la campanella all’una ho lasciato andare un sospiro di sollievo e ho restituito tutta la roba che mi ero fatta imprestare, con una sola idea in testa: 

oggi enorme pausa prima dello studio e…
mai più lasciare il portapenne a casa!

La vostra povera smemorata jessytherebel

Ed era solo un portapenne!ultima modifica: 2014-10-16T18:26:03+02:00da jessytherebel
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