L’inferno nella mente

16 lunghe pagine di ticket one per un totale di 1001 concerti e sono riuscita a trovarne ben 4 che mi interessano! Inutile dire la quatità di spazzatura che circola in mezzo agli eventi seri, sta di fatto che a parte i Pentatonix (di cui ho già un bel biglietto VIP in tasca) ho aperto altri tre link, precisamente di Halestorm, Nickelback e Lindsey Stirling.

Commenterò in diretta luoghi e costi per riparare a due settimane senza articoli.
P.S. ieri ho preso la patente e non sto a scocciarvi col racconto dell’esame.

Apro la pagina di Nickelback e trovo una data a Torino, tre giorni prima del mio prossimo compleanno. Potrei anche commuovermi *-* i posti migliori se ne sono già andati… bene! Sebbene questa band sia stata una delle cause della mia prima relazione guardo oltre, ovvero il cantante. Santo cielo! Mi conviene pensarci.

Apro la pagina di Halestorm e scopro che il concerto è tra 17 giorni. Ciao Lzzy Hale!

Arrivo a Lindsey Stirling. Le mie speranze si ripongono in lei. Luogo: Torino. Data: primo luglio -.-”” le mie speranze crollano in stile frana e trattengo un palmface. No, non l’ho trattenuto. Cerco di scoprire il numero di posti disponibili per fare una stima della percentuale di vendita e fallisco miseramente.
Intanto Verga mi chiama a gran voce dalla cartella.

Va bene che sei un siciliano e io ci tengo particolarmente ai siciliani (soprattutto a uno che ha circa la mia età), ma non hai diritto di lanciare questi richiami! Specie perché ogni volta che dico “oggi studio” oggetti viventi e non sanno che sto dicendo ciò che non farò o comunque che farò ma non come voglio io. E anche se usano il regime del Terrore per convincermi a buttare il naso sui libri non mi muovo di una virgola dalla mia linea di pensiero.

Tra l’altro, è anche poco utile ripetere che l’università sarà peggio del liceo, perché senza filosofia, storia e letteratura non può che essere migliore (per me). E una buona fetta di matricole uscite da un liceo confermerà questa obiezione. Anche quelle che si sono buttate a storia o filosofia perché sprezzanti della matematica e della chimica. Insomma, saremmo d’accordo.

Sta di fatto che dopo aver passato un pomeriggio in un parcheggio ad aspettare il mio turno di rischiare la pelle con un esaminatore in macchina il  mio cervello non è in grado di elaborare il concetto “devo studiare” e quindi si limita a produrre frasi da blog. Quindi mentre ci siamo indagheremo il perché dei miei raptus di scrittura.

Quando sono strafelice non scrivo. Perché le parole non sono adatte a rendere la felicità e quel senso di benessere interiore che si prova – secondo il mio modesto e “inutile” parere – mentre sono molto più efficaci per mandare qualcuno a fare in culo, per esempio, o per sfogarsi di tutti i casini in cui siamo immersi ogni giorno. Insomma posso dire: che settimana di merda!
Iniziata con lo strascico di un raffreddore che si diverte a farmi sanguinare il naso senza un motivo preciso e con la consapevolezza di passare sei giorni di fuoco, mi alzo dal letto perché devo finire di ripassare matematica: poco dopo la prima interrogazione. Come saprete, io e mate andiamo d’accordo e finisce tutto bene, il resto della mattinata trascorre con discorsi di cui porto le conseguenze mentali ancora adesso, alimentate dalla pubblicità di La5 ogni sera intorno alle venti e qualcosa. Sì, quel genere di discorsi che si fanno a voce bassa come se si parlasse di affari loschi e che sconfinano in fantasie che è bene censurare, ma che trastullano tanto le anime sole.

Ok, io non sono un’anima sola. Ma tanto più avere un soggetto reale nell’immaginazione aiuta a peggiorare la situazione e ad impedire di stare attenti alla lezione.

Il giorno successivo inizia all’insegna del pericolo di crisi di nervi, che viene sfiorato più di una volta, ma senza crolli imprevisti. Incazzatura alle stelle, ma tranquillità dopo le cinque. Studio matto di filosofia, odio verso Hegel e salvezza per Feuerbach e Marx.
Mercoledì sveglia alle sei meno qualcosa, leggo ex novo i miei appunti a tempo record e faccio la verifica. Ora: mi permetto di aprire una piccola parentesi ed affermare che ogni verifica di filosofia dall’inizio dell’anno è stata un’immensa botta di culo perché io meno ci capivo e più prendevo un voto alto; ancora ricordo la domanda su Fichte fatta per grazia di Dio (ammesso che esista e bla bla bla – maggiori informazioni nella lettera idiota di febbraio, cercatela -) con voto nove senza capire il perché. Io vado male di filosofia ok? Male! Mi fa schifo! Ho pure il commissario esterno ed è bene che sappia che io non me la cavo bene, che se mi chiede gli elementi in comune tra Freud e Marx io gli rispondo che sono “maestri del sospetto perché l’ha detto venti volte il prof di italiano” e che entrambi mi sono piaciuti abbastanza. Stop. Conosco gente che ne avrebbe da dire per un’ora. Con me non succederà mai!

*mi accorgo per caso che una cartolina di Bottega Verde propone una settimana “alla scoperta della Sicilia” questo è troppo*

Arriva il pomeriggio con questo esame – odioso – della patente, per cui ad un tratto penso che sarebbe meglio la maturità in quanto conosco bene le mie capacità, mentre in strada non si sa mai che fanno gli altri. Pedoni che si lanciano in mezzo alla strada, gente che taglia la strada, camionisti schifosi che vanno ai tre all’ora e solo io so quante gliene vorrei dire, ma ora ho la mia patente in tasca e ciò significa solo una cosa: ciao autoscuola! Abbiamo chiuso, finalmente!

Ci sono persone che una volta intascata la propria patente di guida riescono ad appropriarsi di una macchina e sono in giro 24 ore su 24 – e ne conosco – e poi ci sono io che non vedo l’ora di infischiarmene di ciò che succede per la strada, incollare la faccia al finestrino e guardare il mondo intorno a me, farmi delle passeggiate anziché delle mezzore al volante a calcolare se il veicolo arriverà prima o dopo di me al fondo della strada… no, per favore! Già la scuola è un dramma di suo, ci manca solo più l’autoscuola. Da oggi niente più pomeriggi interrotti, concentrazioni forzate, macchine aliene. Le strade del mio paese, deserte, col cielo limpido e i cani che abbaiano alla gente che passa. La calma, il silenzio, la riflessione profonda. Ti accorgi della loro mancanza solo quando non puoi più usufruirne. Quando decidi volontariamente di farti un bel furto e rinunciare alla tua dose giornaliera di libertà e noncuranza.

Forse vi sembrerà strano, ma io, spirito solitario, ho bisogno di cavalcare nel cielo con gli occhi, seduta su una panchina, di fronte ad una piazza vuota.

L’inferno nella menteultima modifica: 2015-03-12T17:22:11+01:00da jessytherebel
Reposta per primo quest’articolo