Ragionamenti pericolosi

Stavo tentando di completare una sfida di lettura (le uniche che riesco a fare bene), ma come al solito la parte più difficile viene nel momento in cui mi devo ricordare: i libri, i titoli dei libri, chi ha scritto i libri. Che a volte me lo chiedo che roba mi circola nel cervello, se nemmeno le cose che mi piacciono ci restano per un po’. Insomma, questa cosa si chiama “reading challenge”, inventata da non so quale persona, e la stiamo facendo io e la mia migliore amica. Gli altri non so, nessuno ci ha detto nulla e quindi presumo che nessuno se ne sia interessato, anche perché bisogna darsi da fare per completarla, e io ho già il sentore di perderla. E spero di trovare il modo di spiaccicarla qui nel blog da qualche parte, anche se non ho ancora idea di dove metterla, come al solito.

Resta comunque il fatto che prendo in mano il pc oggi, dopo che tre giorni fa avrei avuto da raccontarvi le frasi scandalose che sono prodotte in alcuni cervelli umani e, per carità, forse non dovrei inveire così tanto contro le persone, ma a me salgono gli istinti omicidi, e pur di calmarmi ho atteso a raccontare questi due episodi.

Primo: boiate uscite di bocca ad un operaio alienato, che se penso… no è meglio che io non dica cosa penso su questo primo dettaglio. Veniamo al dunque: parlava con mia madre – fortuna che non parlava con me perché sarebbe finita a insulti, già me lo sento – e se ne salta fuori col commentare “usi e costumi” di una certa ragazza che conosco. L’esordio con “Non sono un pedofilo, ma…” fa strabuzzare gli occhi quanto i neuroni, che già pregano di interrompere il collegamento con le orecchie per non dover fronteggiare un sacco di cazzate. Ma nulla, collegamento sano e salvo. Il discorso prosegue con un giro di parole sconnesse che vi riassumo per pietà: insomma, se per una volta in vita tua decidi di metterti un perizoma e se ti ostini a portare gli shorts anche se non sei una modella di Victoria’s Secret, ma per fortuna hai un po’ di carne addosso, non stupiamoci se la gente ti stupra. Dopo parole del genere picchierei la gente a sangue, per quanto mi faccia schifo. Torniamo sempre al solito discorso, le donne qualsiasi cosa facciano provocano gli uomini che, non si sa come, nell’arco di tre secondi perdono ogni forza di volontà e di controllo e saltano addosso alle donne come uno mezzo morto di fame su cibo fresco…. MA SCHERZIAMO?! E nulla, praticamente sessant’anni e mai una sinapsi che abbia funzionato decentemente. Ma ora vi dimostrerò che pensare cazzate non è una proprietà riservata solo al genere maschile.

Sappiamo tutti che finché si tratta di fare gli idioti, maschi quanto femmine, siamo tutti sullo stesso piano. Ma almeno le boiate sugli stupri uno spera di non sentirle mai uscire di bocca al genere più interessato – perché come spero sappiate, succede anche il contrario.
Questa volta l’interessata è una vicina di casa che ho sempre rispettato molto… per lo meno fino a quando non sono andata a trovarla l’ultima volta… Ecco cosa succede.
Vado da lei su ordine di mia madre (eh, sembra quasi farlo apposta, c’è sempre mamma in mezzo!), con l’obiettivo di fermarmi poco e soprattutto di correre a casa per andarmi a lavare i capelli. Nel frattempo ha già un’altra tizia in casa, che non so se giudicare colpevole o meno, dal momento che non ha espresso giudizi in merito a ciò che la signora protagonista ha detto. Iniziamo a chiacchierare. Di che si parla? Di scuola, perché ormai ogni essere vivente mi chiede solo più dell’università, che potrei quasi registrare le risposte su un nastro e portarmelo dietro per non dover più far fatica a rispondere.
Ora dovete fare lo sforzo di capire che se per voi è normale fare i pendolari, qui stiamo parlando con gente che non si è praticamente mai mossa dal paese in cui è nata, una sorta di Malavoglia (senior, che i junior han solo fatto casini o son morti). Così, pensare che dovrò andare tutti i giorni a scuola “fino a Torino” per loro è come un brutto regalo del destino. Roba che peggio potevi solo capitare in fondo all’Africa. E vi ricordo che disto da Torino una ventina di chilometri.
Ma la vera cancrena – Dio ne liberi! – sono i mezzi pubblici. L’inferno sceso in terra, dove gente di tutte le età e i peggio malpensanti si riuniscono ogni giorno per derubare e stuprare fanciulle carine e indifese. Vi prego, qualcuno venga a dirmi che c’è gente che ragiona di più…
Comunque vorrei fare un piccolo appunto. Ok che nel tempo ho guadagnato fattezze e comportamenti più femminili di quelli che possedessi tempo fa… Ma la vena da maschiaccio vive ancora sottopelle in me. Sul carina forse ci siamo, ma non il mattino alle 7.30 e sull’indifesa… Ammetto di non essere un super genio con la difesa personale, non le ho mai date di santa ragione a nessuno, anche se ne ho avuto più volte voglia, ma almeno se apro bocca qualcosa di assurdo esce. Non so cosa, ma tra le varie opzioni ci sono: a. turpiloquio da carrettieri negli incroci; b. urlo che sfonda i timpani; c. ultrasuoni che svegliano tutti i gatti di quartiere; d. calcio nelle balle e si salvi chi può. L’ultima non c’entra nulla, scusate.

Che poi, anche se io la metto sul ridere, la parte da palmface arriva solo dopo, con le testuali – Dio solo sa (se esiste) quanto mi sale il nervoso a pensarci – parole: “Sai, io l’ho vista nascere… ma in diciotto anni non l’ho mai vista una volta col tanga”.
Ma porco cane tappati quella boccaccia e riavvia il sistema… Ma che cazzo è?? A parte che avrei una lista di obiezioni da porre che la metà basta, ma poi davvero il tipo di mutande che metto cambia il mio livello di sicurezza di fronte ad un malintenzionato? Non è che quello prima controlla come sono vestita e poi decide cosa fare! E in ogni caso ho sempre più paura che mi rubino lo zaino, allo stupro nemmeno ci penso. Tanto, come si suol dire, con la paura di questo e quell’altro uno non dovrebbe nemmeno più uscire di casa, ma nemmeno mangiare, respirare… Io poi – pensate che bella situazione – potrei anche decidere di tapparmi in casa per precauzione, ma se un aereo ha qualche problema e mi finisce in pieno sulla casa tutti i miei sforzi se ne vanno a cortigiane in meno di una frazione di secondo.

Dopo questa poco utile digressione ecco un breve ventaglio di obiezioni da muovere alla signora:
a. Come puoi dire una cosa simile, visto che mi vedi una volta alla settimana se vogliamo esagerare e per di più la maggior parte delle volte da almeno venti metri di distanza?
b. Come puoi sapere cos’ho sotto i pantaloni, visto che non sono solita girare con le chiappe al vento?
c. Cosa ti porta a credere che a seconda di come mi vesto nel mio paese, si alzano le probabilità di essere aggredita in un altro?
d. Non sono l’unica ragazza che usa i mezzi, li ho già anche presi da sola in mezzo al pomeriggio e mai un cane che mi abbia parlato, evidentemente la mia simpatia si fiuta già a gran distanza
e. Ti prego levati dalla testa che io sia uno zuccherino timido e gentile. No! A volte ci godrei proprio a dare un’immagine di me antipatica, arrogante e menefreghista, proprio solo per far capire agli over 40 che se mia madre sta zitta e non risponde, io invece ho già un’obiezione e una parolaccia sulla punta della lingua e non le dico solo per rispetto di mia madre.
Il resto ve lo risparmio, anche perché scriverle e non poter usare la voce per dirle è insoddisfacente. E tra l’altro, per chiunque di voi voglia provare a convincere un anziano o quasi che non funziona come credono loro, vi do un consiglio di cuore, e cioè lasciate perdere. Primo perché diventereste tanto nervosi voi, per un nulla di fatto. Secondo perché tanto sono cocciuti e di sicuro non aspettano un adolescente che gli faccia cambiare idea. Fortuna che non sono tutti così. Ma se per loro la città è ancora un mostro che corre devastando le zone tranquille e seguono un po’ troppi telegiornali… Cambiate argomento di discussione e portatevi due tappi per le orecchie la prossima volta.

L’importante ora è puntare sui giovani. Noi siamo il futuro. Noi dobbiamo avere la mente aperta.

Ragionamenti pericolosiultima modifica: 2015-08-23T11:55:22+02:00da jessytherebel
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