I misteri torinesi

Torino è una gran bella città, ma come tutte le città ha dei problemi: Roma ha il governo, Milano ha l’Expo e Torino ha me. Io per Torino sono un problema e un pericolo pubblico, specie quando tira l’aria di TARM (test accertamento requisiti minimi) e io mi sporgo ossessivamente verso il suolo cencando di contare quante fermate mancano per scendere dal tram. Riesco a contarle e per bere un po’ d’acqua sposto le dita e perdo il conto, da applauso.

A parte il risveglio traumatico, che mi sembrava di stare in un freezer e credevo di avere un gallo alle costole (residui di un incubo), tutto ciò alle 5.49 del mattino, arrivo in stazione alle 7 e qualcosa e all’università alle 8.25, dopo aver fatto il tragitto assieme ad un ragazzo che conosco dall’asilo!
Tento di conoscere altre future matricole in chimica, risultati: una Sofia che fa scienza dei materiali, una Giorgia abruzzese che segue Sofia e di fianco a me, prigioniera per 4 ore dell’aula A della facoltà di fisica, Francesca da Lecce, aspirante dottoressa. Probabilità di rivederle: palesemente sotto lo zero, quindi se per caso capitate su questo articolo e vi ricordate della tipa col golfino extralarge grigio, gli occhiali e quattro buchi alle orecchie, sono la Jessica con cui avete parlato e vi saluto ancora *manina che fa ciao*.

Se non fossi sveglia per miracolo mi metterei a raccontare per filo e per segno tutto quello che mi è successo, ma visto che non è così mi limiterò solo alle cose più curiose.

Le luci blu nei bagni a Fisica. Devo ancora capire se il blu consumi di meno e darmi una spiegazione a questo fenomeno, perché sono certa che non facciano meno male agli occhi: passare dalla luce solare al neon blu è… mistico?
60 minuti per venti quesiti di matematica. Decisamente troppi, finisce che ti annoi e cerchi qualcosa da guardare che non sia il tuo foglio, così ti ritrovi a scannerizzare la carta di identità della tua vicina leccese. Almeno posso scriverle per sapere come è andata, visto che ne abbiamo avuto di tempo per parlare!
Il treno (inesistente) delle 14.17. Quello che dovevo prendere io… puff! Scomparso. Dopo 6 minuti di ritardo ti sale il cattivo presagio e scopri la triste verità: per ovviare a giramenti di testa e probabili allucinazioni causate da un vuoto cosmico nella stomaco mi lancio fuori dalla stazione in cerca di cibo e creo un altro mistero.
Il mio stomaco che si chiede perché mangio un cornetto alle due e mezza del pomeriggio. Semplice: un panino era troppo impegnativo e io avevo una assurdissima voglia di zuccheri. Poi alle tre e mezza sono arrivate la carne e il contorno. La pasta ha messo le ali.

E io sono un po’ fusa. Stasera erano le otto e mi sarei di nuovo mangiata un sommergibile. Ho risolto con insalata, pesce, semolino e banana. Perché devo andare a dormire presto che ho le occhiaie che toccano terra, tra poco le tengo su con due paletti.

Dalla landa sanfranceschese così lontana dal centro di Torino è tutto, parola di una matricola condannata a fare la pendolare per i prossimi cinque anni al modico prezzo di 552 euro l’anno e 4 ore di trasporti al giorno. Un vero spasso.

I misteri torinesiultima modifica: 2015-09-07T21:45:52+02:00da jessytherebel
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