Piccole realtà di paese

Lo ammetto, bisogna proprio ridursi a fare schifo per ritornare alla decenza. E magari superarla anche.
Ohh finalmente sono qui sul divano – niente coperta e tazza di tè – col computer in braccio, che cedo alle tentazioni di Spotify pensando alla bella mattinata, trascorsa in compagnia della mia Giulietta tra libri, giornalisti e salatini. Così, per festeggiare l’anno e mezzo di lavoro. Già, sarebbe più corretto dire di amicizia, perché poi è quello che conta di più *momento tenerezza* Eh, io sembro un animale a volte, ma sono capace di diventare mooolto dolce, forse anche eccessivamente.

Comunque cosa c’è di meglio che presentarsi dagli amici con un regalino e cibo per sei? Nulla, per cui finalmente l’ho fatto anch’io. E stare lì in compagnia di segretarie, vigili e, perché no, anche il presidente della filarmonica, è quel che di meglio si possa volere…

Amo le piccole cose, e amo la calma di questo posto. Le vie in cui bene o male ci si conosce tutti, i negozianti che conoscono bene i loro clienti, sapere cosa preferisce la gente e fermarsi a parlare con gli anziani. Le conversazioni nei posti più impensabili, la gelateria di fiducia che è anche l’unica del posto… E le strade spesso vuote in cui puoi riflettere o fermarti a guardare gli alberi che perdono lentamente le foglie. Le luci dell’aeroporto, le scuole che hai frequentato, che son diventate belle anche loro adesso che non ci vai più. Niente bus e treni, niente frenesia. Non avere bisogno della macchina per spostarsi. Credo che tutto ciò si possa apprezzare solo dopo essere stati in mezzo al caos: Torino.

Gente che nemmeno si parla sui bus, perfetti sconosciuti che fanno le stesse strade ogni giorno, si va in crisi se un mezzo ritarda, si corre agli incroci, sui marciapiedi, sono di fretta, dai forza, mai una volta che entri nello stesso bar, c’è così tanta gente che non sai nemmeno chi ti sta intorno, fai fatica anche a ricordare i nomi… E l’inquinamento, i borseggiatori, quelli maledetti che si accodano alla metro, quelli che sputano ovunque e mettono le mani dove non dovrebbero… Qui il massimo che mi può capitare è beccare un cane vagabondo che inizi a seguirmi, e vedendo che fissa un po’ troppo le mie caviglie, io cerchi disperatamente intorno a me qualcosa per “distrarlo”. Oppure se la giornata va storta becco un coglione che guida come un disgraziato e per poco mi fa i piedi, o volendo un coglione junior che apre la bocca solo per farle prendere aria.

E per quanto sia scomodo stare lontano dal treno, lontano dalla società (che poi spiegatemi dove la collocate a sto punto), per quanto sia difficile spiegare ad un novellino della zona dove diamine sia collocato il posto da cui vengo, e per quanto tutti dicano che sia un brutto posto dove non c’è niente (a parte aria meno inquinata, teste vuote che non siete altro) io preferisco cento volte questo paesello a confronto delle città affollate dove la villetta tranquilla te la sogni e se hai un cane in casa già un problema, dove c’è più cemento che terra, e dove le piante sono un miraggio. Bleah.

E poi hanno il coraggio di lamentarsi che il letame puzza. Loro che hanno dei marciapiedi più pisciati di un gabinetto pubblico e sembra che la civiltà sia scomparsa. Ok, i porci stanno ovunque, ma non ci va un genio a capire che il marciapiede non è fatto per quello. E d’altra parte se qui esistono i prati e le piante per quelli con la vescica poco capiente, lì più degli incroci e delle entrate dei palazzi non trovi. Ma rimanete pure lì. Fate un grosso favore a tutti, specie a quelli come me che hanno ancora il paesello un filo pulito.

Tornando all’argomento da cui sono partita, ovvero il dolce poltrire a casa propria, un grazie speciale va a chi mi ha dato forfè per il pomeriggio: non potevate farmi regalo migliore. Grazie!

Piccole realtà di paeseultima modifica: 2015-12-12T15:52:20+01:00da jessytherebel
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