Riflessioni su un uovo

“Vado a sgusciare le uova!”
E sparì.

L’uovo. Pieno di insidie. Pensate che un affarino così non vi dia problemi, ma nell’arco di tre minuti è capace di ridurvi alla pazzia. E questo perché un’apparentemente innocua cellula uovo, da sola, per avere delle dimensioni così smisurate, deve possedere qualche strano potere.

L’uovo malefico, durante la cottura, acquista coscienza e, consapevole del fatto che vogliamo mangiarcelo, fa di tutto affinché noi non riusciamo a levarlo dal guscio, compreso tentare l’autodistruzione.
Ditemi, non è forse meraviglioso quando alzando un pezzetto di guscio se ne vanno anche 1 o due millimetri – in spessore – di albume? O quando il guscio viene via ma quella pellicina bianco opaco resta lì appiccicata e non appena la alzate succede più o meno un disastro come sopra?
Questi sono i veri momenti in cui sarebbe bello trovarsi dentro una camera insonorizzata e tirare giù tutto quello che ci viene in mente… E uso il termine “tirare giù” così rendo l’idea di cosa uno potrebbe dire in tale situazione.

Col primo uovo ho faticato eh… Il secondo per fortuna è stato coscienzioso e si è fatto svestire senza fare tante storie.

Dunque, tra tre giorni è Natale. Tutti che fanno il conto alla rovescia. Io anche lo faccio, ma per un altro motivo, una specie di “vediamo quanto riesco a studiare prima di ricominciare le lezioni” che ad essere precisi coincide con un tassativo “devo studiare ALMENO tutto quello che abbiamo fatto finora”.
Perché? Mah, perché tra la fine delle lezioni e l’inizio degli esami ci saranno sì e no.. .tre giorni? E qui la prospettiva di dare tutto al primo appello è sempre più quotata – pazza me – e verrà valutata durante gli ultimi giorni di vacanza, ma soprattutto nelle ultime tre settimane di lezione.

L’autovalutazione prevede: finire a tempo record stechiometria, studiare tutti gli appunti, e da lunedì prossimo cimentarsi in svariati esercizi di tre materie diverse in compagnia di nuove canzoni da provare, una biblioteca sempre più trafficata che chiuderà per ferie (oppure io e Giulia impazziamo e siamo comunque costrette a chiudere), la dolce compagnia di Dan Brown e possibilmente anche quella dei miei amici.
Non facile, non semplice, non veloce. Ma fare sette cose contemporaneamente è sempre molto figo. Quindi perché risparmiarselo.

In tutto ciò spero di riuscire a scrivere qui una simpatica lettera di Natale, oppure mi ridurrò a farla a fine anno perché non c’è un senso logico e questa cosa mi piace molto.
E ora passiamo ad un altro argomento.

Visto che siamo sotto le feste, fate un gesto di bontà anche voi: ricominciate a parlare civilmente con qualcuno a cui non avevate più rivolto la parola. Non dico che sia salutare al 100%, nemmeno che non ci siano effetti collaterali, ma almeno non starete più con quella schifosa sensazione addosso di essere tra virgolette in guerra con qualcuno e non vi ritroverete magari un giorno a constatare che ormai è troppo tardi per scusarsi o per riconciliarsi.

Non fatelo, davvero. A meno che dall’altra parte non ci sia una risposta totalmente negativa, e allora voi ci avete provato. Ma non buttate via l’occasione se ce l’avete. I film e i libri sono pieni di storie in cui due persone, divise da una lite, smettono di parlarsi, e spesso si ritrovano a conciliarsi sul letto di morte di uno dei due, o peggio ancora, non lo fanno proprio più. E una – o forse entrambe – restano con quel rimorso tutta la vita.

Ora, non voglio fare la parte di quella che “deve essere tutto a posto con tutti” perché sono la prima a fare sempre casini e so che una situazione del genere è irrealizzabile. Ma prendete le persone a cui tenete di più, e pensate: se questo fosse l’ultimo giorno disponibile per dir loro qualcosa, non cerchereste forse di manifestare loro affetto? Sistemare una lite non darebbe forse sollievo?
Capite che è un discorso che non funziona con le ferite aperte. Personalmente, con tutta la gentilezza del mondo non mi comporterei mai bene. Ma su quelle vecchiotte.

Son passati mesi, dei miei racconti di disperazione ce ne sono a bizzeffe nelle pagine di questo blog. Però adesso basta. Ognuno ha preso la sua strada, e se non è proprio quello che avevamo sperato, almeno non fa più così schifo com’era sembrato all’inizio. I kilometri restano gli stessi, noi due più o meno siamo sempre i soliti studenti dall’ansia facile, ma almeno io ho smesso di essere una fonte naturale di rabbia e nervosismo. Mi sono data una calmata e, guarda a caso, era una cosa che andava fatta da sola, senza appoggiarsi ad altre persone. Sono contenta. Questo rapporto l’ho aggiustato.

Ma non tutto può sempre aggiustarsi… e ce n’è una infatti che non aggiusterò mai!

Riflessioni su un uovoultima modifica: 2015-12-22T18:12:23+01:00da jessytherebel
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