Uni-sbam!

Sono ancora viva, ecco. Giusto per puntualizzare.
Come sapete questo non è l’unico posto in cui scrivo e purtroppo mi è anche toccato rinunciare a scrivere in pieno, vista la mia prolungata permanenza all’università. 4 ore di laboratorio al giorno che sono una figata pazzesca, lo ammetto, ma danno filo da torcere. Più che altro l’idea di non fare cazzate dalle 9 del mattino alle 6 di sera è possibile, certo, ma faticosa.
Restare lucidi è una di quelle cose per cui bisogna impegnarsi e quando ti chiedono se hai buttato via la soluzione di idrossido di ammonio e tu rispondi di sì, pensando a quella di carbonato di sodio… Capisci che sarebbe bene uscire dal laboratorio subito, prima di ridursi a versare acido cloridrico nel lavandino o girare con l’ammoniaca concentrata fuori dalla cappa.

Comunque tranquilli che, pur restando sotto cappa, ieri di ammoniaca ne ho sniffata che va bene. E poi vi siete persi sono un mese e una settimana della mia vita, quindi cosa sarà mai successo? (Qui preparate un palmface che è ora di sentirne delle belle)

Paradossalmente mia madre non si è ancora accorta di niente, peggio ancora i compagni di viaggio se ne sono resi conto eccome.
Sapete, quando una persona ha sbalzi d’umore così improvvisi, e passa dall’esaltato al depresso nell’arco di un quarto d’ora, deve pur esserci un motivo. Okay che già di mio sono una con l’umore altalenante, ma nei giorni passati ho fatto ben peggio.

Io al mattino prendo il treno. Sapeste quanta gente prende il treno! E niente, capita che un giorno ti siedi da una parte, un giorno dall’altra. Io non so perché ma mai una volta che sto treno freni alla stessa maniera e si fermi nello stesso posto, tocca sempre correre dietro alle porte. Comunque è iniziato tutto dal caso, in autobus.

Parlavo con una ragazza del terzo anno e questa ad un certo punto fa quattro parole con un tipo che manco so chi è. Ha l’esame di inorganica, fine della storia.
Il giorno dopo scendo dal treno e corro come una deficiente verso il 10N che altrimenti parte senza di me. Riconosco il tipo tra la gente e passandogli di fianco gli chiedo com’è andato l’esame. “23” risponde, chiaramente insoddisfatto. Ah già, ora ricordo pure che in metro si era fatto spiegare cose strane di cui ovviamente non capivo nulla. E che doveva passare alle sei di sera.

E niente, sono cose che mi capitano spesso e a cui manco faccio più caso. Ascolti sintesi di pezzi di programma che probabilmente affronterai in futuro, vedi un casino di gente e magari non la incroci mai più.

Ma questo tizio prende il mio stesso treno. Conosce gente del mio liceo, ma non è andato a scuola lì. Ho passato in rassegna cinque annuari quindi quello che sto dicendo è vero.

Una settimana dopo iniziano i casini. Nel senso che vedendolo non suscita più indifferenza, anzi… I giorni passano tra corse nella folla, autobus sbagliati e attesa che finiscano le due settimane di lezioni pomeridiane il prima possibile.

Mi impongo di lasciar perdere, non ne vale la pena. E poi lo rivedo e mi crolla il castello di balle che mi ero inventata per autoconvincermi ad ignorarlo. Due perfetti sconosciuti, nemmeno sappiamo come ci chiamiamo. Non so perché spesso ha l’aria incavolata o da svogliato, se di solito prende sempre 30, se laboratorio di analitica gli faceva salire il crimine (come a molti, del resto). So che è del secondo anno, fine della storia. E credo che lui sappia che sono del primo.

Poi ho iniziato laboratorio io, lunedì, e mi son detta “devo restare calma e concentrata tutto il giorno, ora divento seria e penso solo allo studio”, e così ho fatto. Ho provato ad evitarlo, a prendere le mie emozioni e chiuderle in un bel baule con un lucchetto enorme, e buttar via la chiave. Ma ieri mattina, mentre accompagnavo una compagna di corso alle macchinette del caffè, lo incrocio e lo saluto. Niente più di un ciao, come sempre.

Ma prima di andarsene si volta e mi dice “Buona giornata”.
Dall’altra parte del mondo un sub si è immerso nelle profondità del pacifico ed è andato a recuperare la chiave del lucchetto.
Ha riacceso le speranze, forse ho un minimo di speranza di poter fare quattro parole in più. Non chiedo tanto, solo due chiacchiere. Capire che persona è, senza pretese.

E nel frattempo vivere un po’ da tranquilla.

Uni-sbam!ultima modifica: 2016-05-07T15:52:21+02:00da jessytherebel
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