Ritorno in seconda liceo?

Da quando è cominciato l’anno scolastico, alias ottobre, ho avuto modo di fare inquietanti parallelismi col mio secondo anno di liceo, a parte giusto per un dettaglio (faccio finta che sia irrilevante, ma non lo è per niente) e per il mio stato mentale.

Per un attimo ho pensato di ricadere nell’ansia più cupa e di perdere altre due o tre paia di chili per il poco cibo che sarei riuscita a metter giù – causa ansia, appunto – o quando ho realizzato di aver programmato un’uscita proprio il 17 dicembre stavo per svenire sul treno, salvo poi accorgermi che non era di sera e nemmeno a Ciriè (caso in cui mi sarei probabilmente barricata in casa o sarei emigrata in fondo all’Africa. Scherzo).

Ma il motivo che più mi ha spinto a risentirmi in quell’atmosfera è stata la comparsa a giorni alterni di un sacco di gente che quell’anno stava facendo quinta. E pensandoci bene il blog non è abbastanza stagionato da disporre di racconti dell’epoca – credo sarebbe roba da pelle d’oca – per cui mi tocca fare un riassunto molto breve.

All’epoca stavo con uno del quinto anno, motivo che mi aveva portato a conoscere un sacco di gente del quinto anno.
Sacco di gente che non ho ancora capito se mi guarda male per come sia finito il tutto o perché l’impressione che avevo dato allora è ancora ben impressa nelle loro menti e non si sprecheranno di certo a cambiarla.

Mettiamola così: prima di compiere 16 anni ero ancora un caso umano, e infatti se dovessi mai rivedermi finirei per mettermi le mani sugli occhi dopo tre secondi per il troppo imbarazzo. Mio Dio, meglio che non ci pensi.
Ma poi, reazioni o meno di gente con cui non parlo da quattro anni abbondanti, il problema sono i flashback a cui la mia mente è costretta. No perché ieri, o forse stamattina (è successo così rapidamente che nemmeno me lo ricordo più) mi è passata davanti una ragazza di quelle sopra citate e io l’ho salutata senza nemmeno pensarci, affidandomi completamente all’istinto – forse l’unica cosa che funzionava in quel momento – e accorgendomi del tutto solo rielaborando successivamente il suo sguardo perso nel vedermi lì all’improvviso.

Per me è quasi stato se l’avessi appena vista il giorno prima. Nella sua testa forse si saranno formate un paio di domande del tipo “Ma sei proprio Jessica?” e “Da dove diamine spunti?”. Però ho capito che Torino Esposizioni è un porto di mare e io non dovrei assolutamente stupirmi di rivedere mezzo liceo.

Ma certo che no…

Certo che sì invece, si sono messi d’accordo, sembra che tutti si divertano a punzecchiarmi per vedere fino a che punto reggo, e io per ripicca tiro fuori dei peli sullo stomaco che nemmeno un australopiteco e sopporto.
Io che non avevo pazienza, sopporto.

Altri dieci anni con questo ritmo e mi comparirà un’aureola sulla testa.

Seriamente, prendiamoci un momento e parliamone. Io per definizione sono una persona che non ha pazienza, eppure ultimamente ne dimostro più di quanto credevo possibile. Ho aspettato 361 giorni per un sogno. Tre mesi per un paio di frasi da due minuti. Io ancora mi chiedo come sia stato possibile, io che al massimo resisto due giorni. Tre forse? O sto diventando grande, o qualcuno si è impossessato della mia anima.

Ammettiamolo, nell’ultimo anno – mentre aspettavo quei 361 giorni – ho fatto sforzi enormi per diventare una persona un migliore di quello che ero, sebbene fossi appena uscita da tre anni di miglioramenti enormi, ecco perché non mi stupirei tanto di essere diventata capace anche a pazientare, ma resta il fatto che io ancora mi stupisca di quando poco male io reagisca in certe situazioni. Ho provato a buttare lì un paio di spiegazioni psicologiche, e l’unica plausibile è che io mi sia stancata a tal punto di avere sbalzi d’umore che paiono le montagne russe, che mi sono forse arresa a prendere tutto con un filo di calma nella speranza di non far danni a me stessa.

Forse ripetere che fossi arrivata al limite della sopportazione è solo stato un canale di sfogo per mettersi l’anima in pace e resistere ancora un po’, in ogni caso se sono arrivata a questo punto spero di non averlo fatto per assoluta disperazione, ma per essere cresciuta davvero. Magari in futuro mi tornerà utile.

Oh sì, davanti ad una buretta piena di titolante la pazienza mi tornerà sicuramente utile, cavolo!

Ritorno in seconda liceo?ultima modifica: 2017-01-10T19:25:25+01:00da jessytherebel
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