Il treno e le margherite

Venerdì sera: quel momento fantastico in cui ti puoi ribaltare sul divano e collassare in pace, senza preoccuparsi di non star facendo cose per il giorno dopo. Ah, ho vent’anni per la cronaca.

Mentre un’amica è a Torino al festival dell’oriente, uno è probabilmente in pigiama sul divano a guardarsi un film, un altro ha smesso di studiare per una sera ed è uscito a prendere una boccata d’aria, il terzo starà probabilmente godendosi la compagnia della famiglia e poi ce ne sono due che stanno ascoltando Ed Sheeran, sempre a Torino, con me che rosico da qua, io me ne sto appollaiata sul divano con tanto di pc, tv accesa e mamma che lava i piatti. Mio padre è a zonzo.

Anche i miei neuroni sono a zonzo per mezza Torino e dintorni. Almeno metà della combriccola passeggia indaffarata nel silenzioso laboratorio di chimica analitica che frequento da ormai dieci giorni, e che ormai mi sogno anche la notte. Un gruppetto abbastanza consistente se ne sta disciolto nell’aria tra l’università e Porta Susa, dove ho passato un’ora allegra prima di fare l’ultima corsa della settimana verso il mio fedele autobus. Sicuramente un gruppo dormirà già e la parte restante si sta spremendo per formare frasi di senso compiuto da mettere su questo blog. Tanti applausi a me per essere riuscita a delineare la situazione.

Oggi è stata una giornata all’insegna di spettrofotometrie, margherite, sale nelle nuvole e treni. Richiamo alle vostre menti forse più attive delle mie quell’articolo sul treno delle 17.30: cari miei, è arrivato il sequel.

Treno delle 18.30 (18.39), stavolta niente più corse sfrenate a partire dal collegio della mia amica leccese fino alla stazione di Porta Nuova, non sono più salita su un treno che rischiava di partire da un momento all’altro ed è stato tutto molto più divertente. A parte il groppo in gola quando sono andata via-coff coff

Dicevamo, ricordate chi nomino ogni tre per due negli articoli? Bravi, così evito di dilungarmi in noiosi sproloqui e arriviamo subito al dunque. Siccome lui ha deciso di tornare a casa stasera e io ero decisamente troppo annoiata per arrendermi all’idea di arrivare presto, così indovinate chi si è offerta di accompagnarlo alla stazione? Che poi il binario sta a pochi metri da dove parte il mio pullman per cui ecco… io ci sarei dovuta andare comunque lì, quindi perchè non andarci in due?

Ho preferito passare mezz’ora insieme e tornare a casa più tardi, piuttosto che arrivare prima e magari dover preparare la cena. Ho sviluppato abbastanza resistenza alla fame da poter resistere fino alle otto passate, e poi non c’è confronto che regga tra stare con le persone a cui si vuole bene e farsi un qualunque viaggio solitario su un autobus.

Diamo la colpa all’atmosfera primaverile che adoro, a queste belle giornate di inizio semestre tra le novità dei corsi e il laboratorio, alla mia voglia di sorridere o a qualsiasi altro fenomeno che contribuisce solo in minima parte alla mia gioia; la verità è che c’è un motivo molto più grande che mi mette il sorriso sulle labbra e questo motivo è una persona veramente speciale, che merita tutto l’affetto che io possa dargli, e che non può essere descritta in due frasi.

Sono davvero poche le persone che mi fanno questo effetto e sono contenta che qualcun altro ci sia riuscito: fa piacere constatare che non ho un cuore di ghiaccio, ma soprattutto mi riempie il cuore dare e riceve affetto così liberamente, così naturalmente.

Ora fatemi un applauso a come il mio meraviglioso intento di fare un articolo pieno di sentimenti sia sfumato malamente in un discorso semi-sconnesso e prendete questo prodotto di una mente stanca come la prova ufficiale che se si è stanchi si lavora molto male…
Immaginatevi come diamine facevo le relazioni qualche sera fa in questo stato. Ancora mi chiedo come ho fatto a titolare decentemente l’acqua ossigenata.
Non avete idea dello stato in cui fossi lunedì mattina, accidenti! Fuori come un balcone, è bastato un secondo per mandarmi completamente in tilt, di fronte a soluzioni chimiche dalla dubbia facilità d’uso, e ci sono volute tre ore per riprendermi un minimo. Se penso di essermi scampata il recupero dell’esperienza mi viene da mettermi in ginocchio e ringraziare ogni entità divina, invece mi metterò nel mio angolino ad analizzare diligentemente uno sputo di acqua con un po’ di calcio dentro, per la terza volta, facendo uso di ammoniaca super concentrata e altre cose che non sto a spiegarvi.

Bene, ora mi ritiro definitivamente e vado a sognare un’altra volta cose di laboratorio… o anche connesse volendo eh, mica mi offendo! L’importante è dormire. Alla prossima gente, la vostra pazza e sconnessa jessytherebel

E le margherite che dicono la verità!!! (???)

Il treno e le margheriteultima modifica: 2017-03-17T22:45:40+01:00da jessytherebel
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