Storie di autobus persi

Ogni volta che finisco sotto esame ne capitano di tutti i colori, ormai l’ho imparato. Però devo ammettere che questa volta il tutto ha preso una piega diversa, sarà che son più pronta a sopportare qualsiasi cosa accada, sarà che il destino ha avuto pietà di me.
Una cosa però è sicura: quei sandali maledetti di ieri sera che continuavano a farmi inciampare hanno quasi rischiato di essere scaraventati nella spazzatura, che odio! O forse farei meglio a dire che imbarazzo, ma va beh.
Riflettiamo piuttosto su questo fenomeno per cui se io esco la sera, poi fa temporale. Cioè, ho capito che è un evento eccezionale e il mondo non si è ancora abituato, però basta con queste sceneggiate!

E invece no, stanotte, dopo solo quattro ore di sonno, vengo svegliata da un trambusto in casa mia che nemmeno si può immaginare. Rumori sordi provenienti da fuori, pioggia a catinelle, i miei che cercano disperatamente Lilli (siete pregati di leggere l’articolo precedente per saperne di più) e io che, come ciliegina su una torta, non capisco una mazza di quello che sta succedendo, facendo difficoltà a distinguere ciò che ho sognato dalla realtà e soprattutto constatando di avere ancora mal di testa. Dopo sedici lunghe ore. Perché?
Così tento di addormentarmi impiegandoci occhio e croce un’era geologica, alle sette la sveglia del giorno prima suona e trova nuovamente una me confusa che la posticipa non so quante volte prima di azzeccare il pulsante giusto per fermarla, me ne frego del tempo che passa e aspetto che qualche anima pia mi svegli prima o poi.

Ah ma mi sono dimenticata la parte più divertente. Alle cinque, temporale presente, mi alzo dal letto per andare in bagno. Tornando indietro mi fermo a salutare mio padre, per poi irrompere nel silenzio notturno con un’espressione che rende conto di tutta la mia personalità. MA IO HO FAME.
Dovendo scegliere tra dormire e mangiare ho preferito la prima a malincuore, tentando di riempire il buco nello stomaco con due sorsi d’acqua. Da idiota insomma. Ma la fame alle cinque del mattino, ragazzi, è davvero qualcosa di difficile con cui relazionarsi.

Morale della favola, quando mi sveglio vado di nuovo in confusione perché tra un sogno e l’altro non ricordo più se sono davvero uscita la sera prima o se me lo sono solo sognato, per poi giungere alla conclusione che era successo davvero e il mio mal di testa se ne era andato un volta per tutte!
Tuttavia, dopo appena un’ora, posso confermarvi in tempo reale che è accucciato in un angolino, pronto ad assalirmi di nuovo. La buona notizia è che tra ventiquattro ore precise sarò dall’osteopata che come al solito farà un miracolo e me lo farà passare. Fortuna che esiste lui.

Comunque una cosa va detta. Per quattrocentosessanta parole ho fatto la cretina fingendo di lamentarmi per le cose più stupide di questo pianeta, quando se dovessi trovarne una di cui lamentarmi ora, sarebbe sicuramente il terrore che mi ha assalito rendendomi conto dell’unico sogno spaventoso di stanotte, visto che tutti gli altri erano allegri come me quando sono tornata a casa ieri sera. Non dico di aver imparato a conviverci perché mentirei, ma almeno questi momenti di paura allo stato puro svaniscono in fretta.
Per il resto, nonostante la settimana fosse cominciata abbastanza male, devo ammettere che sia terminata davvero bene. Dal momento in cui giovedì mattina ho messo i piedi fuori dal letto per andare a dare il primo esame della sessione, concendendomi una colazione al bar, fino a ieri sera, tra passeggiate e chiacchierate per le bellissime strade di Torino, ogni ora è stata condita da emozioni che sono felice di aver provato, compresa l’ansia di non saper rispondere ad una domanda o non avere idea di come vestirmi. In fondo ogni emozione, se presa nel verso giusto, è bella da vivere e da sperimentare.

Come quando vedi passare l’autobus su cui dovresti essere salita, ma sei un minuto in ritardo e lui è già partito, però sorridi perché in fondo un po’ ci speravi che andasse così.

Storie di autobus persiultima modifica: 2017-06-25T09:53:53+02:00da jessytherebel
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