Questione di orgoglio

Chi sa ora che succede. Non appena ho provato ad accendere il computer per scrivere qualcosa, ecco che compare il tizio del gpl e come niente mezz’ora se ne va.
In fondo sto ancora aspettando il momento tremendo in cui realizzerò tutto ciò che ho sognato stanotte (e deve essere qualcosa di leggermente inquietante, ho questa sensazione), ma nel mentre faccio finta di niente e affronto la cruda realtà.

Quel che sta succedendo in questi giorni è un vero affronto al mio quieto vivere, mi sono lanciata in un fantastico bordello estivo, in cui sono tutti confusi, tristi, giù di morale e io mi aggrappo alle loro vite per non pensare alla mia. Ottimo trucco da seguire quando si è sotto esame, per ingannare la propria testa e farle credere che in realtà il compito da 15 domande non sia per nulla importante. Fortuna che riesco ad ingannarmi poco.

Probabillmente tutta questa storia finirà con l’ennesimo scoppio contro il frigo perché non reggerò più tutte le emozioni (un classico) e vi giuro che la musica che sto ascoltando adesso non aiuta per niente… aiuto.

Ieri è stata una di quelle giornate in cui parto di casa con l’intento di passare almeno un bel pomeriggio e… ci riesco. Sono ancora allibita adesso. Metto subito le mani avanti affermando che nel momento esatto in cui ho messo piede mi casa mia mi son sentita uno straccio che camminava, mi sono buttata sul divano e ho cominciato a parlare a ruota per raccontare tutto a mia madre… poverina!

Quando è suonata la sveglia ero consapevole di dovermi alzare subito, altrimenti chi sa in quali ritardi tremendi sarei incappata. Ancora non mi spiego come partendo con due minuti di ritardo io sia persino riuscita a prendere il pulmann che passava dieci minuti prima: credo che alcune cose in questo mondo resteranno un mistero per sempre. Il primo dilemma scoppia proprio sull’autobus, ripasso o no? Se non avevo voglia il giorno prima, figuriamoci quello dopo! Ed ero così convinta che sarei riuscita a cavarmela comunque che alla fine così è stato. Alla fine è questione di convinzione, se uno parte dicendo che ce la fa, molto probabilmente ce la farà davvero.

Se io parto dicendo che ce la farò… beh in genere non lo dico, ma lo penso, forse perché non sono abituata a fallire con lo studio, con tutto il resto invece “a voglia!”.
Un esempio a caso, io che guardo il concime delle rose con una tale pietà da far ridere, perché spero che mi salvi la rosa dalla morte imminente. Il banco scommesse quota la sopravvivenza 27:1, chi sa come mai.

Il mio corpo è così sconvolto dal mio comportamento da mandarmi l’ansia dopo l’esame, al posto di farmela sentire prima: mi riduco con una fame tremenda, lo stomaco indispettito dalla troppa agitazione, le mani che tremano e non si fermano più e un piatto enorme di cose da mangiare. La mensa… dovrei avere una gemella nascosta nello zainetto per finire tutto ogni volta. Io riesco solo a vedere davanti ai miei occhi il mio compagno di avventure organiche che racconta vittorioso di avermi fatto mangiare 80 grammi di pasta un giorno, mi avesse visto ieri sarei probabilmente passata al livello fogna. Ma almeno in questa sessione non sto perdendo chili in giro come fossero capelli :’) non come a febbraio che ad ogni appello un chilo se ne andava (help!)

E a proposito della mia guest star preferita, completamente fuori da ogni mia aspettativa, ieri me la sono ritrovata nell’atrio dell’università, cosa che ha scatenato una felicità enorme in me. Se strizzate gli occhi potete vedermi mentre tento di reprimere l’eccesso di buonumore che mi ha colpito ieri come un proiettile in pieno torace, fallendo miseramente.
Se potessi sedermi a tavolino per affrontare a quattr’occhi i miei pazzi sbalzi d’umore finirei per azzuffarmi da sola, perché non si può vivere in questo modo, tra l’euforia e il nervoso, tra l’odio per lo studio e la voglia di andare a fare un esame. Smetto di fare esempi o mi sento bipolare.

In fondo una giornata come ieri ci voleva. Avevo bisogno di rivedere un po’ di persone, di ricordarmi che esiste la civiltà oltre i muri della mia stanza, che ho degli amici, che vorrei stare più tempo con loro e mi piacerebbe aiutarli quando sono in difficoltà, anche se magari tendono a rifiutare per una questione d’orgoglio. Questo orgoglio ci distrugge, non trovate? Ne sono vittima anche io, pur di non farmi vedere a testa bassa mi aggrappo ad ogni residuo di forza o di coraggio che resta e forse non faccio nemmeno male. Servirebbe solo qualcuno con cui potersi mostrare deboli ogni tanto, senza essere giudicati.
E temo sia proprio questo il punto, vogliamo tutti sembrare delle vere rocce, anche se poi quasi nessuno lo è per davvero. Lo si diventa per necessità, perché non c’è altra scelta, perché magari è l’unica alternativa a soccombere. E noi non vogliamo certo farci scalfire da qualche emozione passeggera.
Il punto è che non possiamo nemmeno abbassare la guardia, fuori è pieno di persone che si vogliono approfittare di noi, e nel difenderci da tutti costruiamo muri anche verso chi non se li merita.
Difendersi ha un prezzo troppo caro, a volte.

 

Ma quelli che hanno guadagnato la mia fiducia mi avranno per sempre al loro fianco, qualunque cosa succeda.

Questione di orgoglioultima modifica: 2017-07-14T10:03:35+02:00da jessytherebel
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