Va bene così

Se dovessi contare sulle dita tutte le volte che avrei voluto scrivere un articolo serio in questo mese nel quale sono scomparsa dall’internet, ebbene, due mani non basterebbero. Cinque settimane di reclusione forzata in laboratorio hanno creato un mostro. Ho perso la testa.

Nonostante il prologo sia segno di una catastrofe imminente, non posso che urlare a pieni polmoni quanto queste esperienze in laboratorio di chimica siano FANTASTICHE! Mi sono fusa il cervello e ho rischiato stitichezza e cistite, ma non credo esista nulla di meglio che chiudersi in quelle mura ben rifornite e darsi alla pazza gioia. Ah, mancano ancora quattro giorni e io ne parlo come se fosse già finito. Questione di comodità.

Il groviglio di emozioni che ha abitato in me in questo lungo periodo, unito ad una stanchezza sempre crescente, non ha fatto altro che spingere le mie dita verso la tastiera di un pc per parecchie sere, ogni volta troppo stanca per poter anche solo riuscire a tenere le palpebre dischiuse davante ad uno schermo così fastidiosamente luminoso. E le uniche cose che mi sono permessa di scrivere – con enorme fatica – sono stati “essays”. Sì, in inglese. Tra 12 giorni dovrei avere l’esame. E mi piange il cuore a scrivere secondo regole dettate da qualcosa che non sia la mia stessa testa.

Quel che mi attanaglia le viscere da un paio di giorni – a parte l’imminente cistite si intende (mea culpa che non faccio mai pause in laboratorio, un premio alla mia costanza/idiozia ) – è l’equilibrio emotivo che continua ad infrangersi e alterarsi ogni giorno, senza dare segni di stabilizzazione. Avevo trovato il giusto mix di persone con cui interagire nella mia vita e ora sembra che qualcuna si sia volatilizzata nel nulla. Non avete idea di quanta assurdità si provi nel cercare di vedere da tre settimane qualcuno su un autobus, nel non uscire più coi propri vecchi amici, nel vederne a tratti uno a cui si è fin troppo affezionati e bruciarsi l’opportunità di starci un po’ più insieme per momentanea confusione, nell’abituarsi così bene ad avere un ragazzo e starci spesso insieme da patire tanto la sua mancanza. Ma proprio tanto.

Anche se forse dire che mi mancano troppe persone tutte insieme renderebbe più giustizia al quadro della situazione, o almeno sarebbe la pura verità. Venite a fare quattro parole con me, uno alla volta, tranne te che ieri – preso dalla poca voglia di lavorare – mi hai fatto parlare e dire un mucchio di cazzate come solo io riesco a fare. Devo aver dato l’impressione di essere pazza, o comunque mezza scema. Complimenti Jess, tu sì che sai relazionarti bene a primo impatto.

Comunque sono giunta alla conclusione che tutti questi squilibri mentali, comprese le decine di amnesie temporanee giornaliere riguardanti le cose fatte tre secondi prima, siano dovute alla simpatica dose di stress entrata nel mio corpo senza nemmeno bussare. Inalata insieme all’anidride acetica, ma non sputata fuori mentre tossivo come una forsennata pochi minuti dopo. Inghiottita insieme alla terza forchettata di pasta al pesto di ogni settimana, ma non eliminata dalle viscere in alcun modo. Presa a braccetto senza pensarci, fiera d’avere una compagna di giochi.
E mi ha fulminato il cervello.

Sarà che non sono ancora diventata abbastanza brava a gestire tutte le novità che si scaraventano su di me ogni giorno, seppur io mi sia ambientata con destrezza sia in un letto nuovo che davanti ad una montagna di cibo giapponese. E ieri mi sono anche bevuta una tisana senza morire, io che in genere schifo ogni novità.

Assurdo, per quanto io mi impegni ad accogliere ogni sfida con nuovo entusiasmo e mettendo da parte le paure legate all’ignoranza riguardo il nuovo, arriva sempre qualcosa più grande di me che mi riduce in ginocchio, sorpresa di non aver tenuto la testa abbastanza alta di fronte a qualcosa di naturale, dopo tutto. Da anni mi sembra di avere la sensazione di essere sempre un passo indietro, eppure basta che io mi volti un pochino, per vedere che tutto ciò che ho raggiunto è meraviglioso, e se cè qualcosa che mi fa fermare e faticare ogni volta, beh… va bene così.

Ora mi sembra quasi che tutto abbia acquistato un senso, e lo accetto con molta più convinzione di prima. La vita è un susseguirsi di sfide, ma una volta che la prima è stata superata, se ne possono godere i vantaggi per sempre – o quasi. E se l’equilibrio è lontano, tenterò di raggiungerlo, ma nel mentre sarò contenta così.

Va bene cosìultima modifica: 2017-11-18T11:26:37+01:00da jessytherebel
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