Emozioni dal passato

Ho appena finito di leggere un paio di articoli di dicembre e ho un bisogno immane di ripetere una frase che mi è ormai consueta: ma come li ho scritti bene rispetto ad adesso! Non sapete quante volte mi sia successo. E un giorno mi sono anche beccata in risposta un “Di solito alle persone non piace quel che han scritto in passato”, sfociato in una jessytherebel costretta a spiegare per filo e per segno che era proprio solo quell’articolo lì ad essere scritto bene e non tutto il resto… Insomma! Sono stata zitta e mi è sembrato più produttivo. Perché spiegare ad uno a caso ciò che posso vedere solo io?

Le emozioni.

Sono quelle a farmi distinguere un buon articolo da uno mediocre. Io leggo e rivivo quei momenti, quelle emozioni, gli stati d’animo e i miei gesti, come una sorta di filmino interiore. Sono seduta su una sedia in camera mia, ma mentalmente rivedo con il cuore tremante “l’unica persona con cui il livello di confidenza è così basso da non potermi lamentare delle due cagate che mi affliggono” o mi sento pronunciare “il “Minchia!” più sonoro e sentito di tutta la mia vita”, mi volto a sinistra e intravedo il compagno di avventure organiche, inciampo (e me ne innamoro, ormai abbiamo capito come funziono), dimentico il preambolo di una giornata ansiosa concentrandomi per l’esame.

Sento il bisogno impellente di dirvi che la prima sera in cui sono uscita con colui che sarebbe diventato il mio ragazzo inciampai ben quattro volte, sottolineo quattro, perchè onestamente non so se l’ho scritto da qualche parte, ma mi sorge spontaneo il paragone tra due eventi capitati a dieci mesi di distanza l’uno dall’altro, che hanno dato alla mia vita una svolta inaspettata.

Poi beh, con cos’altro vi ho annoiati? Treni e autobus, il mio cruccio personale, derivato da un livello di asocialità tremendamente alto nei momenti più inopportuni. Ricordo una scolaresca sul tram dopo pranzo. E ricordo anche di aver desiderato tanto che sparissero in tre secondi, ma mai quanto le scolaresche in metro. La metropolitana piena è un film dell’orrore. Tra questa e un ascensore non saprei davvero cosa scegliere per mettere la parola fine sulla mia esistenza. Comunque, tornando ai miei cari mezzi pubblici, ho abbandonato un treno con parecchie finestre per accollarmi ad un autobus dove di vetri ne hai quanti vuoi, solo il posto di fianco al finestrino sembra sempre sfuggirmi e quello privilegiato con vista frontale sulla corsia è più raro di un diamante.

Anzi, ora che ci penso, da qualche parte esiste un intero articolo dedicato alle emozioni da bus, cosa che non ho davvero bisogno di andare a leggere, visto che l’arrivo della primavera basta e avanza a riportare in auge tutti i ricordi. Dall’euforia al tragico giorno in cui salii piangendo e scesi conciata ancor peggio (e riservo la parte degli ultimi chilometri verso casa, fatti con la mia macchina e dai quali ho imparato che non si guida quando si sta tanto male), dalle sfumature di azzurro del cielo a tutti gli alberi fioriti incontrati per strade, dalle canzoni e tutte le riflessioni che sono nate essendo obbligata a stare a testa in su… e dal tentativo di leggere finito in innumerevoli mal di testa…
Mi è rimasto un solo interrogativo: chi diamine era al volante quando c’era la radio accesa. Perché una settimana fa ho tragicamente scoperto che le mie convinzioni erano totalmente sbagliate e il disagio provato in quel momento devono averlo sentito tutti, dalla prima all’ultima persona seduta intorno a me, mentre io mi tenevo una mano premuta sul viso, ripetendo tra me e me “Cosa diamine ho fatto?” e strabuzzando gli occhi verso il finestrino, martoriata dai flashback di quel foglio con quella poesia.

Quindi chi possiede informazioni è pregato di parlare, perché questo mistero deve essere risolto prima che io smetta di frequentare l’università (tempo in cui probabilmente nasceranno altri misteri). Se penso di dover prendere i mezzi per altri due anni e qualcosa mi viene male. Mi toccherà andare in giro con qualche sorta di calmante per non affogare nei ricordi.

Detesto cambiare, ma mi capita spesso.

E fortuna che la vita va così, perché io non avrei certo intenzione di mettere piede abitualmente in posti in cui mi sono sentita a disagio o peggio ho fatto qualche brutta figura. Ma brutta sul serio eh. Non per niente non torno nelle scuole che ho frequentato, non credo che metterò mai più piede a Gubbio in vita mia, mi turba prendere il treno e guai a trascinarmi in Via Baretti a Torino.

Mi rendo conto di non aver mai scritto pezzi in pieno stato di euforia, forse perché sapevo che non sarebbe stato conveniente smorzare la felicità su un computer o forse perché quando sono tanto allegra i miei neuroni si mettono un po’ a riposo. Ed è per questo che ogni volta che mi metto a scrivere salta fuori qualcosa che non va, o in me o nel mondo che mi circonda – anche se a conti fatti il mondo non circorda me, io sono un semplice sputino che si muove, poco eh, sul pianeta – perché per qualche assurdo motivo non sono in grado di produrre riflessioni felici.

E poi vado in giro a dire che vorrei migliorare le cose e rendere allegre le persone, ma se parto così!

Eppure lo giuro, vorrei farlo davvero, solo che spesso mi inchiodo là dove c’è qualcosa che non va and the magic result is… che jess non funziona più tanto bene.
Ma è tutto okay, devo solo concentrarmi di più. Non essere più riuscita a mantenere la linea di positività che avevo tentato di abbracciare ad inizio anno non significa che io abbia fallito, sono semplicemente finita fuori strada e chi mi impedisce di tornare sulla retta via? Solamente i miei pensieri.

Quindi lo scrivo anche qui: se lungo la strada qualcosa va storto, non è detto che si sia rotta la magia iniziale, magari abbiamo solo perso entusiasmo, o magari qualche pensiero negativo ha preso il sopravvento su di noi e ha annebbiato le nostre valutazioni. Non è mai troppo tardi per fare un passo indietro e riprendere le cose nel modo giusto. Basta solamente accorgersene e con gran coraggio ammettere di aver sbagliato e provarci di nuovo.*

*ottimi risultati con le cose, risultati variabili con le persone

La vostra jessytherebel sotto esame, che ritiene più utile sfogare l’estro creativo che tentare di appiccicarsi in testa le formule dei minerali a memoria

Emozioni dal passatoultima modifica: 2018-04-03T16:41:48+02:00da jessytherebel
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