Carta stampata

Sarà che il Sadem attira le lacrime. O forse sono troppo sentimentale.

Maggio 2012

Una jessytherebel quindicenne compie ben tre nuove esperienze in poche ore: prende il primo treno, il primo autobus, la prima metropolitana della sua vita. Accompagnata da una schiera di diciottenni tra cui anche il suo ragazzo di allora, mette piede in un luogo traboccante di persone: il Salone Internazionale del Libro di Torino. La quantità di cose nuove con cui si confronta hanno un’unica spiacevole conseguenza: un gigantesco attacco di panico finito nel peggiore dei modi, ovvero sfinita e addormentata su un tavolo della 8 Gallery, sulle ginocchia di quel tizio che ancora non so con quale coraggio stesse con me.

Maggio 2013

Arrivo al Salone dotata di un amico appena conosciuto, senza quello che ormai era diventato ex, col timore che la scena dell’anno precedente possa ripetersi. Eppure so che i libri sono miei amici e per quanto potessi essere spaventata, loro non mi avrebbero mai tradito. La chiave era perdersi tra le loro pagine, dimenticare il brusio incessante della gente intorno a me, le parole ingannevoli dei miei demoni. Seppur illusa che quell’amico potesse diventare un di più e nonostante quella giornata mi sia costata una guerra psicologica con il povero ed inconsapevole Dan Brown (ora sai che ti adoro con tutto il mio cuore), mi rendo conto che il mio sforzo abbia dato i suoi frutti.

Maggio 2014

Entro a passo deciso e senza trascinarmi dietro un gruppo con cui visitare i padiglioni. Due anni di esperienza mi hanno insegnato che tra me e i libri non devono esserci ostacoli, ovvero persone, perché sono un’inutile distrazione. Le persone parlano tanto, mentre i libri stanno in silezio, eppure dicono molto più di tutte quante loro. Mi sento a casa tra i corridoi, passo più volte in ogni padiglione. Forse questo era persin l’anno in cui andavo a caccia di case editrici, convinta di aver scritto un romanzo fantistico, che se rileggo ora giudico un vero parto adolescenziale, un simpatico documento di word in cui tutto verteva attorno ad una sola cosa, che per pudore non dirò, ma si può facilmente immaginare (con gli occhi di una diciassettenne in piena tempesta ormonale).

2015 – 2017

I ricordi si mischiano, tra il famoso giorno in cui comprai otto libri in tre ore a quello in cui portai a casa un corso di tedesco convintissima che l’avrei studiato. Tra il mio peregrinare in solitudine al Salone, mentre la classe andava all’Expo perchè io volevo i libri – e la democrazia non mi fu d’aiuto – e il primo anno di università, in cui mi fece così strano non sentire alcun professore organizzare la visita. Sono cresciuta e ho sempre rinnovato questo appuntamento con la mia coscienza, perché di certo non è altro a scegliere i libri. Ogni anno tra quei volumi cercavo la risposta ai miei perché, certe volte arrivava, altre no. Ma non ho mai smesso di cercare. Per quanto io mi impegni, tutto mi fa tornare sempre davanti alla carta stampata.
Comprai un libro che raccontava di una storia d’amore a distanza, sperando che finisse male, come era successo a me. Rimasi commossa quando girovagando a caso finii dritta davanti al nuovo libro di Alice Basso, allora il secondo, e mentre scrivo già sto leggendo il quarto. Ricordo i tempi della biblioteca, quel piccolo locale abbandonato che se non altro abbiamo tirato fuori dall’oblio. L’amicizia si è rotta, ma il nostro lavoro ha lasciato un segno. E poi lo smarrimento di quando dissero che avrebbero spostato il Salone a Milano e la gioia di quando venni a sapere che fu un flop.
La casa adatta è qui, in questa Torino nella quale se davvero vogliamo che ci sia una Mole di conoscenza (gioco di parole che mi auguro capiscano in tanti) dobbiamo per forza tenere quanti più libri possibile. E poi profumano, quando li apri. Sono meglio di qualsiasi fragranza famosa.

Maggio 2018

Guardo dal finestrino i palazzi torinesi cambiare il loro stile a poco a poco, mentre mi allontano dal centro della città, e non posso far altro che pensare che il mio posto sia altrove. Tra i libri, al Salone, a perdermi tra migliaia di titoli e di occasioni. Perchè per me ogni libro è un’occasione, un film che diventa personale mentre lo si vive leggendolo. E così sento un pizzicorio farsi strada tra le corde vocali e le palpebre. Che cosa sto facendo? La direzione in cui sarei voluta andare era quella opposta.

Eppure ho fatto una scelta, un’altra rinuncia per seguire un sogno che a volte sa di imposizione, per costruirmi un bel futuro. Qualcosa mi dice che ho sbagliato, che la mia tradizione non andava interrotta. Un po’ come se avessi tradito me stessa, come se avessi rinunciato ad un pezzo di me.

Perché anche quello è il mio posto, tra le pile di libri, a vivere mille vite diverse.

 

E una jessytherebel cresciuta non dimenticherà mai cosa l’ha portata fin qui.

Carta stampataultima modifica: 2018-05-13T23:05:10+02:00da jessytherebel
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