Col naso all’insù

“Vieni a vedere Deadpool 2, che c’è da ridere”

Sarà, io personalmente mi sono commossa quando è stato il momento giusto per farlo, ho ridacchiato un filo quando c’era davvero qualcosa che facesse ridere e poi sono tornata ad occuparmi del problema maggiore: la cena.

Avrei dovuto capire molto prima che accettare di andare a vedere un film alle 20.00 a stomaco vuoto sarebbe stata una cattiva idea, non tanto per la voglia di collassare non appena essermi alzata dalla poltrona alla fine, ma piuttosto per quell’umore di merda che mi viene quando mi costringono a stare a stecchetto.
Al “Dove andiamo a mangiare?” seguito da sguardi indecisi ho ripercorso brevemente la mia vita chiedendomi cosa avessi sbagliato.

Devo averne combinate di grosse per meritarmi cena tardi ben due volte in una settimana. La pizza di mercoledì sera alle 22.30 già mi sembrava un sacrilegio, ma almeno avevo avuto modo di sfogarmi con un pacco di biscotti nel pomeriggio; i montaditos alle 22.50 sono stati il bastone che ha bloccato le ruote di un carro in discesa, pronto ad oltrepassare il limite della sopportazione.

E poi un’ora di passeggiata. Tra le vie torinesi, tra i tifosi che festeggiavano, a domandarmi se avrei riconosciuto qualcuno. E i riflessi degli edifici illuminati sul Po, vera poesia. I fregi dei palazzi, i diversi tipi di piante. Le mattonelle del piazzale, i fili del tram in aria. Tutto è così meraviglioso a volte, se si sanno allontanare dal proprio campo visivo le persone.

Una sera mi concederò di sedermi da qualche parte a lato della piazza e stare ad osservare il brusio di gente in silenzio, per capire un po’ meglio come gira questo mondo. In fondo, se sto facendo lo sforzo di capire come funzionano le cose al di fuori del pianeta Terra, dovrebbe essere un buon investimento comprendere anche ciò che accade qui. Potrei sforzarmi per un attimo di vedere quanto sia meraviglioso il flusso della vita, senza pensare a tutte le indecenze che combiniamo oggigiorno.

E dopo mi alzerei, cercando qualcosa di buono da mettere sotto ai denti e andrei alla ricerca di un posto buio, rigorosamente lontano da forme di vita intelligenti e alzerei gli occhi al cielo, per ammirare lo spettacolo che si svolge oltre la nostra piccola vita. Non sarebbe male farlo in due, è vero, solo che ci andrebbe qualcuno che capisce.

Qualcuno disposto ad osservare senza proferire parola, qualcuno capace di ascoltare ed apprezzare una storiella su corpo celeste qualsiasi – o ancora che me la sappia raccontare –  e anche qualcuno che di punto in bianco dica qualcosa di sè, un pensiero che si è sempre tenuto dentro e che l’atmosfera gli ha fatto condividere, convinto che il momento fosse adatto. Allora sì che smetterei di guardare cosa splende in cielo: per un attimo avrei un senso anche io, tra tutte le cose esistenti.

Col naso all’insùultima modifica: 2018-05-20T12:52:24+02:00da jessytherebel
Reposta per primo quest’articolo