Aria condizionata

Il pranzo mi pesa sullo stomaco. Ho mangiato una misera porzione di insalata di riso, su una panchina all’ombra delle piante, fingendo di non essere in Corso Massimo, eppure ogni dosso è un’agonia.

Quando ho aperto la macchina e ho letto 46°C sul cruscotto, ho pensato che fosse il giusto contrappasso. L’intera mattinata è stata il giusto contrappasso, se vogliamo essere precisi, di buono ci sono solo i due libri di fotochimica che ho recuperato in biblioteca e su cui potrò studiare nei prossimi 6 giorni. Non di più.

Ora capisco: la botta di culo per aver trovato entrambi i libri è stata equilibrata da tutte le disavventure precedenti e successive, solo la temperatura infernale della mia macchina ha avuto un’altra origine. Il volante era ustionante, i sedili di pelle per fortuna no, ma poco ci mancava. E alle due e un quarto di pomeriggio, in un parcheggio con un paio di piante in croce, non hai tanti altri posti in cui andare, mentre aspetti che la temperatura nell’abitacolo cali, così entri stoicamente, tiri giù i finestrini, attacchi la ventola sul 2 e cerchi di sabotare la connessione tra pelle e sistema nervoso.

La ventola… il condizionatore ce l’ho, il fisico adatto per accenderlo meno; così oltre che aver stipulato un patto a lungo termine con la Clorexidina, ho dovuto anche rinunciare alle gioie dell’aria fresca, perché capiamoci: se poi m’ammalo, son cazzi miei. E io già so che mi ammalo…

Quanto al pranzo, invece, ho il solito problema con l’estate: viverci senza disagio è complicato. Aggiungeteci il CD più depresso che io abbia mai prodotto e otterrete una cretina che guida alla velocità media di 40 km/h per tutti gli otto chilometri che deve fare.

Cretina, perché non mi viene un termine più gentile con cui definirmi. Cretina perché come al solito sono brava a gestire solo la roba da studiare, e il resto lo mando in fumo come niente.

Aria condizionataultima modifica: 2018-06-21T16:08:31+02:00da jessytherebel
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