Cattivi presagi

Poco più di una settimana fa salgo in macchina, metto in moto, faccio appena qualche metro e mi accorgo dell’ospite indesiderato presente a pochi centimetri dal mio naso, adagiato, vivace e pimpante, proprio di fianco al parabrezza. Trattengo un urlo, chiamo mio padre per dargli il benservito, ma lui si nasconde. Due giorni dopo compare a tradimento, appallottolato ed appeso sempre al solito posto, e mi fa ritardare al punto da perdere quasi l’autobus (thanks traffico mattutino per avermi salvata). Da allora vivo col terrore di salire in macchina e soprattutto restarci dentro per tempi superiori al minuto.

Questo perchè, quel maledetto che ancora non so se è vivo, morto o a metà tra i due mondi, non ha certo voluto lasciarmi in pace dopo averlo cacciato, ma ha chiamato suo fratello più grande, nel senso della stazza, che due sere fa si è lanciato in una corsa sul mio diamine di parabrezza sfigato, facendomi abbandonare la macchina su una piazzola e tremare come una fogliolina appesa ad un albero durante una tempesta.

Le dimensioni? Credevo fosse una cimice, fino a quando non ha allungato la zampa anteriore per farmi capire che avevo poco da illudermi. Dovevo prepararmi ad accettare l’amara verità: ovvero aver guardato le nuvole rossastre al tramonto con un aracnide sopra la mia testa e aver rischiato di finire fuori strada per quella che a conti fatti è una cazzata

Se già due giorni fa avrei dovuto capire che le cose stavano girando male – nonostante i segni positivi che comparivano talvolta in giornata, alternati alle brutte sorprese – tra ieri e oggi ho avuto la conferma di trovarmi nella classica “situazione di merda”, anche conosciuta come pezzo della tua vita da cui vorresti scomparire come gli attori di un teatro dietro al sipario e invece, eh! Non solo devi fare da spettatore, ma devi anche decidere cosa verrà dopo. Il che per certi versi ha una buona dose di vantaggi, ma in genere è un’azione critica, da cui dipende un po’ più del domani… diciamo svariate decine di domani, ecco.

E se la cosa non fosse ancora abbastanza chiara, stasera ho avuto la prova finale: cammina, cammina, mi trovo davanti ai piedi un topo morto. O meglio, quel che spererei essere un intero topo morto, non fosse che quella che ho davanti agli occhi è la sua testa mozzata.

Col cane dietro che non aspetta altro che prenderla.
Stringo i denti, la prendo e la porto via.

E poi mi chiedo: è proprio questo che resterà? Niente più che un vago ricordo sfregiato da chi sa chi, a cui aggrapparsi per avere davanti a sè solo la panoramica di ciò che si è perso? A volte il punto di non ritorno appare chiaro e tondo mentre si percorre la propria strada e non si può far finta di non averlo visto. Basta un attimo e si è già così lontani da lì con la testa, che è persino difficile spiegarlo. Eppure il cervello è un po’ come una molla, si estende e poi torna indietro; si estende verso il futuro e poi torna indietro per farti rimpiangere il passato.

Cattivi presagiultima modifica: 2018-10-26T22:54:34+02:00da jessytherebel
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