I dettagli

Ne ho combinata un’altra delle mie, ho appena finito di guardare un intero film… su Netflix. Siamo a venerdì pomeriggio, ore 17.47, divano e copertina; se non fossi presente non riuscirei a crederci.

Non pensavo che lo sfinimento in generale potesse causare tante assurdità nell’arco di pochi giorni. Da una settimana all’altra sono diventata la controfigura di non so quale essere umano di questo pianeta e apparentemente sono entrata anche discretamente bene nella parte.

D’altra parte, se dovessi descrivervi una tipa che sbadiglia dalle 10 del mattino alle 23 di sera, beve caffè, azzecca i parcheggi in retromarcia e va a lezione di ballo, dubito che qualcuno sarebbe così stolto da proporre il mio nome. Idem per i ritardi sempre più imbarazzanti che mi constringono ad unirmi a quell’orda di deficienti che al mattino scambiano la strada di campagna per una pista di rally e se potessero ti sorpasserebbero non a sinistra, non a destra, ma direttamente da sopra.

Ore 7.30 di un qualunque giorno lavorativo: si esce di casa, si entra in un videogioco. Tutti partiamo con le nostre auto da corsa, inconsapevoli di stare facendo una gara, fino a quando non giungiamo intorno al perimetro dell’aeroporto. Lì scatta qualcosa. Tutti contro tutti, il limite di velocità non esiste più e la corsia opposta diventa la via di salvezza per guadagnare il primo posto in classifica. Sopra le nostre teste il cielo dà spettacolo con i suoi colori, ma non lo nota nessuno. Fretta, fretta, siamo nella stessa trappola e divincolarsi non serve a nulla. Ormai siamo chiusi nel nostro barattolo di vetro, così sottile da non renderci conto che ci siamo estraniati dalla realtà, noi guardiamo solo un punto lontano davanti ai nostri occhi e corriamo, ma non ci arriviamo mai.

Nella lunga corsa c’è un impedimento. Macchina nera, sporca, lenta per di più, che odio. Appena la corsia è libera la sorpassiamo, deficiente. Se non sai guidare vai in bici, lumaca. E cosa ti muovi come una cretina, al posto di accelerare?

La cretina sono io. Sono in ritardo anche io, sì, stamattina ero ancora più stanca di ieri e ho dormito un paio di minuti in più. Non ho nemmeno avuto il tempo di bere tutto il tè, ma non importa. Precisamente ho due minuti di ritardo e questo significa che non ho bisogno di correre. Posso cantare le mie canzoni come ogni mattina, almeno metà in falsetto perché ho la voce fredda e non voglio farmi male. Posso godermi i colori mozzafiato del cielo, anche se stamattina una leggera nebbiolina avvolge tutto il paese. Non vedo più ciclisti, perché fa freddo, vedo solo dei pazzi che non hanno un po’ di rispetto nemmeno per il centro abitato. Quando passo davanti al bar, scorgo con la coda dell’occhio un paio di uomini sui 50, i soliti di ogni mattina. Dev’essere bello cominciare la giornata così. Ogni tanto incontro il furgone dei militari in partenza dall’aeroporto, oppure quel pazzo di CK che non so come faccia ad avere ancora la patente. Vero, se ci fosse mia mamma qui direbbe che in realtà non è l’aeroporto, ma l’Alenia, anche se adesso il cartello fuori dice “Leonardo”. Beh, insomma, il posto è quello. L’equivalente del backstage di un teatro, oppure per intenderci meglio la strada per andare a Caselle in cui non ci sono (per ora) autovelox. Ecco perché i pazzi passano tutti di qua.

E mentre il mondo corre, io cammino lenta per non perdermi i dettagli. Sarà che mi hanno insegnato ad essere pignola e allora ci faccio caso. Ma non per forza il mondo ha bisogno di parlare a voce alta per essere ascoltato.

I dettagliultima modifica: 2018-11-30T18:18:36+01:00da jessytherebel
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