Quattro giorni per…

É quasi un mese che non scrivo, mi sembra assurdo. Stavo pensando a come cominciare questo articolo, ma vedere un “3 febbraio” spiccare nella homepage mi ha lasciata quasi senza fiato. Almeno un pezzo meritava di nascere circa due settimane fa e ora ne ricordo a malapena l’inizio. Un mese passato a studiare ha cancellato molto più di quanto credevo possibile, si è portato via addirittura i testi delle mie canzoni preferite. É per questo che adesso punto a recuperare l’impossibile.

Mercoledì pomeriggio, non so nemmeno che ora fosse, forse le quattro, tocca a me. Ultimo esame, materia che non sono mai riuscita ad apprezzare pienamente, vissuto male come ogni volta in cui ho dovuto affrontare la chimica organica, prendere o lasciare. Ma io non ho intenzione di lasciare, prendo tutto quello che arriva pur di scappare lontano. Ho sete di libertà, di cielo azzurro e di rompere le catene con cui mi condanno da sola. Ho voglia di urlare e di sentirmi un peso in meno addosso. Ho voglia di non vedere più niente, se non la mia felicità, anche solo per un’ora.

E quando me ne torno a posto, poso la penna ed esco dall’aula senza incontrare lo sguardo di nessuno, testa bassa, muscoli contratti per trannere il grido che vorrei levare al soffitto. Cerco un posto per sfogare l’euforia, senza essere vista, in silenzio. E poi prendo tutta la mia roba e corro fuori.

Ieri mi sono alzata con un’unica consapevolezza: avere quattro giorni contati per recuperare tutto ciò che rimando da mesi, mezz’ore sul divano a far niente comprese. E così mi lancio sul raccordo autostradale con la mia macchina lercia come sempre e la consapevolezza di far schifo a parcheggiare, con gli occhi truccati un po’ più del solito e un CD nuovo a far da sottofondo alla nottata, una stampante rotta sul sedile anteriore e il navigatore che continua a dirmi di prendere una via diversa da quella che imbocco io. Non aspettavo altro di arrivare e vedere che le cose erano addirittura migliori di quanto potessi immaginarle.

E stare fuori dalla propria auto, all’una passata, a guardare il panorama che offrono le vie torinesi è come respirare della pura libertà e stare lì a lasciare che entri in circolo e rimescoli il sangue. E poi immaginare di avere tutta la notte per sé, per esplorare la città e vagare nelle strade, senza essere oppressi dal pensiero di dover tornare.

Fatemi fuggire da casa ogni tanto, fatemi illudere che la vita vera sia questa, solo musica e risate, niente pensieri.

Quattro giorni per…ultima modifica: 2019-03-01T21:58:53+01:00da jessytherebel
Reposta per primo quest’articolo