Un primo giorno così…

Ti svegli che è marzo, ma onestamente sembra uno dei giorni in cui hai 22 anni e voglia di vivere avventure. Invece dalla regia ti avvisano che è il primo giorno del secondo semestre e hai sei ore di lezione. Sei, perché ti è andata di fortuna, o sarebbero state otto.
Ti concedi un cornetto perché iniziare alle 6.50 del lunedì con i cereali, così impegnativi da masticare, sarebbe un po’ un atto di masochismo, uno tra i tanti della lista eh, però anche lui ha il suo peso.

Ti stupisci del fatto che ci sia pochissima gente in strada, sul pullman, poco traffico, del tutto ignara di questa cosa chiamata “carnevale” e vai allegramente in università. Per gli amici, in un’auletta più piccola di una classe di liceo, che contiene tutti quanti per un pelo e ha un neon che ritmicamente si spegne per poi riaccendersi quasi subito, anche lui un po’ indispettito per la ripresa repentina. Le ore passano, i discorsi costruttivi sul non pensare che i polimeri siano antipatici si affievoliscono e arrivano in un battibaleno le 15, ora alla quale effettivamente pensi che tutti necessitino di una seconda possibilità, soprattutto i materiali polimerici, e anche ora alla quale cominci a mostrare un leggerissimo segno di cedimento. Ma te lo puoi pure permettere, hai preso appunti divinamente (leggi = con grafia comprensibile, farò piovere), stando storta come la torre di Pisa, se mi caschi sulle proprietà meccaniche del polipropilene, lascio passare.

E poi magicamente arriva la fine. Esci e vai a prendere il tuo magnifico bus azzurro-verde, tranquilla come una Pasqua perché sai che i colpi di scena per oggi sono giunti al termine, ed una volta uscita dalla metro inciampi nella più cruda realtà: vedi in lontananza una persona dal profilo quasi familiare, ti chiedi effettivamente perché ti sembri tale. E mentre ti avvicini, prima ancora di mettere a fuoco un misero dettaglio che ti aiuti nell’identificazione del soggetto, capisci che sei arrivata proprio nel momento opportuno.

Nemmeno t’avessero fatto la spiata del secolo, manco averlo chiesto a quattordici indovini diversi, il tuo manager didattico ha fatto sì che capitassi nel posto giusto all’ora che proprio karma levati, insomma, un applauso al tempismo che non sapevi di possedere. Presa alla sprovvista da un rapido flashback del venerdì vorresti diventare un foglio di carta e svolazzare dolcemente al suolo, oppure un insetto e svolazzare dolcemente nel bus senza essere vista in alcun modo, e invece tiri fuori l’ultima porzione di coraggio che tenevi in freezer, la scongeli rapidamente al microonde e vai.

Per i successivi minuti muori in silenzio strappando fogli dal quaderno nuovo (ebbene, è fatto apposta) e poi tenti di dormire in preda ad un serio calo di zuccheri. Dalla disperazione succhi un Cebion. Scendi al parcheggio e scopri che, signori, ha piovuto. Quindi scappi a casa e ti fai una spremuta d’arancia. La vitamina C non ucciderà i colpi di scena, ma intanto se cominci a non morire tu è già qualcosa. Per esagerare sistemi ogni cosa per il giorno successivo, da persona diligente e professionale. Arrivata qui, è palese che ci sia qualcosa di strano nell’aria…

Sono proprio curiosa di sapere cosa mi riserverà il resto della settimana…

Un primo giorno così…ultima modifica: 2019-03-04T22:29:57+01:00da jessytherebel
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