Il mio posto

Lo prendo come un segno: google drive muore ripetutamente mentre cerco di scaricare le slides aggiornate della presentazione di agraria, l’orologio segna le 23, io dovrei darmi una regolata. Colpa mia se stasera ho deciso di uscire a far due passi al posto di piantarmi di nuovo davanti allo schermo del pc, ma il cielo era di quell’azzurro fantastico, che ti chiama a gran voce e non si può resistere.

Più sono costretta a restare in casa, più voglio scappare fuori. E in una domenica come questa, piena di sole, dopo una settimana passata chiusa in università, io non potevo mancare. Stanca al punto di addormentarmi in cortile sulla sdraio, con Lilli accoccolata addosso a me e Kira sdraiata di fianco. Piena di emozioni da metabolizzare al punto di lanciarmi in strada con le cuffie migliori e la musica che non ascolto mai.

Cammino e rivivo mille momenti. Mi chiedo dove sia il mio vecchio amico d’infanzia, che non riesco più a rintracciare, mentre passo davanti a casa sua. Vedo la vecchia casa di un altro mio amico, ormai andato ad abitare a Torino. E la mia scuola elementare, così lontana nella memoria… poi esito, non mi va mai di andare nei luoghi affollati, eppure so di dover superare quel blocco. Ne sto superando tanti, posso fare anche quello. Così mi incammino verso la piazza, gremita di persone per il concerto della filarmonica del paese, stacco per un attimo la mia musica e osservo i musicisti in lontananza. Non voglio vedere chi c’è, per paura di incrociare gli occhi di chi preferirei non incontrare più. E senza sapere nulla delle conseguenze, me ne vado verso le medie, dietro il municipio, al solito posto dove vado ogni volta che i pensieri si fanno troppo pesanti. La vista sulla pista aeroportuale è meravigliosa, come sempre. Stasera mi sembra persino migliore, sarà che non me la godo da troppo tempo.
Sotto il bagliore incostante del faro giallo in cima all’edificio spingo gli occhi quanto più lontano riesco, e nel frattempo mi lascio cullare da tutto ciò che rievocano le canzoni che passano in cuffia. Lascio che Youtube scelga per me. Lascio che sia qualcun’altro a decidere cosa capita stasera.
Mi stupisco del silenzio, dell’assenza di movimento, di una luce che scompare all’improvviso, dopo avermi illusa di essere un aereo.
Poi noto un puntino nel cielo. Sembra una lampada cinese: è arancione, si sposta in fretta e sale. Ma si muove troppo velocemente per esserlo davvero, si avvicina, aumento la sua luminosità, per un attimo punta i fari quasi dritto nei miei occhi e poi vira, dando l’impressione di andare più lontano. Invece curva davvero. La luce si intensifica fino a puntare dritto contro la pista di atterraggio, sta succedendo davvero.
Mi avvicino di qualche passo alla ringhiera scendendo lungo la rampa che porta alla mensa e perdendo parte della visibilità sulla pista a causa di alcune piante.
La musica in cuffia fa una pausa, sento il rumore di un aereo, troppo forte per essere lontano come quello che sto puntando con gli occhi ed è lì che succede: dopo più di un anno passato a sperare di vedere un decollo di sera, la mia attenzione viene attirata da un paio di fari appena sopra la pista, che salgono veloci nel cielo e lo tagliano con tutta la loro maestosità. È successo davvero…

Non è un caso. Sono sempre andata lì quando non sapevo cosa farmene dei pensieri che mi attraversavano la testa, quando non sapevo che strada prendere. Ho sempre sperato in un segno e per me il segno è sempre stato un aereo che squarciava il cielo. Stasera persino un decollo. È come se qualcosa fosse tornato al suo posto. E anche io torno al mio posto: a casa, a preparare tutto per domani, a riposare prima dell’ennesima giornata in cui dovrò districarmi tra le solite difficoltà.

Il mio postoultima modifica: 2019-06-02T23:34:17+02:00da jessytherebel
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