Come un ubriaco

Non ho idea di come ci si senta dopo un bicchiere di troppo, nè di come si stia da ubriachi; ho solamente sentito raccontare varie storie di sbronze tristi e sbronze felici, e di tante cose fatte da amici vari quando non tutti i loro neuroni erano impegnati nel consueto turno di guardia. Io, dell’alcol, so solo che fa pizzicar la gola. Tutto il resto concerne esclusivamente l’ambito chimico, perciò non è molto utile per trattare l’argomento.

Certo è che, se dovessi immaginarmi in preda a quella che sento definire “sbronza felice”, credo proprio che possa esser simile a come mi sentivo io ieri pomeriggio.

Rincasata per pranzo con un’unica certezza, ovvero di essere finalmente in vacanza, e risvegliatami da un letargo postprandiale di 3 ore – di cui almeno la metà passate a giocare, per recuperare parte di ciò che non avevo potuto fare nelle settimane precedenti – non solo mi sentivo i fuochi d’artificio in corpo, ma manifestavo il tutto con atteggiamenti sgargianti al punto di far domandare persino a me stessa: ma sto bene?

Dio, spero di avervi stancato con un periodo così lungo, almeno che possiate sperimentare la sensazione di stanchezza mentale in cui ho vissuto per giorni. Sono perfida, me ne rendo conto.

Da un po’ di tempo non provavo così tanta voglia di saltare e urlare contemporaneamente, di cantare a squarciagola senza regolare quel cavolo di diaframma, prestando poca attenzione alle note e respirando completamente a caso. Tutto ciò, sempre saltando. E scendere e salire un sacco di volte le scale, perché mi dimenticavo le cose da prendere o semplicemente le abbandonavo in giro senza accorgermene.

E poi mi sono tuffata in giardino. Non di testa, che davvero mi mancava solo quello per farmi abbandonare totalmente il senno, ma dritta con le mani nel terriccio, incurante delle unghie lunghe e dei pantaloncini puliti, pronta a ritrovarmi ogni genere di flora e fauna addosso. Soprattutto fauna. Sì, ragni compresi, dannazione.

Qualsiasi cosa pur di riprendere tutto quel che avevo abbandonato per concentrarmi sul rush finale della sessione, culminato in un sonno pazzesco e comunque incapacità di dormire più di sei ore e mezza per notte. Quindi, in fondo, anche qualsiasi cosa per stancarmi abbastanza da chiudere gli occhi per almeno otto ore filate e risorgere stamattina con la faccia di una persona riposata, oltre che felice, e non “da cadavere”, come mi ha delicatamente definito ieri a pranzo mio padre. Cosa volete, non conosce il concetto di sfumatura. Io dal canto mio ho incassato con garbo, un sospiro e basta, perché non avevo cibo in corpo e mi mancavano le forze di reagire.

Il merito di un tale scoppiettio di energia non va comunque solo attribuito al piatto di orecchiette al ragù che mi ha accolto una volta giunta a tavola. Qualche buona anima deve aver pensato che i carboidrati sarebbero stati troppo lenti per ripristinare tutti i miei punti vita e così, sfruttando i potenti mezzi della tecnologia, mi ha messo nelle orecchie la voce adatta a farmi assumere lo stesso mood di tre settimane prima, depurato di tutto ciò che concerne lo studio. Praticamente, la felicità allo stato puro.

Talmente felice da sembrare completamente scema e, a proposito del titolo, come fossi ubriaca. Sull’onda della pazzia farei surf ogni santo giorno.

Come un ubriacoultima modifica: 2019-07-23T15:37:47+02:00da jessytherebel
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