E se…

E le tesiste che si innamorano dei dottorandi.
E i dottorandi che mollano la carriera accademica.
Benvenuti in un questo circolo vizioso di carenza di lieto fine, dove i ragazzi meravigliosi spariscono nel grigio del mondo del lavoro e quelli biondi a cui cerchi di far capire da due fottuti anni che ti piacciono, non capiscono una fava.

Leggete ciò e tutto il seguito con un tono tra il melodrammatico ed il comico, perché è esattamente quello con cui le parole stanno uscendo dal mio cervello.

Nel bel mezzo di una review di carattere astrochimico, che a tratti mi sembra scritta in arabo piuttosto che in inglese, mi trovo a pensare a come sarebbe potuto andare questo periodo se…

  • se non ci fosse stato il coronavirus
  • se non avessi sclerato male – ma proprio tanto male – alla fine di febbraio
  • se io avessi avuto qui a torino un esperto di astro-cose che mi facesse immergere sin da subito la testa nelle acque agitate della conoscenza che abbiamo dell’universo.

E mi sono data le mie risposte:

  • sarei in erasmus
  • sarei in erasmus
  • sarei morta a colpi di frustate inflitte dal disagio della mia ignoranza. O forse a colpi di imboscate nella lunga guerra per tenere a bada le rivolte ormonali. Sono sensibile ad alte concentrazioni di actina e miosina, mettiamola così.

Che dire, forse è un bene che sia andata esattamente come è andata, in questo modo posso gustarmi tutto il disagio dell’ignoranza dietro lo schermo di un pc e di fronte ad un simpatico e disponibile tutor che, oltre ad essere incredibilmente bravo, non mi mette in soggezione.

Fine del melodramma comico.

Certo è strano fare la tesi così. A casa, con le solite risorse sul pc, ma non quelle umane. Niente “Mike, non mi viene il conto!”, niente Prof che scappa se mi sente fare uno starnuto (e contate che io starnutisco se mangio un cicles o un pezzo di cioccolato fondente) e che fa battute su tutti. Niente Albi che si schiarisce la voce anche quando non parla, niente Edo che sclera con python.
E al contrario, una montagna infinita di distrazioni che, essendo più allettanti se comparate ad un probabile sclero dietro alla quarta decimale del risultato di un conto su qualche centinaio, mi attirano come una calamita con la limatura di ferro. Senza però farmi assumere curiose forme.

Credo di aver seminato più verdura in questo mese che in tutta la mia vita, mi sono abbonata a Netflix, io!!, ho addirittura comprato un gioco per pc e ho riscoperto che giocare mi rende felice. Ho fatto l’una di notte più volte, leggendo un romanzo, e comunque sono al terzo libro in un mese.
Da questo lato possiamo dire che ho trovato il mio modo di celebrare l’annullato Salone del Libro di Torino: gli altri anni ho comprato montagne di libri, questa volta li leggo. Non è lodevole il mio intento?
Così come quello di pitturare la cuccia del cane per farlo dormire in un posto più bello o il fatto che io mi inginocchi davanti alle piante in fin di vita pregandole di non morire. Il più delle volte non funziona, ma provarci è la migliore delle opzioni.

Venerdì mi sono truccata a caso. Sabato ho cucinato io la pizza. Sto ancora camminando a tre metri da terra per il successo, nonostante non ci voglia praticamente niente per impastare un po’ di acqua e farina e lasciarla lievitare tutta la giornata. E se mi impegno, ho visto che riesco persino a mangiare la frutta.

Praticamente sto facendo di tutto. Tranne la tesi. Ma basta fingere che non sia così 😛

 

E se…ultima modifica: 2020-03-30T11:57:54+02:00da jessytherebel
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