Faccio piovere anche qui

Devo dire che sono piuttosto orgogliosa dei miei risultati di ieri. Se fingiamo per un attimo che io non abbia anche staccato il mio biglietto per un giro sulle montagne russe dell’emotività, possiamo ammettere con buone ragioni che ieri io abbia dato il meglio di me.

Dopo tre settimane trascorse quasi in solitudine, non fosse per i coinquilini e i colleghi al lavoro, in cui sono riuscita a non conoscere nessuno di nuovo, ieri ho fatto uno strappo alla regola. Con il tampone prenotato tra dieci giorni e una taglia sulla mia testa sempre più grande, ho ceduto alla tentazione e ho infranto la mia regola numero: non uscire con nessuno.

Così, dopo aver pescato il malcapitato sui social – e brava Jess – sono persino riuscita a convincerlo a vederci. In realtà non è stato per niente difficile, visto che me l’ha chiesto lui: io ho solo dovuto fare lo sforzo di usare google traduttore quanto bastasse per dare risposte decenti… in spagnolo. Già, perché il bello è che questo ragazzo, colombiano, non parla inglese, e così ho dovuto affrontare il nemico numero uno: la lingua.

Evitata finora con nonchalance, tra l’imbarazzo di comprare il pane e non sapere quanti soldi mettere nelle mani della panettiera e la sensazione di vivere in una bolla tutta mia, mi sono scontrata con la necessità di dover costruire delle frasi di senso compiuto in una lingua che quasi non so.

Ringrazio che almeno quel poveretto che ha dovuto reggere per tre ore i miei tentativi di coniugare i verbi in qualsiasi tempo verbale, facendo appello alla fantasia, sia bel lontano dal trovare e ancora più dal capire quanto io stia scrivendo qui, visto che è già stato abbastanza paziente. Comunque, tolto il momento in cui credo di aver detto qualcosa come “i miei coinquilini mi stanno imparando lo spagnolo” (avreste dovuto vedere la mia faccia appena finita la fase), sono riuscita a raccontare cose di me in gran quantità, talvolta impiegandoci un tempo tale da mettere in dubbio quanto io conoscessi me stessa, ma ahimè, credo sappiate come funzioni. Ogni volta che ci serve una parola, ce ne vengono in mente altre dieci, e per ogni parola in spagnolo di cui avessi bisogno, me ne venivano prontamente a galla almeno sei o sette in inglese.

Risultato: una volta rientrata ero sull’orlo del mal di testa, tanto è stato l’impegno richiesto. Però, quale premio dall’altra parte… non solo ho ricevuto i complimenti per l’abilità linguistica acquisita in appena tre settimane, ma ho anche vinto un secondo appuntamento! (chi vuole unirsi al mio coro di “oh merda” è il benvenuto. Giusto così, in memoria di quella taglia sulla mia testa, in bilico per altri dieci giorni, con cui mi gioco il Natale in famiglia.)

E a conclusione di ciò, si è messo a piovere. Così, giusto per non interrompere la tradizione. Ah, e mi sono anche inciampata.

jessytherebel,
che puoi pure metterla in un’altra nazione,
ma scatenerà sempre le stesse calamità

Faccio piovere anche quiultima modifica: 2020-12-08T14:57:45+01:00da jessytherebel
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