Datemi un muro, che ci sbatto la testa

Che gioia, la ciliegina sulla torta di stasera (27/07/2021) è che non riesco nemmeno a fare il login nel blog. Giusto perché avevo voglia di scrivere per sfogarmi un po’ delle cose che non stanno andando per niente bene in questo periodo, ecco che ne trovo un’altra da aggiungere alla lista. E io che un pezzo di torta l’ho mangiato davvero, stasera.

Se un mese fa mi avessero chiesto come avrei prospettato le quattro settimane successive, volendo esagerare con il pessimismo, non sarei arrivata a delineare un quadro tanto rovinato come quello odierno. Avrei semplicemente risposto: “Al massimo farò un po’ il diavolo a quattro a casa, ma poi ci sono le vacanze…”, immaginando chi sa quale idillio ad attendermi.

Ma la verità è che da quando sono arrivata qua ho scoperto che: la mia magica indipendenza si è accartocciata come un foglio scarabocchiato e, una volta lanciata nel cestino, non ha nemmeno fatto centro; le amicizie che avevo costruito all’università reggono quanto un colabrodo per una spremuta d’arancia; parte del lavoro che ho fatto è di dubbia qualità (per chi conosce i miei standard, sappiamo cosa significa “dubbia” nel mio personale vocabolario); ma soprattutto, ciliegina sulla torta, il mio tipo mi ha piantata senza neanche dirlo esplicitamente. Che merda.

Non sto nemmeno qui a dilungarmi su come io dovrei smetterla di frequentare degli ingegneri, delle persone il cui nome inizia per M, delle persone tristi, delle persone indecise, e mi fermo qui. No, non ho proprio voglia di farmi la ramanzina da sola, il mio unico scopo stasera è lamentarmi, e voglio proprio cominciare dal mio stato d’animo.

Volevo forse una relazione ad aprile? Volevo un uomo tra i piedi, del testosterone sotto al naso gratis? No. Eppure sono stata letteralmente inseguita in un lungo corteggiamento, fino a quando, sfinita, ho ceduto. E brava scema. Due mesi dopo, tra alti e bassi in cui ho fatto da calmiere più e più volte con me stessa per far sì che la mia esuberanza non prendesse il sopravvento e io non rovinassi qualcosa di prezioso, mi ero finalmente decisa ad ammettere che sì, con un ragazzo al mio fianco ci stavo bene e lì, puntuale come le mestruazioni il primo giorno di mare (ovviamente è successo anche quello), il mio ragazzo ha pestato il rastrello e io mi sono presa il manico in faccia. La cosa pazzesca è che i suoi piedi erano a Barcellona, mentre il mio volto era ancora una novità a Torino. Mi chiedo che razza di rastrello fosse…

Fatto sta che siamo arrivati qui. Io che mi incazzo per ogni mosca che vola e la tanto odiata ansia che è tornata ad abitare da me. Se mi date un muro, vado a sbatterci la testa.
Menomale che esistono anche delle cose buone.

Cominciamo dalla prima, ovvero cose buone da mangiare. Non ho mai divorato la carne con così tanto coinvolgimento emotivo. Certe cose uno le capisce solo quando appende l’arrosto di copertina del vitello piemontese allevato a casa al chiodo e si trascina nelle macellerie spagnole a ordinare la tritata mista per le polpette… Potrei mangiarmi bistecche anche a colazione, adesso. Poi c’è la seconda, che adoro più del dovuto, ovvero che l’ufficio pulluli di bei ragazzi. Sono due anni che lo penso e non mi stancherò mai di ripeterlo: il mio prof se li sceglie proprio bene i collaboratori. Poi ci sono un sacco di piccole cose positive, che però sono in grado di vedere solo quando i miei occhi non sono annebbiati da tutto il male che mi gravita intorno… Ed è in sere come queste, purtroppo, che non sono in grado di vedere, nemmeno se mi impegno.

Datemi un muro, che ci sbatto la testaultima modifica: 2021-07-28T23:03:51+02:00da jessytherebel
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