Non scrivere troppo

Lo ammetto, il programma era fare yoga: la mia schiena sta urlando, il mio letto è occupato dai vestiti stirati e l’asse da stiro è ancora sotto sequestro in camera mia (mia per altre tre settimane e due giorni, se vogliamo essere precisi).

Ho tanta voglia di fare stretching, ma! Notizia bomba: devo cominciare a scrivere un paper! E con ciò non voglio dire che questo lavoro si sia trasformato in una fonte d’ansia per me, anzi, è sicuramente più entusiasmante che fissare un metile che interagisce con una superficie di ghiaccio amorfo e giocare a trovare le differenze tra i vari modi in cui può farlo. Il problema vero, se vogliamo definirlo così, è un altro e può essere riassunto in una concisa (non come me) raccomandazione che mi è stata data. Mi raccomando, non scrivere troppo.

Ulisse, non escogitare il Cavallo di Troia; rose, non siate profumate; nonne, non cucinate per i nipoti.
Jess: non scrivere troppo.

Ho già i sudori che mi scendono dalle tempie. Ma voi ve lo immaginate, in un universo parallelo, un mio alter ego che faccia della concisione il suo stile di vita? Una persona che se sta zitta non è perché sta venendo divorata dalla malinconia o è incazzata come una bestia, ma perché ha finito le cose da dire? Come minimo, in quel posto, il Sole sorgerebbe di notte e tramonterebbe al mattino, i giorni estivi sarebbero freddi e bui e io non avrei freddo. Beh, almeno una cosa buona ci sarebbe. Sarei strafiga con quei bei vestiti che avrei nell’armadio. Ma torniamo a noi.

In pratica, mi è stato chiesto di scrivere in breve di un lavoro durato un anno e mezzo abbondante. Sarà pur vero che togliendo tutte le cazzate combinate all’inizio, le lotte con le molecole più strambe che mi siano mai capitate, i bug dei programmi di calcolo e le cretinate fatte ultimamente, il quadro generale si alleggerisca notevolmente, ma è pur sempre un anno e mezzo. La storia di come sono passata da zappa ignorante a mediocre aratro, ed io sola so che talento ho a lavorarmi ogni pezzo di terra che mi venga proposto. Insomma, tutte queste promesse per invitarvi a prendere un fazzoletto insieme a me e piangere di fronte alla bellissima tabella Latex in cui in sole 17 righe più 3 di intestazione, ho riassunto TUTTO. La tesi e mezzo anno di dottorato. Non fosse che la grafica è puro piacere per gli occhi, potrei odiare quella tabella. E invece, più la guardo, più mi compiaccio. Fin quando dura.

Fortuna che in questi giorni il metile più schizzinoso che io abbia mai visto rubi tutte le mie attenzioni, e più io mi sforzo di fargli girare le chiappe verso il monossido di carbonio, più lui si indispettisce e scappa lontano. Ho dei profili di reazione che gridano vendetta. Di questo passo mi toccherà scrivere nella tesi di dottorato che il nostro ghiaccio è bellino e ci fa fantasticare un botto, però alla fine fa il sofisticato e non realizza i nostri sogni. Ecco, lo sto facendo di nuovo! Non ho ancora scritto mezzo paragrafo di paper e già sto mettendo a rischio l’incolumità dell’intera tesi. Cosa mi toccherà affrontare nei prossimi anni…

Ma almeno ho un blog intero per sfogarmi, dilungarmi, scrivere un mucchio di cose inutili e soprattutto imprimere i ricordi. Se tra vent’anni non sarò scappata sulla cima di una montagna a respirare tutta la Natura che sto evitando adesso, probabilmente starò scrivendo delle comiche basate sui risultati della mia ricerca.

A presto, con altre lamentele sempre fresche,
jessytherebel

Non scrivere troppoultima modifica: 2021-06-07T23:21:04+02:00da jessytherebel
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